Myricae
- Autore: Giovanni Pascoli
- Categoria: Poesia
- Casa editrice: BUR
- Anno di pubblicazione: 2015
Questa edizione di Myricae, la raccolta più famosa di poesie di Giovanni Pascoli, curata dalla professoressa Gianfranca Lavezzi è semplicemente straordinaria. Chi ama la poesia del poeta romagnolo e magari ha ricordi liceali di alcune delle poesie più presenti nelle antologie, come X Agosto, Romagna, Rio Salto, I due cugini e altre troverà in questa edizione un fine commento che ne illumina la complessità tematica e la ricchezza linguistica.
Gabriele D’Annunzio, che fu contemporaneo di Pascoli e che rappresentò l’alter ego del rinnovamento della poesia italiana ancora fortemente ancorata allo stile del Carducci, avvertì subito lo straordinario intreccio fra novità e tradizione rappresentato dalla poesia del Pascoli anche se non riuscì a coglierne appieno la novità.
È anche noto il giudizio negativo espresso da Benedetto Croce nel saggio che il critico napoletano dedicò al Pascoli nel 1907, secondo cui egli non era che “un piccolo grande poeta”, soprattutto per la frammentarietà della sua poesia. Ma Croce, pur avendo stigmatizzato teoricamente il giudizio estetico di tutto il Novecento, non ebbe sufficiente sensibilità per apprezzare la poesia del Nostro.
La poesia pascoliana si affacciò dunque sulla scena italiana dividendo i critici del primo Novecento, subendo non pochi attacchi da parte di quelli che avevano condiviso in pieno il non equilibrato giudizio crociano, per cui si dovettero attendere gli anni ’30 perché finalmente Walter Binni e Attilio Momigliano rivalutassero la sensibilità originale del poeta.
Anche gli aspetti denigratori del Pascoli relativi all’essere spesso troppo sdolcinato e onomatopeico furono messi in sordina nel 1955 da Gianfranco Contini, che da fine critico e filologo, mise in evidenza gli aspetti peculiari del linguaggio pascoliano, elogiando soprattutto proprio il ricorso ad onomatopee, a termini gergali e dialettali, a forestierismi e anche a termini specialistici.
Questa mirabile edizione curata dalla Lavezzi offre finalmente una lettura non solo completa ma nuova della poesia del Pascoli che, come la studiosa giustamente osserva, calvinianamente è un classico proprio perché ha sempre qualcosa di nuovo da dire (e da nascondere). Come recita la quarta di copertina, questa edizione si segnala per
la limpida introduzione che ripercorre genesi e significati dell’opera; per un apparato di note puntuale nell’individuare fonti e peculiarità metriche e stilistiche e ricco di dati nuovi; per un’appendice iconografica che, in forma di piccolo "atlante botanico", guida il lettore tra i fiori sbocciati nelle poesie di "Myricae".
Tutto ciò rende il lavoro critico della Lavezzi un unicum e, nel suo genere, un classico.
Myricae
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Sono un’ insegnante di lettere e ho apprezzato molto la recensione sull’opera prima di Pascoli in quanto ritengo metta in evidenza il destino assurdo dell’autore. Personaggio di rilievo del Simbolismo europeo e innovatore delle forme metriche tradizionali , Pascoli ancora oggi nelle antologie viene considerato solo come il poeta del nido familiare, delle piccole cose, senza considerare l’uso estremamente nuovo dei linguaggi ( italiano, latino, inglese) e delle tematiche di tutta la sua produzione. E’ tutt’altro che un poeta per bambini e la scuola fa fatica ad accorgersene, perciò benvenuta l’edizione.