È Kazuo Ishiguro, 62 anni (Nagasaki 8 novembre 1954), il vincitore del Premio Nobel per la Letteratura 2017, con la seguente motivazione:
“nei suoi romanzi di grande forza emotiva ha scoperto l’abisso sottostante il nostro illusorio senso di connessione con il mondo”.
Il nome dello scrittore giapponese naturalizzato britannico non era contemplato tra i candidati più probabili alla vittoria del prestigioso Premio dato dall’Accademia svedese. Con la vittoria di Ishiguro, che accontenta Oriente e Occidente, si torna alla tradizione letteraria dopo il premio Nobel per la Letteratura 2016 conferito a Bob Dylan.
Chi è Kazuo Ishiguro - Un riconoscimento a metà tra Giappone e Gran Bretagna. Infatti, nel 1960 l’autore all’età di sei anni era arrivato in Gran Bretagna, dove la sua famiglia si era trasferita. Il soggiorno, che avrebbe dovuto essere temporaneo, divenne definitivo. Ishiguro si laureò nel 1978 in letteratura e filosofia e ora vive a Londra con la moglie scozzese, Lorna MacDougall, assistente sociale, e la loro figlia Naomi. Ishiguro, nel 1986 ha vinto il premio Withbread per il suo secondo romanzo, “Un artista del mondo fluttuante”, il primo libro era uscito nel 1982 “A Pale View of Hills”, “Un pallido orizzonte di colline”. Nel 1989 ha ottenuto un nuovo prestigioso riconoscimento, il premio Booker, per il suo romanzo capolavoro “The Remains of the Day”, “Quel che resta del giorno” dal quale è stato tratto nel 1993 il celebre film omonimo di James Ivory, protagonisti Christopher Reeve, Anthony Hopkins ed Emma Thompson. “When We Were Orphans”, “Quando eravamo orfani” è del 2000. Nel 2005 Ishiguro ha vinto il Premio Alex con “Never Let Me Go”, “Non lasciarmi”, dal quale è stato tratto un film con la regia di Mark Romanek (2010). Il suo settimo romanzo, “The Buried Giant”, “Il gigante sepolto” è stato pubblicato negli Usa e nel Regno Unito nel marzo 2015. Dopo dieci anni di silenzio, Ishiguro, il quale scrive in lingua inglese e si firma col cognome preceduto dal nome, ha redatto un romanzo mitologico, sulle orme di Tolkien, ambientato nella Britannia del V secolo, con orchi, draghi e giganti. Nel 2008 il “Times” ha incluso Ishiguro tra i cinquanta più grandi autori britannici dal 1945.
Scrittura tersa, rarefatta, cura dei dettagli, fanno di Ishiguro uno scrittore raffinato che ha nel nostro Paese molti estimatori. Non a caso il suo libro preferito è “Il Gattopardo”, ovvero la metafora assoluta del potere. Il bagaglio culturale di Ishiguro è
“Il western e i film sui Samurai. Non ho letto Tolkien né George R. R. Martin, ma so tutto del cinema di Sergio Leone e di John Ford. Amo anche i film di Kurosawa e di Kobayashi, l’uno l’opposto dell’altro. In Kurosawa i samurai sono eroi da rispettare, mentre Kobayashi fu un comunista disilluso dal Giappone, che dimostrò quanto fosse corrotta la tradizione del militarismo”
ha dichiarato in un’intervista lo scrittore.
Di tutta la produzione letteraria del Premio Nobel 2017, tutti i suoi romanzi sono tradotti in Italia da Einaudi, ci piace citare una simbolica frase che si trova nelle pagine finali di “Quel che resta del giorno”, tratta dal dialogo tra gli ormai anziani protagonisti Mr Stevens e Sally Kenton:
“... la sera è la parte più bella della giornata. E forse allora vi è del buono nel consiglio secondo il quale io dovrei smettere di ripensare tanto al passato, dovrei assumere un punto di vista più positivo e cercare di trarre il meglio da quel che rimane della mia giornata”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Premio Nobel per la Letteratura 2017 a Kazuo Ishiguro, scrittore del "mondo fluttuante"
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