Aprirà il 13 settembre 2018 la mostra torinese "Ercole e il suo mito", dedicata ad Ercole (o Eracle), l’eroe che da sempre rappresenta, nell’immaginario collettivo, l’idea di forza senza limiti e senza confini.
La mostra, che si terrà presso le Sale delle Arti della Reggia di Venaria (Torino) e durerà sino al 10 marzo 2019, espone 70 opere dedicate all’eroe: dai ritrovamenti archeologici alle creazioni di artisti antichi e moderni in un arco temporale che va dall’antichità classica fino al XX secolo.
Proprio nei Giardini della Reggia sono in corso i lavori di restauro della “Fontana d’Ercole” realizzata nel 1669 dall’architetto Amedeo di Castellamonte, su cui dominava la Statua dell’Ercole Colosso del 1670.
Il mito di Ercole
Eracle (diventato Ercole presso i romani) era figlio di Zeus, il più importante dio greco dell’Olimpo, e di Alcmena, una donna mortale. Il mito narra che l’eroe fu concepito con l’inganno. Infatti, per possedere Alcmena, che era una donna di rara bellezza, Zeus assunse le sembianze del marito della donna, Anfitrione, che momentaneamente era impegnato in una guerra. Da questo tranello nacque Eracle, definito da Pindaro "Eroe divino".
"Approfittando dell’assenza di Anfitrione, Zeus ne assunse l’aspetto e si presentò ad Alcmena, e giacque con le una notte che fece durare quanto tre". (Robert Graves, I Miti Greci)
Eracle era un figlio illegittimo e da subito dovette fronteggiare l’ira di una grande nemica. Si trattava di Era, la moglie di Zeus, che lo odiava perché era il frutto dell’ennesimo tradimento di suo marito.
Era contrastò Eracle diverse volte ed iniziò sin da quando egli era in fasce. Appena nato, tentò di ucciderlo con due grandi serpenti. Eracle, pur essendo ancora infante, dimostrò da subito la sua forza sovraumana strangolando i rettili.
L’eroe trascorse la sua infanzia e adolescenza nella regione tebana. Ercole viene spesso raffigurato con alcuni oggetti, che ne rappresentano la personalità e il mito. Uno di questi è la clava. Il mito narra che, sulle pendici dell’Elicona, Ercole sradicò un ulivo con la sola forza delle sue mani e ne ricavò l’arma. Un altro simbolo dell’eroe è la pelle di leone, che alcuni mitografi attribuiscono al leone Nemeo, oggetto della prima fatica.
Eracle viene ricordato nell’Odissea. Secondo Omero, autore dell’opera, fu chiamato a combattere e a vincere contro Ergino, re di Orcomeno, il quale da tempo vessava i Tebani con pesanti tributi. Creonte, il re di Tebe, lo ricompensò del gesto dandogli in sposa la figlia Megara, dalla quale Eracle ebbe diversi figli. Proprio a questo punto risale un’altra vendetta di Era, la quale decise di farlo precipitare nella follia. Ricordiamo che, per i greci, la follia non era dovuta ad un’alterazione psico-fisica, ma era spesso attribuita al volere degli dei. Era fece impazzire Eracle e lo indusse ad uccidere i propri figli. Una vendetta atroce e sicuramente efficiente, contro colui che incarnava il tradimento del marito Zeus.
Quando Eracle si riebbe, fu dilaniato dal dolore e dal senso di colpa, e decise quindi di abbandonare quel luogo per recarsi prima a Tespio e poi a Delfi, dove c’era il famoso oracolo del dio Apollo. L’oracolo (al quale le persone ponevano i più svariati interrogativi sulla propria vita) gli ordinò di stabilirsi per dodici anni a Tirinto, presso il cugino Euristeo. Qui all’eroe fu comandato di compiere le famose dodici fatiche per espiare la colpa dell’uccisione dei suoi figli e diventare immortale.
Le dodici fatiche di Ercole
Nel corso della mostra “Ercole e il suo mito” alla Regia di Venaria, saranno esposte anche cinque tele del pittore del barocco genovese Gregorio de Ferrari che raffigurano Ercole durante le sue più celebri fatiche e la scena in cui viene accolto nell’Olimpo.
Durante le dodici fatiche, Eracle dovette affrontare diverse creature mostruose, come il leone nemeo, la cui pelle divenne uno dei simboli dell’eroe, l’idra di Lerna, un terribile mostro a nove teste, la cerva di Cerinea, oggetto della terza fatica, con corna d’oro e zoccoli di bronzo.
Con la quarta fatica conquistò il cinghiale d’Erimanto, che l’eroe, dopo un lungo inseguimento, dovette trascinare vivo sino alla reggia di Euristeo. Oggetto della quinta fatica fu la ripulitura, nell’arco di un solo giorno, delle stalle di Augias, che erano state trascurate per trent’anni.
La sesta fatica comportò la distruzione degli uccelli stinfalidi, creature dotate di artigli, ali e becco di bronzo; la settima l’uccisione del toro cretese, per tradizione padre del Minotauro; l’ottava la cattura della cavalle di Diomede, che venivano sfamate con carne umana.
Nella nona fatica conquistò la cinta di Ippolita, regina delle Amazzoni, un oggetto fortemente desiderato dalla figlia di Euristeo; la decima fatica fu dedicata alla conquista dei buoi di Gerione, un mostro che viveva nell’isola di Eritea. Durante l’undicesima conquistò i pomi delle Esperidi, cioè le mele d’oro che Era aveva ricevuto in dono da Gea, la terra, in occasione del suo matrimonio. Ed infine, l’ultima fatica riguardò la cattura di Cerbero, il terribile cane guardiano degli inferi.
Pur essendo descritto come un eroe dal carattere primordiale che non esita a far uso della sua forza spropositata, Eracle non incarna solo violenza bruta. Ce lo suggerisce il famoso aneddoto del filosofo greco Prodico (460-380 a.c.), che nella sua opera intitolata "Eracle al bivio", tratteggia un eroe impegnato a scegliere fra vizio e virtù. Eracle sceglie la virtù, dimostrando così che l’essere umano non può vivere solo grazie agli istinti primitivi, ma deve sottoscrivere e seguire delle regole sulle quali si regge la nostra civiltà e l’intero consesso sociale.
Esposti durante la mostra anche alcuni oggetti provenienti dal museo di Kassel, la città tedesca in cui troneggia una gigantesca statua di Ercole, tra i simboli delle città.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il mito di Ercole: chi era e quali sono le dodici fatiche
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Bellissima mostra , ma volevo informarvi che anche mio padre ( Piero Maccaferri, n. 1916. m. 1992) ha dedicato a questo eroe e al suo moto splendide incisioni a p secca e bulino che , se vi interessa, potete vedere sul suo sito ..... così, magari potrebbero interessare in futuro , cordiali saluti Carla Maccaferri