In primis, come è scritto: in modo raffinato, elegante; “Gli innocenti” ricorda le grandi scrittrici francesi non proprio recenti, ovvero Marie Cardinal e Françoise Sagan.
Poi la storia: due personaggi “rappresi” nel tempo e nello spazio.
Jacopo è stato un bambino adottato, lo attesta l’Istituto degli Innocenti a Firenze, dove la madre naturale rimane ostinatamente nascosta e, quindi, il bambino che poi diverrà un ragazzo, trova conforto nella musica e nella pratica del violino.
Dasha, invece, vive a Tirana, in Albania, ma tutto sta crollando: le case, il governo, le teorie marxiste. Gli albanesi arrivano con i primi barconi della speranza, attraccando a Brindisi, perché l’Italia, per loro, è soprattutto il Paese che vedono in televisione: opulento, ricco di occasioni, di belle donne e di champagne.
Dasha arriva in Italia con il fidanzato albanese che, però, si trasformerà nell’artefice di un incubo, quando i due cominceranno a convivere.
Il violoncello non era la prima scelta di Dasha ma poi ha incominciato ad amarlo.
Quando i due protagonisti si ritrovano nello stesso concerto, Jacopo ha delle fantasie su Dasha ma si trattiene, dal momento che ci sono almeno più di vent’anni di differenza di età.
Dasha prova subito un sentimento d’amore verso quell’uomo così grande rispetto a lei; è la Provvidenza che li ha fatti unire e sarà difficile farli litigare.
I capitoli, Paola Calvetti li trasforma in movimenti, vivace non troppo è, ad esempio, il terzo movimento; il primo movimento è, invece, allegro.
La musica è sempre stata una costante nei libri di Paola Calvetti ma mai aveva parlato così tanto di musica con la scusa di rispondere alla domanda: «Le piace Brahms?».
Non tutto andrà bene nella storia d’amore tra Jacopo e Dasha: la differenza di età, le ambizioni di ciascuno e tante altre cose che è opportuno tenere celate, per poi gustare il libro tutto d’un fiato.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: In libreria l’ultimo libro di Paola Calvetti: un romanzo raffinato
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