Walter Mori (Mondadori Publishers), Public domain, via Wikimedia Commons
Nella scena finale del film dedicato alla sua vita Solo per passione, la fotografa Letizia Battaglia legge una toccante poesia dell’autore americano Ezra Pound dal titolo Quello che veramente ami rimane, che sembra contenere il suo testamento spirituale.
Nella pellicola di Roberto Andò, le fotografie in bianco e nero scorrono in sottofondo e sembrano rievocare una serie di memorie, ricordando la vera eredità umana di Letizia Battaglia che si snoda attraverso le immagini viste dai suoi occhi speciali, attenti, capaci di immortalare il mondo attraverso il flash fulminante, fatale che inchioda la percezione alla transitorietà effimera dell’istante.
Battaglia attraverso i suoi scatti fotografici era riuscita nell’impresa di “Aver raccolto dal vento una tradizione viva/o da un bell’occhio antico la fiamma inviolata” decantata da Pound stesso nella sua poesia.
L’incontro tra Letizia Battaglia ed Ezra Pound
Letizia Battaglia aveva incontrato di persona Ezra Pound a Venezia, quando lei aveva appena ventisette anni. Ai suoi occhi non era uno dei più grandi poeti americani del Novecento, ma “un vecchio uomo con la barba”. Quell’incontro ebbe un’impressione fortissima su di lei, si incise sulla sua persona come un marchio di fuoco. I due si guardano e immediatamente si capiscono: Letizia guarda il poeta negli occhi e scoppia a piangere perché lui “capiva”. In seguito la grande fotografa disse:
Dopo quell’incontro il canto 81 dei Canti Pisani è diventato la mia vita: “Strappa da te la vanità. Ti dico strappala”.
L’incontro con Ezra Pound fu per lei la scintilla, l’invito a trovare la “realizzazione di sé”. Non poteva dunque scegliere altra poesia che i versi di Pound per dare al mondo il suo commiato. Letizia disse che a dare un senso alla sua carriera era ancora lo scatto intentato, la fotografia mancante, quella mai scattata.
La poesia I Canti Pisani di Ezra Pound
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Il vero titolo della poesia di Ezra Pound Quello che veramente ami rimane è in realtà Canti Pisani. I Canti furono scritti da Pound durante la prigionia nel campo di concentramento di Pisa, e pubblicati nel 1948.
Pound fu infatti prelevato il 3 maggio 1945 dalla sua casa di Rapallo da due partigiani e venne in seguito condotto prima a Lavagna, poi a Genova dove subì lunghi interrogatori. Venne accusato di alto tradimento, per una presunta propaganda anti-americana durante un programma in una radio fascista. Fu quindi consegnato alla polizia militare alleata che lo fece internare in un campo di prigionia nei pressi di Pisa. Qui il poeta scontò una terribile pena, detenuto in una gabbia di ferro costruita appositamente per lui nel cortile della prigione militare: dormiva sul cemento, avvolto nelle coperte, bruciato dal sole, bagnato dalla pioggia. In seguito fu trasferito in America in un manicomio criminale dove avrebbe trascorso tredici anni.
Il poeta dunque scrisse questi versi in un campo di concentramento, in condizioni disumane, mentre attendeva l’esecuzione finale, che fortunatamente gli fu risparmiata
Terminato questo breve ma necessario preambolo, scopriamo testo e analisi della poesia.
Quello che veramente ami rimane: testo della poesia di Ezra Pound
Quello che veramente ami rimane,
il resto è scorie
Quello che veramente ami non ti sarà strappato
Quello che veramente ami è la tua vera eredità
Il mondo a chi appartiene, a me, a loro
o a nessuno?
Prima venne il visibile, quindi il palpabile
Elisio, sebbene fosse nelle dimore d’inferno,
Quello che veramente ami è la tua vera eredità
La formica è un centauro nel suo mondo di draghi.
Strappa da te la vanità, non fu l’uomo
A creare il coraggio, o l’ordine, o la grazia,
Strappa da te la vanità, ti dico strappala
Impara dal mondo verde quale sia il tuo luogo
Nella misura dell’invenzione, o nella vera abilità dell’artefice,
Strappa da te la vanità,
Paquin strappala!
Il casco verde ha vinto la tua eleganza.
“Dominati, e gli altri ti sopporteranno”
Strappa da te la vanità
Sei un cane bastonato sotto la grandine,
Una pica rigonfia in uno spasimo di sole,
Metà nero metà bianco
Né distingui un’ala da una coda
Strappa da te la vanità
Come son meschini i tuoi rancori
Nutriti di falsità.
Strappa da te la vanità,
Avido di distruggere, avaro di carità,
Strappa da te la vanità,
Ti dico strappala.
Ma avere fatto in luogo di non avere fatto
questa non è vanità. Avere, con discrezione, bussato
Perché un Blunt aprisse
Aver raccolto dal vento una tradizione viva
o da un bell’occhio antico la fiamma inviolata
Questa non è vanità.
Qui l’errore è in ciò che non si è fatto, nella diffidenza che fece esitare.
Analisi della poesia
Quello che veramente ami rimane appartiene precisamente alla seconda parte del Canto LXXXI dei Canti Pisani. Non sono versi facili quelli di Pound, procedono per illuminazioni, per intuizioni improvvise come in un’epifania spirituale. C’è chi ha paragonato le sue poesie al satori giapponese, ovvero all’esperienza buddista del risveglio dello spirito.
Nei suoi celebri Cantos il poeta sembra smarrire ogni coordinata spazio-temporale e presentare l’esistenza umana come una foresta di simboli nei quali è quasi impossibile districarsi.
Il frammento che comprende Quello che veramente ami rimane può essere visto come il tentativo di ricomposizione di un’anima effettuato da Pound attraverso la scrittura poetica. Queste parole possono essere lette come i pensieri di un condannato a morte che attende l’esecuzione finale, sapendo che presto arriverà senza scampo come un destino.
I critici hanno paragonato la struttura concettuale dei Cantos di Pound all’Ulysses di Joyce e all’opera The Waste Land di T.S. Eliot. I canti scorrono come una sinfonia di frasi in libertà prive di un nesso conduttore: il fine del poeta è catturare il pensiero nel suo svolgersi, l’essere in divenire. Attraverso una manciata di versi Ezra Pound riesce ad evocare una visione che - come osserva il critico Giovanni Raboni - tuona con l’impeto di un’Apocalisse.
Il verso più volte reiterato "Strappa da te la vanità" è il vero leitmotiv di tutto il canto e può essere letto come un’esortazione a rimanere umili e a non essere animati dal desiderio di onnipotenza. Nel finale poi c’è la vera e propria intimazione "Ti dico strappala, non fu l’uomo
A creare il coraggio, o l’ordine, o la grazia" che sembra allontanarsi da una visione antropocentrica del mondo. Tu uomo, dice Pound, non sei Dio e devi ricordare che ci sono forze a te superiori che non sei in grado di governare. L’invito del poeta sembra far riferimento alla natura (indicata con una perifrasi come “il mondo verde”, Ndr) e al suo mistero impalpabile che ci circonda:
Impara dal mondo verde quale sia il tuo luogo.
È questo il messaggio finale di Ezra Pound che ormai quasi settantenne, scalzo, si trovava rinchiuso nella “cella della morte” che misurava un metro e ottanta per due metri. Di fronte a lui c’erano le sbarre di acciaio con una rete spinata. Il poeta imprigionato non teme più l’umiliazione e la sconfitta, in un certo senso ha ormai toccato il fondo. Ma proprio da quel fondo percepisce l’intima connessione spirituale con tutte le cose e ci consegna il più profondo e intenso messaggio di vita: la nostra appartenenza al mondo e al grande ciclo perpetuo e continuamente rinnovato dell’esistenza.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Quello che veramente ami rimane”: testo e analisi della poesia di Ezra Pound citata nel film di Letizia Battaglia
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Grazie mille per l’interessante articolo, non sapevo dell’incontro fra Pound e Battaglia.
In realtà, secondo David Moody, autore dell’ultima e dettagliatissima biografia di Pound (Ezra Pound: Poet), a prelevare Pound dalla sua abitazione furono due fascisti che sapevano delle sue trasmissioni per l’EIAR, e che volevano consegnarlo agli alleati pensando di ottenere di una ricompensa. Pound fu poi interrogato da alcuni partigiani che lo rilasciarono subito, e chiese lui stesso di essere consegnato ai suoi connazionali, che infatti lo detennero la sera del 3 maggio 1945, quando Pound (nato il 30 ottobre 1885) era quasi sessantenne.
Mi piace seguire il vostro sito dove postate poesie e analisi critiche molto interessanti. Non sapevo che Ezra Pound e Letizia Battaglia si conoscessero. Mi ha molto colpito la poesia Quello che veramente ami rimane. È una poesia complessa, ricca di metafore a volte oscure, ma quello che rimane impresso è l’invito del poeta a strappare da sé ogni vanità, a liberarsi da meschini rancori, a imparare dalla natura il proprio posto, senza credersi onnipotente. È salvifico sapere che quanto ami veramente è destinato a rimanere.