Probabilmente vi è capitato di incontrare un ossimoro (magari senza sapere che si chiamasse proprio così) e pensare: "cosa significa quello che sto leggendo?". La domanda, infatti, sorge spontanea quando ci troviamo davanti all’ossimoro, perché si tratta di una figura retorica che mette insieme due termini che sono esattamente l’uno il contrario dell’altro.
Ed è proprio questa forte antitesi tra i due a creare un po’ di spaesamento nel lettore che, abituato a un discorso fluido e senza intoppi, si trova a dover fare un esercizio di interpretazione e decodifica maggiore.
A ben guardare, però, passando in rassegna quelli che sono alcuni degli ossimori più utilizzati nella narrazione, ci si accorge che dietro un non-senso apparente si nasconde qualcosa di molto più profondo.
Vediamo, di seguito, perché si utilizza l’ossimoro e in quali occasioni, ma soprattutto il significato che assume tale figura retorica all’interno del mondo della scrittura.
Ossimoro: significato e uso
All’interno di un testo incontrare un ossimoro è motivo di riflessione: il suo significato è sicuramente di enfasi e il suo utilizzo non è di certo casuale.
L’ossimoro, infatti, a differenza dell’antitesi, pone l’uno di fronte all’altro due termini che sono esattamente due opposti. Nonostante questo, però, uno dei due è determinante nei confronti dell’altro e anche questo aspetto non è lasciato al caso.
Al contrario, è proprio lo scrittore a scegliere per motivi ben precisi i due termini che formano la coppia e che, insieme, restituiscono il significato desiderato suscitando pensieri, emozioni, situazioni e così via.
Alcuni ossimori possono essere privi di senso logico, ma solo a un primo sguardo fugace del testo: solitamente, infatti, sotto l’ossimoro si nasconde un senso traslato da interpretare: il risultato finale è quello di un paradosso apparente.
Ad esempio, un "merito immeritato" indica che c’è stato un riconoscimento non condiviso secondo il punto di vista di chi sta parlando. Così come "movimento fermo", utilizzato spesso per indicare una presa di posizione ferma, sulla quale è impossibile trovare compromessi.
Quando e perché si utilizza un ossimoro
L’utilizzo dell’ossimoro e di tale figura retorica all’interno di un testo può avere diversi obiettivi:
- attirare l’attenzione del lettore;
- indicare realtà e situazioni che non hanno un nome specifico;
- esprimere qualcosa che non esiste in una parola;
- evocare emozioni, sentimenti e sensazioni particolari;
- rafforzare un concetto specifico.
In particolare la poesia, a differenza della prosa e del testo narrato, ricorre all’ossimoro con maggior frequenza, soprattutto le forme poetiche precedenti a quelle più moderne.
Esempi
Gli esempi di ossimoro in letteratura sono numerosi: scopriamone alcuni.
- La celebre "provida sventura" manzoniana del coro degli Adelchi.
- "Fatal quïete" in Alla sera di Foscolo.
- "Lucida follia" o "tacito tumulto" ne Il lampo di Giovanni Pascoli è un valido esempio per comprendere che cosa significa ossimoro e quando utilizzarlo nella pratica della scrittura.
- In Meriggiare pallido e assorto di Montale: "triste meraviglia"
- "O viva morte, o dilettoso male" in S’amor non è di Petrarca.
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Il detto veneziano: "Prima de parlar, tasi" (prima di parlare taci, cioè pensa a quello che dici) può essere considerato un ossimoro? Grazie. Aldo