Louisa May Alcott oggi avrebbe compiuto 190 anni.
L’autrice dell’intramontabile capolavoro letterario Piccole donne nacque il 29 novembre 1832 a Germantown, una cittadina nei pressi di Philadelphia, in Pennsylvania.
Il nome di Alcott è ormai invincibilmente legato al suo romanzo più famoso, letto e amato da intere generazioni. La storia delle quattro sorelle March è diventata immortale e sembra ogni volta ricominciare daccapo in nuovi adattamenti, riproduzioni teatrali e cinematografiche che si adattano alla contemporaneità. Le“ piccole donne” di Alcott, fel resto, rappresentano modelli di donne controcorrenti e indiscutibilmente moderni che non necessitano di molte modifiche per adattarsi alle nuove visioni del femminile.
Pochi tuttavia sanno che il celeberrimo Piccole donne era, in origine, un romanzo nato su commissione. E che, soprattutto, la sua autrice non era affatto felice di scriverlo.
La storia che generazione di lettrici hanno immaginato fosse sgorgata direttamente dal cuore della scrittrice, in realtà lei quel libro lo disprezzava. Quando il suo editore le chiese di scrivere “un romanzo per ragazze”, Louisa May Alcott rispose piccata:
Questo lavoro non fa per me.
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Ciononostante lo scrisse, forse per sfida, o per necessità. Il libro fu dato alle stampe appena quattro mesi dopo e generò un immediato successo di pubblico. Ancora oggi le lettrici non hanno smesso di identificarsi con le sue protagoniste.
Nel 1868 tuttavia Louisa May Alcott non era preparata a tanta visibilità: divenne improvvisamente popolare, proprio lei che per anni aveva scritto storie d’appendice celandosi sotto uno pseudonimo maschile. Louisa, proprio come la sua mitica Jo, amava scrivere torbidi racconti d’avventura o sinistre storie gotiche (come testimonia il manoscritto L’amuleto d’ambra pubblicato postumo) e invece ecco che si trovava ingabbiata in un “romanzo per ragazze” dagli stucchevoli contorni rosa. Non avrebbe mai immaginato di raggiungere il successo a quel modo.
Per sfuggire all’ondata di popolarità crescente, Alcott si ritirò in solitaria sulle Alpi svizzere in cerca di pace. Ma le lettere delle lettrici la raggiunsero anche lì.
Nelle missive un coro di ragazze adoranti la supplicava a gran voce di scrivere un seguito. Lei le detestava.
In una lettera dalla Svizzera, datata 1869, Louisa May Alcott scrisse alla madre:
Vi prego, non mandatemi più lettere da ragazze così ossessionate. Gli infanti rampanti devono imparare ad aspettare.
Definiva il suo pubblico con la parola “infanti”, forse non immaginando che la storia da lei narrata potesse interessare anche degli adulti. Alla fine il seguito comunque lo scrisse, probabilmente soffocata dalle pressioni dell’editore. In lingua originale si intitolava Good Wives (1869), in italiano fu poi reso come Piccole donne crescono. Il titolo già negava il pensiero della Alcott che in una lettera aveva dichiarato tutto il suo disprezzo nei confronti dell’istituzione matrimoniale.
Rivendicava per sé la libertà di non sposarsi mai:
Preferisco essere una zitella libera e remare sulla mia propria barca.
Dietro Piccole donne, uno dei romanzi più letti e meglio invecchiati della storia della letteratura, si nasconde dunque una storia editoriale interessante che riflette parte della biografia della sua autrice.
Scopriamo 5 cose (che forse non sai) su Piccole donne, il libro-capolavoro di Louisa May Alcott che ha stregato generazioni di lettrici (e lettori).
Piccole donne: 5 curiosità sul capolavoro di Louisa May Alcott
Il capolavoro di Louisa May Alcott rischiò di non vedere mai la luce, scopriamone la controversa pubblicazione e tutte le suggestioni che ispirarono l’autrice durante la stesura.
1. Piccole donne era il libro che Louisa May Alcott non voleva scrivere
Quando l’editore della Roberts Brothers Publishing chiese a Louisa May Alcott di scrivere “un romanzo per ragazze”, lei non era affatto interessata. Rispose a denti stretti che era sua intenzione scrivere "un libro morale per i giovani".
In una nota del suo diario in quel periodo scrisse come commento che “le ragazze non le erano mai piaciute” e inoltre ne conosceva poche a parte le sue sorelle. All’epoca i suoi racconti narravano di avventure esotiche o di omicidi sanguinari. Il suo racconto più famoso si intitolava Passione e castigo di Pauline. Louisa May Alcott non poteva immaginare che il libro che non voleva scrivere sarebbe diventato un bestseller con effetto immediato. La prima edizione andò esaurita in sole tre settimane.
2. Le protagoniste di Piccole donne sono le vere sorelle della Alcott
La Alcott conosceva bene i suoi personaggi: Meg, Amy, Beth e Jo. Li aveva modellati a immagine e somiglianza delle sue sorelle, riflettendo nella protagonista ribelle Jo March la rappresentazione più fedele di sé stessa.
Per il personaggio di Meg, Louisa si ispirò a sua sorella Anna. Quieta e posata, Anna vedeva nel matrimonio la via di fuga alla povertà e anche il destino più consono alla vita di una donna.
La sorella May, un’artista che aveva studiato pittura a Boston, ispirò il personaggio di Amy - da notare che il nome è proprio l’anagramma dell’originale. Pare che May avesse esposto uno dei suoi quadri al Salon di Parigi nel 1877.
E infine c’era la cara Elisabeth, detta “Lizzie”, morta a soli 22 anni di scarlattina. Fu lei naturalmente a ispirare il tragico personaggio di Beth.
3. Il libro fu scritto a tempo record
Louisa May Alcott scrisse Piccole donne in un lampo, forse perché spinta da necessità economiche impellenti.
L’autrice scrisse ogni pagina con la stessa rapidità con cui oggi noi lettori le sfogliamo. La stesura di un capolavoro della narrativa fu dunque fulminea e rapida come un gioco. Appena dieci settimane dopo la stesura del primo capitolo, Louisa May Alcott inviò il suo manoscritto all’editore. Meno di quattro mesi dopo Piccole donne era già sugli scaffali di tutte le librerie.
4. Laurie è veramente esistito
Nel 1865, mentre si trovava in viaggio in Europa, Louisa May Alcott incontrò un musicista polacco di nome Ladislas Wisniewski, che lei soprannominò amichevolmente “Laddie”. Cosa accadde realmente tra i due non è dato sapere. Quel che è certo che trascorsero diverse settimane insieme a Parigi. Forse lui si innamorò di lei; ma la scrittrice non ricambiava il sentimento. Forse Louisa rifiutò la proposta di matrimonio, proprio come la sua Jo.
Secondo la biografa Harriet Reisen, in seguito Alcott prese a modello Laddie per creare il personaggio inventato di “Laurie” Laurence.
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5. Jo non era destinata a sposarsi nella storia originale
Nelle intenzioni dell’autrice la sua protagonista Jo non era destinata al matrimonio. Louisa May Alcott fu obbligata a far sposare la sua eroina dalle pressioni dell’editore che lo trovava il finale più conveniente e moralmente corretto.
Nel suo diario tuttavia Alcott scriveva infervorata la sua ribellione, il suo vero finale:
Le ragazze mi scrivono per chiedere chi sposeranno le piccole donne, come se questo fosse l’unico scopo e il fine della vita di una donna. Non farò sposare Jo con Laurie solo per compiacere qualcuno.
Non essendosi mai sposata, Louisa May Alcott non aveva alcuna intenzione di far sposare la sua Jo. Tuttavia, dietro pressione, dovette trovare una sorta di "compromesso insoddisfacente". Decise quindi di creare una sorta di colpo di scena: Jo rifiuta il matrimonio con il ragazzo che la ama da sempre, Theodore “Laurie” Laurence che sarà invece destinato a sua sorella Amy. Alla fine Jo convolerà a nozze con un intellettuale, il professore Friedrich Bhaer, che comunque la stima per la sua intelligenza e non la riduce al ruolo di moglie e casalinga.
Nella vita reale Louisa May Alcott fu un’ardente femminista e suffragetta. Fu una delle prime donne a registrarsi per votare a Concord, in Massachussetts, nel 1879.
In una lettera scrisse all’amico Thomas Niles:
Sono più orgogliosa del piccolo aiuto che ho potuto dare alla causa del suffragio che di tutti i libri che ho scritto...
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: 5 cose che (forse) non sai su “Piccole donne” di Louisa May Alcott
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