La serie animata “Netflix” a firma di Zerocalcare "Strappare lungo i bordi" è stata tra i titoli più visti del weekend, non solo dai Millenials.
Sei puntate di soli venti minuti l’una che si consumano in un lampo: con Zerocalcare è binge watching assicurato - se così lo si può definire data la brevità della serie - perché una volta iniziato un episodio non potrete fare a meno di cliccare sul successivo e, così via, fino al finale che - fidatevi - è devastante.
Perché "Strappare lungo i bordi" è la serie tv del momento
Si ride tanto e si piange altrettanto guardando Strappare lungo i bordi, si è trascinati come in un vortice nella commistione di comicità, drammaticità e malinconia, cui ci ha ormai abituati il fumettista romano Michele Rech (in arte Zerocalcare Ndr).
A partire dal titolo che, come spiegato dall’autore, vuole esprimere il "sentimento di inadeguatezza e fragilità universale", la serie Netflix a firma di Zerocalcare tocca temi attualissimi in cui la generazione nata tra gli anni ’80 e ’90 non potrà fare a meno di riconoscersi. Perché, osserva il fumettista, ci hanno insegnato fin da bambini a seguire la linea tratteggiata, a strappare lungo i bordi predefiniti seguendo una strada già stabilita, ma se questo metodo non funziona? Se la linea tratteggiata si perde? Se si sbaglia qualcosa in questo delicato processo, poi che succede? Ed è esattamente questo il tema centrale di Strappare lungo i bordi, un viaggio inquieto oltre i margini della società benpensante.
Zerocalcare e il disagio di un’intera generazione
Non è difficile rintracciare in Strappare lungo i bordi la storia di una generazione che si ritrova a convivere con un vuoto di senso, causato dall’improvvisa perdita delle certezze. La generazione di chi dieci, venti anni fa era bambino ma ora si ritrova cresciuto e gettato nel mare dell’esistenza senza più maestri né punti di riferimento.
Zerocalcare è abile nel narrare questo delicato passaggio esistenziale, quella spirale di precariato e incertezza attraverso cui siamo passati tutti e che non si conclude certo con il raggiungimento dell’età adulta.
La serie racconta il disagio esistenziale di una generazione, quella dei giovani di oggi che dovrebbero essere adulti ma sono diversi dagli adulti della generazione precedente tanto che nel mezzo sembra essersi spalancato un baratro abissale caratterizzato da un nuovo sistema di valori e, soprattutto, da una diversa concezione della vita.
L’aspetto vincente della serie è la capacità di ritrarre con folgorante lucidità i problemi del giorno d’oggi. Zerocalcare riesce a cogliere i malumori, le ansie, le disillusioni dell’uomo contemporaneo e riportarle in un format visivo e animato impeccabile, che ci permette di cogliere il dramma ma all’ultimo ci salva gettandoci l’ancora dell’ironia.
La colonna sonora, a firma del cantautore romano Giancane, parla di solitudine e forse, in fondo, è proprio questa parola il vero leitmotiv dell’intera serie.
Le tematiche trattate in Strappare lungo i bordi
In Strappare lungo i bordi c’è la critica velata al patriarcato, la precarietà lavorativa ed esistenziale, la fragilità psicologica, gli stereotipi sociali. Si trattano argomenti delicati quali la violenza sulle donne, il problema della ludopatia online e, in ultimo, il dramma del suicidio.
Rivendicando il proprio "diritto alla lagna", con intelligenza Zerocalcare pone l’accento anche sull’angoscia del maschio alfa, chiamato a ricoprire un ruolo di dominio e forza in una società che vede in lui un individuo privilegiato che, di conseguenza, non ha diritto di mostrare le proprie debolezze né tantomeno di chiedere aiuto. La scena del cambio gomma è memorabile e riesce a condensare, in una commistione di comicità e nevrosi, le paturnie innominabili che spesso affliggono il genere maschile.
L’uso del dialetto romanesco
A condire il tutto ci sono le espressioni idiomatiche in dialetto romanesco, parolacce usate come intercalari o rafforzativi, scenette esilaranti che sono parodie del quotidiano: tuttavia anche quando si ride non si può fare a meno di riflettere.
Il linguaggio della serie, che negli ultimi giorni è stato criticato e addirittura giudicato incomprensibile, è in realtà funzionale al racconto, così come lo è nei fumetti. Zerocalcare deve parlare il romanesco, se si servisse di un italiano forbito o ricercato (o, per restare in tema, del dialetto biellese) verrebbe meno il messaggio che le sue storie cercano di far passare, così come non sarebbe fedele a se stesso.
Zerocalcare parla la lingua del popolo, la stessa dei ragazzi di borgata, dei guidatori degli autobus e della gente nelle piazze. Se non si esprimesse in questa lingua popolare, questa parlata viva che risuona per le strade della Capitale, Zerocalcare non potrebbe dar voce alla gente e alla quotidianità della vita vissuta, sprecata e a volte patita giorno dopo giorno.
Il successo di Zerocalcare
Spesso si è detto che la fama di Zerocalcare sia dovuta, in primo luogo, all’aspetto autobiografico: lui in fondo riporta nei fumetti il suo mondo interiore, il proprio vissuto. Ma la serie tv ha dimostrato che non è solamente questa la ragione del suo successo. Lo stile e la personalità di Zerocalcare sono senza dubbio importanti e danno alla serie un’impronta decisiva, tuttavia a Zerocalcare va dato innanzitutto il merito di essere riuscito a cogliere l’autenticità del nostro quotidiano.
L’universo creato dal fumettista romano è il riflesso di un’intera società, forse del mondo intero.
L’intera narrazione è ricca di metafore di grande valore narrativo, che non ci permettono di ridurre il tutto a un semplice fumetto.
L’abilità di Zerocalcare va ben oltre la grafica, persino oltre il talento artistico; è una forma rara di sensibilità che si trasferisce soprattutto nell’intreccio della storia.
Nell’ultima puntata di Strappare lungo i bordi si tratta un argomento molto delicato. È l’episodio che non ti aspetti e che, in qualche modo, ti conduce a rivalutare tutti i precedenti. Ma è la conclusione degna di una serie che, alla fine, cerca di offrirci una dose salvavita di ironia mista a saggezza per affrontare la quotidianità giorno per giorno.
Perché pur nel nostro egocentrismo di fondo, esacerbato dai social e dalla società capitalistica, siamo tutti dei fili d’erba che piano si muovono nel vento.
E la vita, bisogna ricordarlo, è una cosa bella, anche se a volte fa paura. Anche se a volte lascia delle cicatrici.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Perché vedere "Strappare lungo i bordi" di Zerocalcare, la serie Netflix diventata un cult
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