Dal 14 ottobre 2022 è arrivato nelle sale italiane Il colibrì, il film di Francesca Archibugi tratto dall’omonimo romanzo di Sandro Veronesi vincitore del premio Strega 2020.
Il film, prodotto da Fandango in collaborazione con Rai Cinema, è stato presentato in anteprima alla serata d’apertura del Festival del Cinema di Roma e al Toronto Film Festival. La sceneggiatura è a cura di Laura Paolucci e Francesco Piccolo, basata sul libro di Sandro Veronesi edito da La nave di Teseo.
La colonna sonora dal titolo Caro amore lontanissimo è una canzone inedita del cantautore Sergio Endrigo, un capolavoro ritrovato che ora possiamo riascoltare intonato dalla voce calda di Marco Mengoni.
Scopriamo trama, trailer de Il colibrì, le differenze tra libro e film e la recensione della nostra collaboratrice Bianca Cedrina.
Il colibrì di Francesca Archibugi: trama e cast
Il protagonista Marco Carrera è interpretato da Pierfrancesco Favino, affiancato da un cast di grandi nomi, tra cui spiccano in particolare: Kasia Smutniak, Bérénice Bejo, Nanni Moretti, Laura Morante, Benedetta Porcaroli, Massimo Ceccherini, Alessandro Tedeschi.
Le riprese del film si sono svolte tra Roma, Parigi, Firenze e la costa toscana.
Seguendo la trama originale del libro di Veronesi, Il colibrì racconta la storia della vita dell’oculista Marco Carrera grazie alla forza dei ricordi. Sono proprio questi frequenti flashback che ci permettono di saltare da un periodo a un altro: la storia d’amore mai consumata con Luisa Lattes, una bellissima ragazza conosciuta al mare; la vita coniugale infelice con la tormentata Marina e il rapporto difficile con la figlia Adele; la psicoanalisi con il dottor Daniele Carradori che lo aiuta ad accettare le sofferenze e a superarle. Questi sono solo alcuni dei frammenti esistenziali che Marco Carrera ci svela, raccontandoci una storia di resistenza che, alla fine, non è altro che vita vissuta.
Come ogni esistenza anche quella di Marco è un concentrato di amore, dolore, illusione, sofferenza e allegria, che esplode nelle intense interpretazioni di attori capaci di bucare lo schermo.
Il colibrì di Francesca Archibugi: il trailer
Il colibrì: il libro di Sandro Veronesi che ha vinto il premio Strega 2020
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Il colibrì di Sandro Veronesi è il libro vincitore del premio Strega 2020.
Il romanzo, nel mese dicembre 2019, fu votato come Libro del 2019 nella Classifica di Qualità organizzata dal supplemento culturale La Lettura del Corriere della Sera.
Protagonista de Il colibrì è Marco Carrera, un semplice oculista. Un uomo con una vita che vista dall’esterno potrebbe sembrare comune, normalissima, ma in realtà è straordinaria. Marco è un eroe dei nostri giorni che riesce a sopportare i tiri mancini della vita: un matrimonio fallito, la morte dei genitori e il suicidio della sorella, il rapporto conflittuale con la figlia Adele che si prepara a diventare madre.
Di fronte a tutti questi problemi Marco potrebbe chiudere gli occhi ed arrendersi del tutto, ma sceglie di non farlo e trova ogni giorno la forza per compiere un passo in più.
Proprio come un colibrì che mette tutta la sua energia nello sbattere le ali per restare fermo nello stesso punto, così Marco riesce a fermarsi nel tempo e nel mondo, riuscendo a recuperare i suoi ricordi e ad aggrapparsi ad essi per riuscire ad andare avanti. Proprio come un colibrì Marco Carrera vola all’indietro, si serve dei propri ricordi per riannodare la vita perduta, le occasioni perse e quelle mancate, per ritrovare tutte le emozioni che, alla fine, formano la nostra identità e ci rendono ciò che siamo.
Tu sei come un colibrì perché come il colibrì metti tutta la tua energia nel restare fermo. Settanta battiti d’ali al secondo per rimanere già dove sei. Riesci a fermarti nel mondo e nel tempo, riesci fermare il mondo è il tempo intorno a te, certe volte riesci addirittura anche a risalirlo, il tempo, e a ritrovare quello perduto, così come il colibrì è capace di volare all’indietro.
Recensione del libro
Il colibrì
di Sandro Veronesi
Recensione del film Il Colibrì
a cura di Bianca Cedrina
Il Colibrì, film di Francesca Archibugi, è apprezzabile sin dal principio, anzitutto per l’effetto suggestivo delle scenografie: ville con giardini stupendi e vista incantevole sul mare; tanta luminosa bellezza in contrasto con gli aspetti oscuri dei personaggi che hanno il privilegio di vivere in un paradiso verde-azzurro. Famiglie agiate di professionisti: un ingegnere, un architetto... gente borghese insoddisfatta e frustrata, nonostante il loro benessere economico, materiale, e tutto il ben di Dio che li circonda, con lo sfondo ambientato sulla costa toscana. I loro figli sono adolescenti depressi, vittime delle crisi coniugali tra genitori. Ed è il malessere, sempre più profondo, che segna le loro vite, con una serie di lutti, di conflitti e di malattie incurabili.
Il tono del film si accende subito con i dialoghi urlati e spietati della coppia: padre e madre del protagonista principale, soprannominato "Colibrì", per la statura e la corporatura minuta di quando era un bambino.
Pierfrancesco Favino (Colibrì), in una nuova, magnifica interpretazione, diventa l’uomo Marco Carrera, intorno al quale ruotano tutte le vicende narrate nel film.
Dopo la morte, in giovane età, della sorella, il conflitto durato decenni con il fratello rivale in amore, la personalità psicopatica della moglie e altri fatti ancor più drammatici, anche lui finisce per contrarre una malattia incurabile. La sua reazione e il suo proposito, come conseguenza della grave malattia, mette in evidenza il problema molto attuale, drammatico e toccante (anche nelle scene del film) sul tema del fine vita.
Il tono degli eventi assume un crescendo di intensità e di coinvolgimento emotivo.
I personaggi sono tanti: un cast importante, da Pierfrancesco Favino a Nanni Moretti, Laura Morante, Kasia Smutniak, Benedetta Porcaroli e tanti altri.
Sono gli interpreti, per lo più negativi, di una società degenerata, in perenne conflitto tra loro, spesso aridi, avidi e incapaci di apprezzare la bella vita che hanno.
Una delle poche eccezioni, come un piccolo uccello circondato da grossi pennuti talvolta rapaci, è rappresentata da Marco Carrera: un raro caso di persona ancora dotata di spiccata sensibilità umana, tenerezza e capacità di amare; un uomo incapace di fare del male.
"Se tu dovessi fare del male moriresti"
dice la donna che lo conosce più di chiunque altro. Padre prima, poi nonno, sempre affettuoso e attento; marito premuroso che non tradisce mai sino in fondo, nonostante gli incontri sporadici, a Parigi, con il grande amore della sua vita. Un sentimento nato durante l’età dell’adolescenza, nel periodo più spensierato delle vacanze al mare.
Un sentimento ostacolato sul nascere e al tempo stesso alimentato dalla lontananza. La ragazza con la sua famiglia, dopo le vacanze, torna in Francia. Luisa Lattes (Berenice Bejo), in età adulta diventa moglie e madre, dichiaratamente infelice. Bella e desiderata - non solo da Marco - seduce, nasconde e riserva qualche sorpresa tutt’altro che gradita all’amico amante "casto" di una vita.
Duccio, l’Innominabile, interpretato da Massimo Ceccherini, è il personaggio più bizzarro del film. La sua caratteristica principale è di portare iella; decide perciò di sfruttare questo suo potere per campare, grazie agli incarichi redditizi come iettatore.
Nonostante l’aspetto apparente e le puntuali conseguenze degne del più malefico uccello del malaugurio, (l’opposto di Colibrì), Duccio dimostra di avere buon cuore nei confronti di Marco Carrera, unico vero amico, trasformando il suo potere nefasto, per procurargli un’enorme fortuna al gioco, che potrebbe stravolgergli la vita. Un cambiamento che spaventa, anche perché, nonostante tutto, Marco continua a volere la sua vita normale e non è disposto a cambiarla.
Un personaggio molto più complesso o contorto, di non facile definizione è quello interpretato da Nanni Moretti nel ruolo di Dante Carradori, uno psichiatra che infrange le regole della professione e diventa arbitro sportivo del tennis. Tra Marco e Dante nasce un’amicizia importante. Il loro rapporto è basato sul mutuo soccorso e durerà fino all’ultimo istante in cui l’esistenza di Marco avrà fine.
Le vicende narrate nel film, in un lungo arco temporale, sono tante, in una continua alternanza tra passato e presente. Le vicissitudini richiedono molta attenzione per non cadere in confusione.
La cronologia della storia è tutt’altro che lineare, con frequenti salti repentini, inaspettati.
Il film, scritto a più mani, con il contributo di Francesco Piccolo e Laura Paolucci, esprime punti di vista e sensibilità differenti, ben amalgamate. Le tante vicende narrate si concludono con un finale ad effetto, in un contesto perfetto.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Il colibrì”: trama, trailer e recensione del film di Francesca Archibugi
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