Virginia Woolf e Vita Sackville-West, due nomi che ormai è impossibile pensare disuniti. Pensi a Virginia e ti viene in mente Vita, e ovviamente non c’è Vita senza Virginia.
Due donne, due scrittrici, che non solo ebbero il coraggio di vivere il proprio amore senza nasconderlo, ma ci regalarono il carteggio amoroso al femminile più appassionato della storia della letteratura.
Il carteggio tra Virginia Woolf e Vita Sackville-West
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Per oltre cinquecento lettere Virginia Woolf e Vita Sackville-West si sono inseguite in punta di penna, confessandosi a vicenda per anni tormenti, ossessioni e desideri. Il loro epistolario Scrivi sempre a mezzanotte. Lettere d’amore e desiderio, (a cura di Elena Munafò, con un saggio di Nadia Fusini, Roma, Donzelli, 2019) ci consegna il ritratto più compiuto di due menti complesse e sfaccettate, ma anche di due donne ironiche, intelligenti, acculturate, che non si vergognavano affatto nell’ammettere, nero su bianco, la propria passione reciproca.
Le mitiche lettere, scritte tra il 1922 e il 1941, oggi ci appaiono come la testimonianza di un amore totale, assoluto, appassionato che si serve della scrittura per lasciare un segno indelebile del suo passaggio sulla terra.
Scrive Virginia a Vita:
Scrivi, cara Vita, le lettere che pensi mentalmente in treno. Risponderò a tutte.
E ancora:
Vorrei che tu vivessi nel mio cervello per una settimana intera.
Di fatto è esattamente quel che fanno attraverso le lettere: trasfondere la mente di una in quella dell’altra, sino a scambiarsi l’anima. Durante i periodi di lontananza fisica, la scrittura è in grado di sopperire alla mancanza.
Quando Vita parte per i suoi viaggi esotici al seguito del marito ambasciatore, Virginia la insegue con il pensiero.
Penso tanto al tuo viaggio che potrei scrivere io un libro sul non essere in viaggio a Teheran.
Le missive tra le due ci restituiscono un lessico quotidiano, colloquiale, a tratti autoironico. Scopriamo, leggendo l’epistolario, una Virginia Woolf più spiritosa, spigliata e meno malinconica di come la ritraggono molti biografi. Il tentativo di affascinare l’altra, attraverso la scrittura, è sempre presente e alimenta una tensione continua.
Come dimostra questa lettera a firma di Woolf:
Come brace calda nel mio petto brucia il tuo dire che ti manco. Mi manchi così tanto. Quanto non lo crederai, né saprai mai. In ogni singolo momento del giorno. Mi dà dolore ma anche piacere, se capisci cosa intendo. Voglio dire che è bello avere un sentimento così intenso, così ostinato per qualcuno. È un segno di vitalità. (Nessun gioco di parole.)
Scrivi sempre a mezzanotte, dice Virginia a Vita e quel carteggio rimane come la reliquia di un amore straordinario, erotico e spirituale, vissuto da due donne nel primo Novecento. Solo due creature come loro, di rara intelligenza e sensibilità, potevano consegnare ai posteri il ritratto perfetto di un amore giudicato irrappresentabile.
Il primo incontro tra Virginia Woolf e Vita Sackville-West
Virginia Woolf incontrò per la prima volta Vita Sackville-West il 14 dicembre 1922. Virginia all’epoca era sposata da più di dieci anni con Leonard Woolf, editore, scrittore e teorico politico, ma fu subito incuriosita da quella donna dal fascino misterioso. Vita Sackville-West infatti era solita vestirsi con abiti dal taglio maschile, facendo ampio uso di pellicce e gioielli appariscenti, amava dare rilievo alla propria figura.
Dopo quel primo incontrò Virginia Woolf la invitò a casa sua a Richmond l’11 gennaio 1923, con l’intento di farle visitare la Hogarth Press, la piccola casa editrice che apparteneva a lei e al marito Leonard.
Da principio, Virginia era diffidente. Scrive il saggista Pietro Citati che Woolf fu affascinata dalle gambe di Vita:
Erano come esili colonne o betulle, che si slanciavano trionfalmente verso il tronco, piatto come quello d’un corazziere.
Le piacque anche il suo volto che in una lettera paragonò “a uva matura: il labbro sporgente, la peluria di pesca che velava l’incarnato della guancia”: e ancora “l’aria opulenta, la collana di perle, i brillanti, sgargianti colori dei vestiti; e le viole inumidite degli occhi”. Il profilo aristocratico di Vita ricordava a Virginia le donne dei tempi Elisabettiani e Shakespeariani, che vivevano nei castelli ed erano abitate da passioni incandescenti.
Dopo quel primo incontro seguirono tre anni di assidue frequentazioni reciproche che ben presto si trasformarono in un sentimento più tumultuoso.
Vita invitò Virginia ufficialmente nella sua residenza di Long Barn nel dicembre 1925. La relazione tra le due durò oltre quindici anni, a dispetto di gelosie, rancori e diversi tradimenti da parte della West che non era fatta per relazioni monogame, al contrario di Woolf che invece aveva un temperamento più affettuoso, fedele e protettivo.
La passione tra le due si affievolì, ma il sentimento non si spense. Negli ultimi anni Vita era sempre più impegnata nei suoi viaggi attorno al mondo, mentre Virginia scivolava lentamente in una depressione sempre più oscura.
L’ultima lettera di Virginia a Vita
Lentamente la storia d’amore tra le due si affievolì, sbiadendo in un’intensa amicizia sino agli albori della Seconda guerra mondiale.
La depressione di Virginia Woolf peggiorava drammaticamente, la scrittrice iniziava ad avere delle visioni dovute proprio all’alterato stato mentale. Si sentiva sempre più sola, mentre Vita dai suoi tour esotici le inviava burro, cioccolato e lana. Con la lana di Vita, Virginia si fece una maglione che la scaldò per tutto l’inverno.
Continuano a scriversi assiduamente, ma Sackville-West non coglie lo struggimento nelle parole di Woolf.
Virginia racconta di essere stata a Londra per comprare della carta da lettere azzurra e di aver visto le case sventrate dai bombardamenti. Ormai vede la guerra di Hitler come una realtà tangibile, soffocante, dalla quale è impossibile sfuggire, la sua depressione si acuisce drammaticamente.
Le parole della sua ultima lettera a Vita, suonavano come un addio:
Mi hai dato tanta felicità.
scriveva Virginia Woolf e Vita Sackville-West rispondeva commossa che quelle parole le erano giunte dritte al cuore. “Ti amo anch’io, lo sai”, concludeva, suggellando così un carteggio durato oltre vent’anni. Le parole finali, la conclusione del lungo epistolario, non potevano che essere parole d’amore.
Sei giorni dopo quell’ultima lettera, il 28 marzo del 1941, Virginia Woolf porrà fine ai suoi giorni scivolando nelle acque gelide dell’Ouse con le tasche piene di sassi. Questo però a Vita non lo disse, le sue ultime parole per lei dovevano essere parole d’amore e di riconoscenza, parole di vita.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Le appassionate lettere d’amore tra Virginia Woolf e Vita Sackville-West
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