Grande attesa nell’auditorium del Centro congressi “La Nuvola” di Roma per l’incontro con Roberto Saviano e Michela Murgia. I due scrittori, per la prima volta assieme su un palco, hanno dialogato a partire dal tema fondante della manifestazione“ Più libri Più liberi 2021”: la libertà.
Per l’occasione è stata presentata la graphic novel pubblicata da Roberto Saviano per Bao Publishing dal titolo, Sono ancora vivo, con le illustrazioni di Asaf Hanuka.
L’evento si è aperto con una video-intervista concessa dallo scrittore e dissidente turco Ahmet Altan a Silvia Barbagallo, curatrice del programma della fiera editoriale romana. Altan ha trasmesso un messaggio fondamentale, sul quale si è successivamente intessuta la conversazione tra i due scrittori:
La letteratura offre la possibilità di scegliere. È grazie ai libri che ero libero anche dentro le mura della prigione.
Roberto Saviano: "Sono vivo a metà"
Roberto Saviano si collega alla storia dello scrittore turco, pubblicato in Italia da edizioni E/O, spiegando:
Altan ha voluto essere fotografato in carcere mentre sorrideva. In prigione, ma con il sorriso. Perché suo padre aveva fatto lo stesso quando era stato processato.
La storia di Ahmet Altan, il coraggio dello scrittore, sono il punto di partenza per una riflessione sul concetto di libertà.
Avevo 26 anni la prima volta che mi hanno chiesto di fare testamento.
racconta Saviano
Questa cosa paradossalmente mi ha dato speranza, mi dicevo: tra tre anni in ogni caso sarà finita, basta. Invece ancora oggi, dopo sedici anni, sono vivo a metà. Non sono una vittima, ma sono sempre nel mirino dei giustizieri. Sopravvivere vuol dire portarsi addosso il peso della battaglia.
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Non passa inosservata l’accusa di Roberto Saviano a Matteo Salvini, leader della Lega. "Salvini mi querela sulla carta intestata del Ministro degli Interni", ha dichiarato Saviano "di fatto così non è lui a querelarmi, ma l’istituzione stessa. Era da circa un ventennio che non succedeva una cosa del genere."
Roberto Saviano delinea il ritratto di una vita condizionata dalle minacce, dall’odio: un incubo vero. È la paura di precipitare in quest’incubo, spiega lo scrittore, che conduce le persone a non prendere una posizione decisiva, a starsene ai margini.
Saviano ribadisce il legame, sotterraneo, intangibile, tra mafia e politica: due mondi che portano soldi, portano voti e consensi e spesso continuano a tessere legami nell’ombra.
Il punto, osserva Saviano, è scegliere da quale parte stare: e se questo significa essere una vittima o un sopravvissuto, bisogna assumersene la responsabilità.
Ho capito qual è il trucco della pietra filosofale, ciò che trasforma la materia in oro. È la scelta, il gioco si basa sempre sulla scelta.
Michela Murgia: "L’ironia ci salverà"
Michela Murgia dice che il libro che l’ha liberata è stato la Bibbia, caposaldo del pensiero occidentale. Un libro che l’ha resa più femminista, più comunista e più credente.
In seguito Murgia incalza Saviano con l’ironia arguta e sagace, che dice l’essenziale e riesce a strappare un sorriso persino nella rivelazione del dramma.
Saviano non è benvoluto da nessuno. Non c’è nessun partito politico, nessun personaggio pubblico che lo difende. Nemmeno la Sinistra lo vuole più come elemento, per così dire, decorativo.
Mentre il pubblico dell’auditorium esplode in un applauso fragoroso, cui si accompagnano altrettante risate, la riflessione si fa più seria. È opportuno infatti analizzare il ruolo dell’intellettuale nella nostra società.
L’intellettuale purtroppo non ha un potere di sistema. L’unico potere che hai sono le tue parole. Non hai l’immunità parlamentare, non hai alcuna difesa né attenuante.
osserva Michela Murgia
Paghi la tua pena con il corpo. E in questo, permettetemi di dire, nella società di oggi il corpo di una donna che prende una posizione pubblica è un bersaglio naturale.
Infine Murgia invita Saviano a ridere di più, a sottoporsi al battesimo dell’ironia. Ricordarsi che la loro opposizione è frutto della gioia e non del rancore. L’ironia della battuta, osserva Michela Murgia, è fondamentale per difendersi di fronte alle offese.
Ma in tutto questo dobbiamo ricordare che le parole sono un’arma potentissima, l’unica arma con cui possiamo difenderci.
Questa frase così semplice, forse la più povera e nuda dell’imponente intervento di Michela Murgia e Roberto Saviano, racchiude il nocciolo dell’intero discorso.
Le parole sono un’arma potentissima, un veicolo di libertà, l’ultimo baluardo di difesa contro la tirannia del potere, contro la calunnia e l’offesa, contro la resistenza all’Ideale. E ce ne hanno dato prova due autentici maestri delle parole che hanno fatto di quella frase un modello di vita.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Siamo ancora vivi”: Roberto Saviano dialoga con Michela Murgia a Più libri Più liberi
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