Cos’è la semantica? Ecco una di quelle domande cui in apparenza tutti sanno rispondere, ma cui nella verità nessuno sa rispondere davvero. La semantica è una scienza, nello specifico riguarda quel ramo della linguistica che studia il significato delle parole, oltre la loro morfologia e la loro fonetica.
Tuttavia è difficile rispondere in modo univoco alla domanda “cos’è la semantica?” perché ci sono molte teorie semantiche e, negli anni, le differenze si sono fatte più evidenti rispetto ai punti di contatto.
Il termine semantica fu coniato nel 1883 dal francese Michel Bréal con l’intenzione di indicare lo studio scientifico del significato. Ma è davvero possibile uno studio scientifico del significato? Il concetto di simbolo e della sua interpretazione rappresenta un vero rompicapo sul quale si sono interrogati anche i maggiori filosofi greci, da Platone nel Cratilo ad Aristotele nel saggio Sull’interpretazione.
La risposta è più insidiosa di quel che si pensi. Cos’è la semantica? Vediamolo nell’analisi.
Dalla semantica strutturalista agli studi contemporanei
La concezione di Aristotele, secondo cui c’è un legame convenzionale tra espressione e contenuto, fu ripreso da alcuni dei più autorevoli linguisti tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento.
A partire dal contributo del linguista e semiologo svizzero Fernande de Saussure, nel primo Novecento, il significato delle parole viene rivendicato come indipendente ontologicamente dalla loro controparte fonetica e grammaticale. Saussure affermava che la lingua era una “griglia di lettura” che ci permetteva di comprendere il mondo esterno: questa griglia, a giudizio del linguista, variava da cultura a cultura.
La ricerca di Saussure attribuiva alla semantica l’organizzazione peculiare del lessico di una lingua, avendo chiara la concezione della lingua come sistema in cui a ogni espressione (significante) corrispondeva un contenuto (significato); ogni segno linguistico dunque rappresentava intrinsecamente un’entità a due facce (significante/significato), dal punto di vista di Saussure la linguistica teorica non doveva basarsi su studi extralinguistici, ma limitarsi al proprio contributo nell’ambito di appartenenza in quanto ogni comunità linguistica sviluppa in modo diverso la terminologia in campo concettuale. Negli anni, naturalmente, la ricerca si è evoluta e oggi quando parliamo di semantica ne prendiamo in esame una definizione allargata, consapevoli che lo studio concettuale non si limita a un rigido binarismo ma comprende molte sfumature, tante quanto sono le varie culture e lingue del mondo. La ricerca oggi tiene conto della componente dinamica del linguaggio, quindi si è in parte svincolata dalla componente strutturalista di Saussure e si è aperta anche ad altre discipline, prendendo in esame la lingua come prodotto di contaminazioni culturali e di fattori anche extra-linguistici.
Nello studio del significato delle parole non abbiamo una dimensione univoca, anzi, spesso un termine può presentare “vaghezza” e “ambiguità” a seconda del contesto o della situazione in cui è pronunciato. La conoscenza del parlante, il contesto culturale in cui è inserito possono condizionare in modo determinante la semantica del linguaggio.
Questa branca della linguistica dunque, in un contesto contemporaneo svincolato dal rigido strutturalismo saussuriano, analizza il legame tra espressione verbale e tutto ciò che riguarda il mondo extralinguistico.
L’origine della semantica
Il termine semantica fu coniato dal glottologo francese Michel Bréal nel 1883 come sostituto di semiasologia una disciplina, antenata della moderna semantica, che si occupava di studiare il fenomeno del linguaggio nel suo sviluppo nel luogo e nel tempo, quindi dal punto di vista diacronico e diatopico.
I primi studi della semantica furono rivolti essenzialmente al mutamento di significato delle parole e all’origine della lingua, ma attorno al XIX, con il Positivismo, avvenne un cambiamento: gli studi si indirizzarono più all’analisi sociale della lingua, mettendo in luce il fatto linguistico come indipendente dalle forme prestabilite.
Secondo Bréal con semantica si definiva “lo studio delle trasformazioni di senso”; si tratta indubbiamente del settore più complesso degli studi linguistici, perché è difficile procedere nell’analisi del significato tramite strumenti scientifici e arbitrari, quindi la semantica deve cercare di congiungere in sé i diversi approcci disciplinari dalla linguistica alla storia, dalla psicologia alla sociologia.
I campi della semantica
Per campo semantico in linguistica si intende l’area di significato di una parola o di un determinato gruppo di parole che appaiono in stretta relazione di significato.
Ciò che rende la semantica una disciplina insidiosa, la più insidiosa della linguistica, è il fatto che il significato non sia di per sé un’entità definibile in maniera univoca. Va da sé che l’approccio semantico alla lingua preveda una naturale multidisciplinarietà. Fateci caso, uno dei maggiori errori comunicativi è dato proprio da un’errata comprensione del significato del messaggio da parte di uno dei parlanti coinvolti in una determinata comunicazione.
La semantica dimostra il ruolo dinamico del linguaggio in un contesto testuale ed extratestuale: una parola non ha sempre lo stesso significato, ma varia in relazione al contesto e alla conoscenza esterna. Inoltre i sistemi semantici delle diverse lingue del mondo non combaciano: ad esempio il colore bianco, nella lingua italiana abbiamo un solo modo per definire il colore bianco, mentre la lingua eschimese comprende una gamma di infinite sfumature di bianco proprio perché il popolo eschimese è immerso in un mondo in cui il bianco del ghiaccio può apparire diverso dal pelo bianco dell’orso polare. Lo stesso accade per altri termini linguistici: per esempio nella lingua tedesca non è presente la distinzione italiana tra “bosco” e “foresta”.
Da questo punto di vista lo studio della semantica si connette anche ad altri campi del sapere, come l’antropologia e la sociologia. L’analisi del significato del linguaggio ci induce a domandarci: esiste davvero il relativismo culturale? Il linguaggio descrive la realtà così come è, oppure è un filtro?
Su questo si è interrogata a lungo anche una disciplina chiamata filosofia del linguaggio che ha avuto uno dei suoi massimi esponenti nel filosofo Ludwig Wittgenstein.
La semantica nella linguistica moderna: da Saussure a Umberto Eco
Secondo la concezione della linguistica moderna, dunque, le diverse lingue ci restituiscono immagini diverse della realtà: ogni lingua rispecchia, attraverso la sua struttura, la concezione del mondo del popolo che la parla. La linguistica contemporanea presenta vari approcci, dal metodo strutturalista derivato da Saussure, al metodo cognitivo sino all’approccio interpretativo di Umberto Eco.
Lo strutturalista vede la parola come elemento di un sistema, dunque analizza tutti gli elementi di un dato sistema per pervenire al suo significato: il valore di un significante, secondo Saussure, è dato dal suo significato quindi dalla relazione tra questo termine e la struttura in cui è inserito che può essere gerarchica, di sinonimia oppure di opposizione.
L’approccio di Umberto Eco, ad esempio, si discosta dal rigido strutturalismo di Saussure e vede nella semantica una teoria della comprensione. Il significato non è solo il significato, il significato è il modo in cui noi comprendiamo determinate strutture linguistiche. La comprensione, dunque, riguarda una serie di conoscenze che non sono strettamente verbali ma riguardano la psicologia, l’immagine, l’esperienza individuale.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Semantica: cos’è e cosa studia
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