L’Organizzazione Mondiale della Sanità aggiorna periodicamente la sua pagina web con report e studi sulla diffusione del coronavirus, l’epidemia scoppiata nella città di Wuhan in Cina nel dicembre del 2019 e diffusasi rapidamente in tutto il mondo. In queste news è possibile consultare aggiornamenti circa i progressi degli studi, ma anche trovare risposte scientificamente sicure sui metodi efficaci di prevenzione e i falsi miti a cui non credere per evitare di farsi prendere dal panico.
Nell’ultimo aggiornamento l’OMS ha usato per la prima volta la parola infodemia in relazione al virus. Scopriamo il significato di questi vocabolo che, a dispetto dell’argomento trattato, non ha alcuna relazione diretta con la salute o la medicina, ma può essere considerata più pericoloso del virus stesso.
Cosa significa la parola infodemia?
All’interno del report dell’OMS viene dichiarato che l’epidemia del coronavirus 2019-nCoV (questo il suo nome scientifico) è stata
accompagnata da una massiccia infodemia ovvero un’abbondanza di informazioni che rendono difficile per le persone trovare fonti affidabili quando ne hanno bisogno.
Stiamo quindi parlando di tutte quelle notizie, incluse le fake news o le dichiarazioni fasulle, che hanno creato non pochi casi di psicosi collettiva in tutto il mondo; anche in l’Italia ci sono stati quelli che si sono rifiutati di andare a mangiare in un ristorante cinese o i casi, ancor più gravi, di aggressioni razziste nei confronti di cittadini cinesi nel nostro Paese. Per evitare tutto questo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità invita a prendere come affidabili solo le notizie diffuse sui suoi canali social, basate cioè solo sull’evidenza dei fatti.
L’etimologia della parola infodemia
La parola infodemia non è presente nel nostro vocabolario e quindi può essere considerato a tutti gli effetti un neologismo coniato in inglese dall’OMS per descrivere la sovrabbondanza di informazioni non ufficiali e accurate che circondano la comunicazione del coronavirus specialmente online. Il suo significato non è, quindi, prettamente medico, ma ha molto a che vedere con l’etimologia della parola epidemia. Questa è infatti la combinazione della preposizione greca ἐπί (intorno) e il sostantivo δήμος (popolo) che insieme hanno originato l’aggettivo ἐπιδήμιος e il sostantivo ἐπιδημία, cioè tutto ciò che è nel popolo quindi, per estensione, una malattia che riguarda una collettività molto estesa. Alla parola epidemia è stato sostituito il prefisso epi- con info- per intendere, quindi, la malattia della circolazione incontrollata di notizie presso il popolo.
Come di fronte a qualunque altra emergenza medica, pertanto, è di fondamentale importanza non lasciarsi prendere dal panico e dalle emozioni ed evitare di lasciarsi sopraffare dall’emorragia incontrollata di notizie che circolano attorno a un fenomeno.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Cosa significa infodemia, la "malattia" più contagiosa del coronavirus
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Io sono moderata per indole e natura. Non mi lascio mai sopraffare dall’emotività, con l’unica eccezione dell’amore sviscerato che nutro per gli animali, non soltanto i miei (ho 7 gatti e una dozzina di criceti, che tratto come fossero parenti stretti) ma per tutti gli animali che popolano il mondo.
Per quanto riguarda il coronavirus, credo che se televisione e giornali abbassassero i toni, invece di parlarne in continuazione, la gente sarebbe meno preoccupata riguardo alla questione. Sono europea, ed ho visto personalmente, oppure i miei genitori mi hanno raccontato, di influenze a largo spettro che hanno decimato la popolazione. Non è il caso del coronavirus. L’exitus è avvenuto in soggetti con preesistenti, gravi problemi ai polmoni, al cuore, ai reni, cosa che sarebbe probabilmente accaduta anche con una semplice influenza. Perciò, l’ultimo dei miei pensieri è angosciarmi per questa malattia. Se anche ne fossi, mettiamo, colpita, sono certa che guarirei, perché di persone guarite ce ne sono state eccome. Calma e sangue freddo ! Passerà anche questa, come tutte le cose che l’hanno preceduta ! Tranquilli !
Ottimo articolo e ottimo anche il commento di Dominetta Visconti.
Purtroppo la gente è una bestia ottusa, paurosa e pericolosa che si lascia pilotare facilmente da un giornalismo sensazionalista che cerca solo di fare notizia.
C’è bisogno di più persone che parlino con toni pacati e che diano un quadro più completo della situazione e non solo sterili numeri. Tra l’altro al mondo ci sono emergenze ben più gravi di quelle del coronavirus che, se non sbaglio, è lo stesso o molto simile al coronavirus della SARS per la quale ci sono già stati un paio di epidemie nel 2002-2003 e nel 2012, per le quali è stato fatto molto rumore, ma poi si sono spente nel silenzio.