Lo scrittore italiano Alberto Arbasino è morto ieri notte, 22 marzo 2020, dopo una lunga malattia. A darne la notizia è il quotidiano Repubblica, con cui Arbasino ha collaborato fin dal giorno della sua fondazione.
Arbasino, nato a Voghera il 22 gennaio 1930, ha attraversato il Novecento italiano con sguardo da giocoliere sofisticato, obliquo e sempre inatteso, pronto ad alternare sulla pagina riferimenti agli studi classici e alla quotidianità italiana in costante trasformazione. Scrittore, giornalista, poeta, critico e saggista ha fatto parte della neoavanguardia, ma è stato anche considerato l’erede della tradizione pariniana e dell’illuminismo lombardo.
Nel 1963 pubblica Fratelli d’Italia, il romanzo fiume che si afferma fin da subito con la prepotenza sperimentale tipica del Gruppo 63, tra entusiasmi e polemiche. La stessa accoglienza ambivalente è riservata, sei anni dopo, a Super-Eliogabalo.
Negli anni, Alberto Arbasino è diventato un punto di riferimento per la letteratura e la cultura italiane del novecento (dal 2008 Treccani riporta nel suo dizionario i neologismi arbasiniano e arbasineggiante).
Tra le altre sue opere più famose, ricordiamo La bella di Lodi, Le piccole vacanze, L’anonimo lombardo, Ritratti italiani e La vita bassa.
Un’ultima curiosità: avete mai sentito pronunciare l’espressione "la casalinga di Voghera"? Da oggi ricordatevi che è stato proprio Arbasino a lanciarla nel 1966, per indicare il buon senso rispettabile, anche se forse un po’ ottuso, tipico dei piccolo-borghesi lombardi e italiani.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: È morto Alberto Arbasino, lo scrittore che ha attraversato l’Italia del Novecento
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