Nato a San Mauro di Romagna nel 1855 e morto a Bologna il 6 aprile 1912, Giovanni Pascoli è uno dei più significativi poeti italiani.
Le poesie di Pascoli sono oggi studiate e conosciute in tutte le scuole, e l’autore è divenuto l’emblema - pur non avendo mai dichiarato apertamente l’adesione ad alcuna corrente poetica - del Decadentismo italiano insieme a Gabriele D’Annunzio.
Le più belle poesie del Pascoli vengono ancora studiate e imparate a memoria da generazioni di studenti sempre attratte dall’indimenticabile poetica del fanciullino.
Le opere di Pascoli, scritte verso la fine dell’800 sono note soprattutto per quanto riguarda la caratteristica intrinseca della sua poetica.
Nel saggio Il fanciullino, diviso in venti capitoli, Pascoli svela la propria concezione interiore e intima della poesia, che mira a valorizzare i particolari del quotidiano e l’infanzia in una dimensione quasi primitiva.
Proprio da questo deriva la convinzione del poeta che vi sia un “fanciullino” che alberga nella coscienza di ognuno di noi, idea che gli permette di rivendicare per sé stesso il ruolo di “poeta vate” e di accentuare il valore consolatorio e civile della poesia.
Vediamo ora insieme una raccolta delle più belle poesie di Giovanni Pascoli.
Giovanni Pascoli: le poesie più celebri
Spiegato per sommi capi chi era Giovanni Pascoli e quali erano i temi a lui più cari, vediamo insieme una lista di poesie rappresentative di questo autore:
- “La cavalla storna”: questa celebre poesia fa parte dei Canti di Castelvecchio. In questo componimento il poeta rievoca l’assassinio, rimasto impunito, del padre Ruggero Pascoli, avvenuto il 10 agosto 1867.
- “Novembre”, 1891: in origine il titolo di questa poesia era San Martino, un palese riferimento all’omonima poesia di Carducci dalla quale prende spunto. Nella poesia viene descritta l’estate di San Martino, quei giorni di novembre in cui si torna a un relativo tepore, quasi come a illudere che il gelo invernale non sia alle porte.
- “X agosto”, 1896: questa poesia fu scritta da Pascoli in onore del padre, morto assassinato. Inserita prima ne Il Marzocco e poi nella sezione Elegie delle Myricae, questa poesia esprime appieno il concetto di “nido”, centrale nella poetica pascoliana.
- “La digitale purpurea”: questa appartiene alla raccolta di Giovanni Pascoli I poemetti, pubblicata per la prima volta nel 1897. È uno dei testi più estesi e narrativi della poetica pascoliana.
- “L’aquilone”: fa parte della raccolta Primi poemetti ed è una delle sue poesie più amate e famose.Al centro dell’intero componimento, come evidente fin dal titolo, si trova l’immagine dell’aquilone, simbolo di innocenza e fanciullezza.
- “Gennaio”: contenuta nella raccolta Myricae (1894) è meglio conosciuta con il titolo di Nevicata. Nel componimento, che sembra descrivere un tipico paesaggio invernale, Pascoli racchiude una profonda analisi sulla transitorietà dell’esistenza.
- “Temporale”: è una poesia contenuta nella terza edizione della raccolta Myricae (1894), nella sezione In campagna. L’autore la scrisse nel 1892 e in essa ritornano molti temi chiave della sua poetica, come l’analisi dei fenomeni naturali, l’osservazione piena di stupore e di meraviglia del “fanciullino” e la centralità della percezione sensoriale.
- “Il gelsomino notturno”, 1903: questa poesia è stata scritta in occasione delle nozze di un caro amico del poeta. Ci sono immagini allusive al sesso e alla sessualità, vissuta da Pascoli in maniera ambivalente poiché egli si sentiva drammaticamente escluso da questo ambito della vita.
- “L’assiuolo”: sempre contenuta nella raccolta del 1897 Myricae, il titolo è ispirato a una specifica specie di uccello, l’assiolo. In questo componimento Giovanni Pascoli parla della notte, liberamente vista e raccontata come un intricato mondo ricco di misteriosi eventi sensoriali.
- “Patria”: anche questa poesia è presente nella raccolta Myricae. Non ci si deve lasciar trarre in inganno dal momento che questa non è una poesia patriottica, ma un componimento dedicato ai propri ricordi più intimi. In questa poesia Pascoli ricorda infatti la sua fanciullezza, la sua vita spensierata di ragazzo e i luoghi di quel periodo felice della sua esistenza.
- “Il passero solitario”, 1986: anch’essa inserita nell’edizione di Myricae del 1897. Il testo narra di un passero solitario paragonato a una suora di clausura prigioniera in un convento.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Le poesie più belle di Giovanni Pascoli
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