Il gelsomino notturno è una poesia scritta da Giovanni Pascoli nel 1903 in occasione delle nozze di un amico, Gabriele Brignati. Inserita nella raccolta Canti di Castelvecchio, il componimento contiene delle immagini allusive alla sessualità, ambito della vita che dal poeta veniva vissuto in maniera ambivalente, con drammatica esclusione.
Di seguito trovate l’analisi del testo de Il gelsomino notturno e la parafrasi di questa celebre poesia di Pascoli.
Testo de Il gelsomino notturno di Pascoli
E s’aprono i fiori notturni,
nell’ora che penso ai miei cari.
Sono apparse in mezzo ai viburni
le farfalle crepuscolari.Da un pezzo si tacquero i gridi:
là sola una casa bisbiglia.
Sotto l’ali dormono i nidi,
come gli occhi sotto le ciglia.Dai calici aperti si esala
l’odore di fragole rosse.
Splende un lume là nella sala.
Nasce l’erba sopra le fosse.Un’ape tardiva sussurra
trovando già prese le celle.
La Chioccetta per l’aia azzurra
va col suo pigolio di stelle.Per tutta la notte s’esala
l’odore che passa col vento.
Passa il lume su per la scala;
brilla al primo piano: s’è spento...È l’alba: si chiudono i petali
un poco gualciti; si cova,
dentro l’urna molle e segreta,
non so che felicità nuova.
Il gelsomino notturno di Giovanni Pascoli: parafrasi
E si aprono, i gelsomini notturni, nell’ora in cui penso ai miei cari defunti. Le farfalle del crepuscolo sono apparse in mezzo ai viburni.
Da un po’ di tempo già è calato il silenzio: solamente là, in una casa, si sentono bisbigliare voci umane. Sotto le loro ali dormono gli uccellini, così come gli occhi umani riposano sotto le ciglia.
Dai calici aperti dei gelsomini arriva un profumo che sembra di fragole rosse. Nel salotto si vede la luce ancora accesa. L’erba cresce sopra le tombe dei morti.
Un’ape, che è arrivata tardi, si aggira ronzando poiché tutte le cellette sono già state occupate. In cielo la costellazione delle Pleiadi risplende nel cielo azzurro, in un tremolio di stelle (come una Chioccia circondata dal pigolio dei suoi pulcini).
Durante tutta la notte si sente il profumo (di gelsomino) che riempie l’aria portato dal vento. La luce nella casa si accende su per le scale, poi passa al primo piano, nella camera nuziale, e infine si spegne…
Arriva l’alba: i petali dei fiori si chiudono un poco appassiti, ma dentro l’ovario molle e profondamente nascosto, cresce una sensazione di felicità che non conosco.
Il gelsomino notturno di Pascoli: analisi, temi e commento
In questa poesia emerge uno dei temi cardine di Pascoli: il confronto tra la natura che lo circonda e ciò che prova, la sensibilità acuta e l’inquietudine esistenziale che traspaiono dalle sue poesie.
Già a partire dal titolo, questa poesia fa degli evidenti ma delicati riferimenti all’erotismo. Il poeta contempla la casa in cui l’amico si appresta a consumare la prima notte di nozze, cui il testo è dedicato, introducendo una tematica sessuale in modo tale che risulti evidente quanto il poeta si senta estraneo ed escluso da questo tipo di piacere.
Il tema sessuale viene sviluppato grazie a una serie di immagini liberamente riprese dalla natura che in quel momento circonda il poeta. Così Pascoli fa riferimento ai fiori notturni, i gelsomini, che hanno la precisa peculiarità di aprirsi al calare della notte per poi richiudersi con l’arrivo del sole, e alle farfalle crepuscolari.
Seconda e terza strofa esprimono la tranquillità del momento in cui la giornata volge al termine e la sera sta arrivando, spezzata però dall’arrivo di qualcosa di misterioso che si sente nell’aria, come l’odore di fragole rosse. Questa è la sinestesia che Pascoli utilizza per alludere all’atto sessuale che il suo amico sta per compiere e che a lui, invece, è precluso e sconosciuto.
In questo frangente Pascoli si sente come l’ape tardiva che, quando arriva, trova tutto l’alveare occupato; immediato arriva il parallelismo col cielo e con la costellazione delle Pleiadi. A questo punto lo sguardo del poeta osserva tristemente le luci nella casa che si accendono e si spengono nelle varie stanze, fino ad arrivare in camera da letto, dove la luce del lume che lascia definitivamente spazio al buio della notte: la prima notte di nozze sta per essere consumata dagli sposi.
Nell’ultima strofa la notte è passata, e la felicità nuova data dal matrimonio consumato - così come lo sono i petali del gelsomino - è giunta. Gli ultimi versi, legati a qualcosa da covare in un "urna molle e segreta" fanno riferimento anche a una futura gravidanza. Qui c’è il punto di massima sensazione di esclusione comunicata dal poeta e l’allusione più esplicita all’erotismo con l’urna molle e segreta del gelsomino.
Il gelsomino notturno è considerato uno dei capolavori cardine dell’espressione del simbolismo tipico di Pascoli. Qui l’autore allude in maniera sfumata ma piuttosto inequivocabile all’attività sessuale sfruttando ciò che lo circonda, i paesaggi e la natura, utilizzando molte figure retoriche.
L’analogia domina la poesia, creando legami oscuri tra le cose di cui solo Giovanni Pascoli stesso può comprendere la profondità.
Particolarmente curati anche gli aspetti fonosimbolici e percettivi del componimento, con vocali aperte e chiuse che si alternano sapientemente, verbi che rimandano a sensazioni uditive (suoni di vario genere) e sensazioni visive (percezione di colori e luci).
Il gelsomino notturno: analisi metrica retorica
La poesia Il gelsomino notturno è composta da sei quartine di novenari, tutti a rima alternata (con schema ABAB-CDCD-...). Per quanto riguarda lo schema delle rime, l’ultima quartina presenta una rima ipermetra ("petali"-"segreta" vv. 21 e 23).
Quasi tutti i versi terminano con un segno di interpunzione; inevitabilmente, dunque prevale la paratassi e gli enjambements presenti non sono particolarmente numerosi (due si trovano ai vv. 9-10 e 17-18).
Tra le figure retoriche presenti nel componimento, segnaliamo:
- Metonimia: non sono i "nidi" (v. 7) a dormire, ma gli uccelli che vi abitano.
- Personificazione: "una casa bisbiglia" (v. 6), "un’ape tardiva sussurra" (v. 13).
- Sineddoche: "ciglia" al v. 8 è usato per indicare le palpebre.
- Sinestesia: "odore di fragole rosse" (v. 10), "pigolìo di stelle" (v. 16).
- Metafora: "aia azzurra" (v. 15); "urna" (v. 23).
- Analogia: i vv. 15-16 sono costruiti sull’analogia tra la Chioccia con i suoi pulcini pigolanti e la costellazione delle Pleiadi (il cui nome nella tradizione popolare è, appunto, Chioccetta).
- Similitudine: "come gli occhi sotto le ciglia" (v. 8)
- Reticenza: "s’è spento..." (v. 20)
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Il gelsomino notturno” di Pascoli: parafrasi e analisi del testo
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