Le condizioni di Salman Rushdie - lo scrittore britannico di origine indiana gravemente ferito in un attentato il 12 agosto scorso - sono in lieve miglioramento, ma l’affronto da lui subito non deve essere dimenticato.
Ricordiamo che l’autore de I versi satanici fu accoltellato sul palco durante la presentazione di un libro in New Jersey dal ventiquattrenne di origine iraniana di nome Hadi Matar.
Dopo giorni di grave preoccupazione per le sue condizioni, lo scrittore è stato staccato dal respiratore polmonare che lo manteneva in vita e ha manifestato lievi segni di ripresa. Le profonde ferite da arma da taglio tuttavia hanno lasciato sul suo corpo dei segni indelebili: è stato gravemente compromesso un occhio e ha riportato seri danni al fegato.
La violenza contro Rushdie è stata fomentata dallo Stato iraniano che negli anni non aveva mai ritirato la fatwa emessa contro l’autore nel 1989. L’Iran riteneva lo scrittore colpevole per la pubblicazione de I versi satanici, un libro considerato blasfemo dai musulmani: neppure il trascorrere degli anni era riuscito a mitigare l’ira funesta di un popolo offeso nel suo “credo” di una religiosità radicale. L’attentato compiuto dal giovane Hadi Matar può essere dunque letto come il risultato di decenni di istigazione da parte del governo estremista di Teheran. L’assalitore è stato arrestato e imprigionato; ma la scia dell’odio non si è ancora spenta, le ragioni che hanno condotto a un gesto tanto brutale ed efferato sono vivono ancora nel respiro e nelle menti di uomini che non concepiscono opinioni diverse dalle proprie.
L’attacco contro Rushdie è stato un affronto perpetrato contro la libertà di parola e il potere della cultura. Per questo motivo a un mese dal tragico evento si è tenuta a Roma una maratona di lettura dedicata a Salman Rushdie, in segno di solidarietà nei confronti dello scrittore e di tutti coloro che difendono le idee.
Una lettura corale compiuta in nome del coraggio, della verità e della resilienza, perché questi ideali possano sempre essere più forti della paura e dell’ignoranza.
Libri Come: un evento dedicato a Salman Rushdie
Il 12 settembre 2022, dalle ore 19 alle 21, al Teatro Studio Gianni Borgna dell’Auditorium del Parco della Musica di Roma si è tenuta una staffetta di solidarietà di scrittori e giornalisti in omaggio a Rushdie.
Lo slogan della manifestazione è stato tratto simbolicamente dall’opera più celebre di Salman Rushdie, I figli della mezzanotte, che recita:
Il linguaggio e l’immaginazione non possono essere imprigionati.
Scrittori e intellettuali riuniti in nome di Salman Rushdie
Il nome di Rushdie è stato proclamato sul palco come un’invocazione. Ciascuno lo pronunciava a modo suo, all’indiana “Rushdie” oppure all’americana “Rashdie”, in rappresentanza della libertà di interpretazione tanto cara allo scrittore. Scrittori e giornalisti hanno onorato Salman Rushdie porgendo il loro dono più prezioso: le parole, a ben vedere l’unica arma capace di combattere l’oscurantismo.
L’evento si è aperto con un intervento video di Rushdie stesso, una registrazione del 1° ottobre 2020 tenutasi nel corso del Festival letterario “Insieme” che si era svolto nel mezzo della pandemia di Covid-19. In quell’occasione Rushdie, in collegamento webcam dalla soffitta della propria abitazione, aveva rivolto al pubblico italiano parole piene di “coraggio e speranza” che oggi, alla luce di quanto accaduto, appaiono profetiche. Intervistato da Marino Sinibaldi, Rushdie aveva confessato di aver iniziato a scrivere un nuovo libro che sperava di poter presentare presto a Roma. Nessuna minaccia in quel momento offuscava la nitida promessa racchiusa nel futuro, neppure l’incubo della pandemia.
Scrittori e giornalisti hanno fatto eco all’intervento di Rushdie portando ciascuno il proprio omaggio. Hanno restituito allo scrittore di origine indiana le sue parole, ciò che l’estremismo islamico credeva di poter cancellare attentando alla sua vita.
La scrittrice Jhumpa Lahiri, che conosce personalmente Salman Rushdie, ha aperto la manifestazione con un saluto affettuoso dedicato all’autore:
Lui è stato come un pater familias, ha deciso di battersi anche per la libertà di altri scrittori. (...) Lo possono accoltellare, ma non possono fermare la sua penna.
Alle parole di Lahiri, ha fatto seguito l’intervento di Sandro Veronesi che ha letto la sua Lettera luterana agli intellettuali italiani sul caso Rushdie, pubblicata nel 1992, che oggi appare più attuale che mai. Veronesi interrogava coloro che avevano snobbato la condanna a morte dello scrittore con la stessa “civile indifferenza dimostrata dal Vaticano”.
All’epoca il libro di Rushdie era stato definito come una “lunga bestemmia”, Veronesi invece gli restituisce la sua identità di “romanzo” e, dunque, di opera complessa. Nella forma romanzo - ha ricordato Veronesi - vige la libertà del creare, l’arte estrema della rappresentazione.
La scrittrice Igiaba Scego ha confessato di essere cresciuta con i romanzi di Rushdie, e di provare per lo scrittore di origine indiana lo stesso affetto che si nutre per un parente.
Lui ha insegnato cosa significa stare nella Terra di mezzo. Tra le contraddizioni del proprio Paese e l’ambiguità dell’Occidente che si crede sempre vincente
.
ha affermato Scego in un commosso e partecipato intervento.
Salman Rushdie mi ha insegnato il coraggio. Ad essere coraggiosa.
Di questo coraggio ha parlato anche la giornalista Annalisa Camilli che, per prima, ha letto alcune pagine del libro incriminato di Rushdie, I versi satanici.
Romana Petri ha dedicato anche un commosso ricordo al traduttore italiano del libro, Ettore Capriolo, che fu accoltellato in un agguato. Petri ha ribadito che agli scrittori, in caso di minaccia, viene messa una scorta, ma non c’è alcuna protezione per tutelare i traduttori. La drammatica vicenda di Capriolo è stata ripresa anche dallo scrittore e giornalista Pierluigi Battista che ha ricordato: Ettore Capriolo si salvò dall’agguato, ma non tradusse più un rigo.
Elena Stancanelli ha letto l’incipit folgorante de I figli della mezzanotte. Melania G. Mazzucco ha proposto un elogio della libertà “indivisibile” leggendo un brano tratto da Joseph Anton. A memoir. Il nome fittizio di Rushdie, adottato dopo la fatwa, è infatti Joseph Anton, un omaggio ai suoi scrittori preferiti: Joseph Conrad e Anton Cechov.
Ma ora, nella situazione attuale, essa aveva assunto per lui la potenza di un ordine perentorio: Joseph Anton - si disse - finché non muori, devi vivere.
Nel corso della serata c’è stato anche un omaggio musicale tenuto dal rapper Amir Issa che ha dedicato a Rushdie una delle sue canzoni.
Paolo Di Paolo ha ricordato il giorno in cui, giovanissimo, intervistò Salman Rushdie. Tramite la sua testimonianza Di Paolo ha consegnato al pubblico il lato più umano di Rushdie, rivelando così un uomo malinconico, talvolta ombroso, che non amava essere fotografato e non si rifletteva nella propria immagine. Lo scrittore romano ha quindi posto l’accento sulla visibilità dei corpi che non è mai inferiore a quella delle opere:
Quando difendiamo le idee difendiamo anche i corpi
ha affermato Paolo Di Paolo, ricordando infine la simpatica risposta che Salman Rushdie diede alla domanda:
Cosa le è mancato di più negli anni di clandestinità?
Rushdie rispose semplicemente:
Chiamare il taxi. E l’odore del pollo arrosto.
Parole, queste, che raccontano il privilegio della libertà che spesso tendiamo a dimenticare.
Nella serata sono intervenuti anche Edoardo Albinati, Gaja Cenciarelli, Leonardo Colombati, Michele De Mieri, Stefano Petrocchi, Daniele Pittèri, Rosa Polacco, con letture tratte dai romanzi di Salman Rushdie.
Una lunga maratona in cui i libri hanno preso vita per restituire allo scrittore la dignità che nessun vigliacco assalitore gli potrà mai togliere. Perché persino quando tutto sembra perduto, le parole restano - e sono come un faro che illumina la notte: brillano di luce propria, come il saluto di Salman Rushdie che, nel mezzo della pandemia che aveva fermato il mondo, prometteva ai lettori italiani: “Ci vediamo presto a Roma”. Un saluto consueto in tempi inconsueti, che solo chi ha fede incrollabile nel futuro - e nell’umanità - poteva pronunciare.
L’appuntamento ufficiale con Libri Come - La festa del libro e della lettura, il festival letterario curato da Michele De Mieri, Rosa Polacco e Marino Sinibaldi, si terrà dal 24 al 26 marzo 2023.
Salman Rushdie: l’intervento completo all’Insieme Festival nel 2020
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Libri Come per Salman Rushdie: una maratona di lettura dedicata allo scrittore
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