L’Alcyone, terzo libro delle Laudi del cielo, della terra, del mare e degli eroi, considerato il capolavoro poetico di Gabriele D’Annunzio, vede fra i suoi primi componimenti La sera fiesolana, una lirica incentrata sul rapporto di reciproca ed incessante compenetrazione fra uomo e natura.
La tematica, da sempre cara al poeta pescarese, raggiunge in questo componimento (e ne La pioggia nel pineto) la sua massima espressione artistica.
In Alcyone, la raccolta che celebra l’estate in ogni sua sfumatura e in tutto il proprio valore simbolico, La sera fiesolana si erge a somma rappresentazione della piena maturità umana e creativa raggiunta dall’autore negli anni a cavallo fra i due secoli, quando si distacca dai temi politici e patriottici per dedicarsi a una poesia più intima e ricca di suggestioni.
La sera fiesolana di D’Annunzio: testo
Fresche le mie parole ne la sera
ti sien come il fruscìo che fan le foglie
del gelso ne la man di chi le coglie
silenzioso e ancor s’attarda a l’opra lenta
su l’alta scala che s’annera
contro il fusto che s’inargenta
con le sue rame spoglie
mentre la Luna è prossima a le soglie
cerule e par che innanzi a sé distenda un velo
ove il nostro sogno si giace
e par che la campagna già si senta
da lei sommersa nel notturno gelo
e da lei beva la sperata pace
senza vederla.Laudata sii pel tuo viso di perla,
o Sera, e pe’ tuoi grandi umidi occhi ove si tace
l’acqua del cielo!Dolci le mie parole ne la sera
ti sien come la pioggia che bruiva
tepida e fuggitiva,
commiato lacrimoso de la primavera,
su i gelsi e su gli olmi e su le viti
e su i pini dai novelli rosei diti
che giocano con l’aura che si perde,
e su ’l grano che non è biondo ancóra
e non è verde,
e su ’l fieno che già patì la falce
e trascolora,
e su gli olivi, su i fratelli olivi
che fan di santità pallidi i clivi
e sorridenti.Laudata sii per le tue vesti aulenti,
o Sera, e pel cinto che ti cinge come il salce
il fien che odora!Io ti dirò verso quali reami
d’amor ci chiami il fiume, le cui fonti
eterne a l’ombra de gli antichi rami
parlano nel mistero sacro dei monti;
e ti dirò per qual segreto
le colline su i limpidi orizzonti
s’incùrvino come labbra che un divieto
chiuda, e perché la volontà di dire
le faccia belle
oltre ogni uman desire
e nel silenzio lor sempre novelle
consolatrici, sì che pare
che ogni sera l’anima le possa amare
d’amor più forte.Laudata sii per la tua pura morte,
o Sera, e per l’attesa che in te fa palpitare
le prime stelle!
La sera fiesolana di D’Annunzio: parafrasi
In questa serata le mie parole ti diano la stessa freschezza
del fruscio che fanno le foglie
del gelso nella mano di chi le coglie
in silenzio e nonostante l’ora ormai tarda continua lentamente il proprio lavoro
sull’alta scala che sembra più scura
appoggiata al fusto dell’albero che si fa color argento
con i suoi rami spogli
mentre la luna sta per spuntare nel cielo
azzurro e sembra che stenda davanti a sé un chiarore
dove il nostro sogno d’amore si abbandona
e sembra che la campagna si senta già
invasa dal gelo notturno sotto la sua luce
e grazie a lei trovi il riposo sperato
anche senza vederla.
O Sera, tu sia lodata per il tuo viso
perlaceo, e per i tuoi grandi occhi umidi nei quali si raccoglie in silenzio
l’acqua caduta dal cielo!
In questa serata le mie parole
ti siano dolci come il rumore leggero della pioggia
tiepida e veloce,
commosso saluto della primavera,
sui gelsi, sugli olmi, sulle viti
e sui pini con i nuovi germogli rosati
che giocano con il vento che passa e se ne va,
e sul grano che ancora non è maturo
ma nemmeno più verde,
e sul fieno che è stato tagliato dalla falce
e sta cambiando colore,
e sugli olivi, sui fratelli olivi
che rendono le colline pallide come i santi
e sorridenti.
O Sera, tu sia lodata per le tue vesti profumate,
e per la cintura che ti cinge come il ramo del salice
cinge il fieno odoroso!
Io ti dirò verso quali regni
d’amore ci inviti il fiume, le cui sorgenti
perenni gorgogliano all’ombra
degli alberi antichi nel sacro silenzio dei monti;
e ti dirò per quale segreto
le colline si incurvino contro i tersi orizzonti
come labbra che un divieto impedisca
di dischiudersi, e perché la volontà di rivelare il loro segreto
le renda belle
oltre ogni desiderio umano
e sempre nuove portatrici
di conforto, al punto che sembra
che ogni sera l’anima possa amarle
di un amore più forte.
O Sera, tu sia lodata per il tuo semplice scomparire,
e per l’attesa che fa luccicare in te
le prime stelle!
La sera fiesolana: figure retoriche
La sera fiesolana si compone di tre strofe di 14 versi di varia lunghezza.
Alla fine di ogni strofa si trova una laudazione di tre versi.
Un sapiente gioco di rime e di allitterazioni dà al componimento una grande musicalità, ulteriormente accentuata dalla presenza di numerose figure retoriche, ovvero:
- Sinestesia, con cui la poesia si apre. "Fresche le mie parole" infatti, accosta la sensazione uditiva delle parole a quella tattile della freschezza;
- Allitterazioni, che nel caso del verso iniziale "Fresche le mie parole ne la sera / ti sien come il fruscio che fan le foglie", diventa anche una onomatopea, in quanto si riproduce il suono delle foglie in mano al contadino;
- Similitudini, introdotte dal "come" ("come labbra", "come il fruscio" ecc.):
- Metafore, ("rosei diti","vesti aulenti" ecc.);
- Apostrofe ("O sera");
- Anastrofe("che fan di santità pallidi i clivi");
- Polisindeto, ripetizione di più congiunzioni (su i gelsi e su gli olmi e su le viti / e su i pini … / e su il grano … / e su ‘l fieno … / e su gli olivi);
- Figura etimologica, accostamento di termini con la medesima radice etimologica (amare/d’amor);
- Enjambements sono frequenti e contribuiscono a rendere il ritmo più serrato e incalzante.
Analisi e temi
Il cuore dell’Alcyone è la celebrazione dell’estate in ogni suo aspetto e La sera fiesolana è uno dei componimenti più noti e significativi del libro.
Il fulcro della lirica, di grande intensità, è costituito dalle potenti sensazioni che l’ambiente intorno provoca nell’animo rapito dell’autore.
Al momento della stesura infatti, nel 1899, il poeta viveva insieme alla compagna Eleonora Duse nella Villa della Capponcina a Settignano, vicino Firenze, ed è proprio qui che, in una serata di Giugno, si lascia catturare dalle forti impressioni che la natura è in grado di suscitare sulla parte più intima e profonda di sé.
Dopo un pomeriggio di pioggia la sera e, precisamente, il momento in cui il crepuscolo lascia il posto all’oscurità della notte, diventa l’oasi di pace in cui immergersi in un totale abbandono dei sensi e della mente fra i suoni e i profumi circostanti.
Con il buio la vista viene meno, ma l’udito, il tatto e l’olfatto si acuiscono, riuscendo a cogliere e a percepire melodie, odori e situazioni altrimenti incomprensibili.
Ne scaturiscono immagini fortemente evocative, di rarefatta e impalpabile bellezza e dalla musicalità marcata e limpida, dei dipinti quasi, pervasi da grande luminosità e da sonorità senza spazio e senza tempo.
Tutta La sera fiesolana è intrisa di un’atmosfera di sogno e misticismo, rinsaldato quest’ultimo dai tre versi di laudi posti al termine di ogni strofa, il cui chiaro ed evidente modello è il Cantico delle Creature (o di Frate Sole) di San Francesco d’Assisi (lo vediamo anche nell’espressione "fratelli olivi" al v. 29).
Come sempre accade in D’Annunzio tuttavia, il tratto caratteristico della lirica è la sensualità, che si esprime nella scelta di interloquire con una donna (l’amata Duse per alcuni, una presenza femminile incorporea e simbolica secondo altri critici), nella personificazione della Sera dal "viso di perla", le "vesti aulenti" e i "grandi umidi occhi" e nel profilo delle colline fiorentine avvolte dal chiarore della luna che, nella fantasia dell’autore, diventano labbra pronte a pronunciare parole che però, per un arcano e misterioso motivo, non possono essere profferite.
Il primo aspetto che balza agli occhi di chi legge La sera fiesolana è la splendida resa della fusione fra paesaggio e stato d’animo, in una compenetrazione uomo/natura che rappresenta uno dei punti più alti del panismo dannunziano.
Confondersi con il Tutto e con l’assoluto, un concetto chiave del Decadentismo, nel poeta abruzzese si traduce essenzialmente nel rapporto di osmosi che investe l’uomo e la natura, un processo attraverso il quale il primo si naturalizza, mentre la seconda si antropomorfizza, proprio come accade alla sera in La sera fiesolana.
Tutto quanto avviene nell’ambiente, dal fruscio delle foglie al sorgere della luna, dalla pioggia che cade al trascolorare della campagna, dalle ombre degli alberi all’apparizione delle prime stelle in cielo, trova piena corrispondenza nello stato d’animo del poeta, che si fonde e si confonde con ciò che lo circonda, in un crescendo di emozioni e sensazioni che rendono difficile, se non impossibile, spiegare e tradurre in un linguaggio logico e discorsivo questa lirica, il cui meraviglioso intreccio di rime ed assonanze, la grazia delle immagini e la sonorità dei versi, rendono un capolavoro assoluto della letteratura italiana ed europea di fine ’800.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “La sera fiesolana” di Gabriele D’Annunzio: testo, parafrasi e analisi della poesia
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo Poesia News Libri Storia della letteratura Gabriele D’Annunzio
Lascia il tuo commento