Il 21 gennaio 1949 debuttava al teatro Eliseo di Roma per la regia di Luchino Visconti la prima versione italiana di Un tram che si chiama Desiderio del drammaturgo statunitense Tennessee Williams.
Sono passati oltre settant’anni dalla prima rappresentazione italiana, che vedeva per protagonisti Marcello Mastroianni e Vittorio Gasmann e vantava la scenografia di Franco Zeffirelli, ma Un tram che si chiama Desiderio non ha perso la sua potenza performativa né la sua poesia.
La pièce, scritta da Tennessee Williams, è infatti considerata una delle migliori opere teatrali del XX secolo e valse al suo autore il premio Pulitzer per la drammaturgia nel 1948.
Ma qual è il motivo per cui Un tram chiamato Desiderio è considerato un capolavoro indiscusso?
Un tram che si chiama Desiderio: la trama
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Un tram che si chiama Desiderio, il cui titolo originale è A Streetcar named Desire, ebbe il merito di mettere per la prima volta la società americana allo specchio.
La pièce teatrale parlava di argomenti scottanti per la società dell’epoca, quali la malattia mentale, l’omosessualità, la ninfomania, la questione razziale, offrendo un ritratto drammatico della società del Dopoguerra che si riflette - immutato - nell’attualità.
Il dramma di Williams narra infatti la storia di Blanche DuBois che si trasferisce a New Orleans, a casa della sorella Stella. All’apparenza ciò che spinge Blanche al trasferimento è una grave ragione economica, ma presto emerge dell’altro. La donna infatti afferma di aver dovuto abbandonare il suo mestiere di insegnante a causa di frequenti crisi di nervi.
Nella casa di New Orleans c’è anche Stanley Kowalski, il marito di Stella, un uomo rude di origini polacche. Tra lui e la cognata i rapporti si fanno subito tesi. Blanche, educata al bello e alle arti, si lamenta della sciatteria della casa, mentre Stanley rappresenta il prototipo dell’uomo volgare, arrogante e maschilista.
Un tram che si chiama Desiderio: il conflitto
I conflitti tra i due personaggi, decisamente agli antipodi, governano la tensione dell’intera opera sino alla tragedia finale. Stanley cerca di far luce a tutti i costi sul misterioso passato di Blanche, intuendo che la cognata nasconde qualcosa. Nel frattempo la donna, infastidita dalle scenate di lui e dalla sua continua ubriachezza, cerca di convincere la sorella Stella a lasciarlo, ma lei non vuole saperne perché è profondamente invaghita del marito.
Nel corso della storia emerge anche l’antitesi tra le due donne protagoniste: Blanche e Stella sono completamente diverse. Una è cacciatrice, l’altra è preda. Blanche è contraddittoria, lacerata dalle sue stesse contraddizioni, una sognatirce appassionata che vive nella sua fantasia. Stella è invece mite, realista, innamorata della rudezza del marito e saldamente ancorata alla praticità della vita.
L’intera opera di Tennessee Williams è governata dalle pulsioni di sesso e violenza, la teoria contrasto“ eros e thanatos” come la intendevano gli antichi Greci. Queste pulsioni si riflettono nei protagonisti esasperando le loro azioni sino al parossismo.
Stanley scopre che Blanche è stata espulsa dalla scuola in cui lavorava per aver intessuto una relazione con uno studente. La donna nel frattempo racconta a un amico di Stanley, Mitch, di cui si è invaghita, la storia del suo primo marito: Allan Grey.
Blanche confessa di aver scoperto l’omosessualità del marito Allan e di averlo lasciato dopo aver fatto una scenata. L’uomo, avvilito dal suo abbandono, decise quindi suicidarsi. Da quel momento la donna ricollega il suo primo amore - il marito - all’idea del suicidio e quindi alla morte, ed è proprio questo che genera le sue crisi nervose.
La purezza di Blanche, che ha trovato a lungo rifugio nell’illusione, nei vaneggiamenti, nella poesia e nelle lettere, dovrà soccombere alla violenza finale di Stanley che causerà il suo definitivo crollo psicologico.
Nella scena finale dell’opera Blanche si affida di buon grado all’uomo che la accompagnerà in un ospedale psichiatrico, affermando:
Ho sempre confidato nella gentilezza degli estranei.
Un tram che si chiama Desiderio: analisi e commento
Tennessee Williams ha riportato nell’opera teatrale un’interessante analisi psichica. Era la prima volta che la psicologia di una donna veniva sviscerata così a fondo. Blanche Dubois è un personaggio complesso e sfaccettato, che anticipa la rivoluzione femminile che avrebbe avuto luogo negli anni ’60.
Il testo del drammaturgo americano è intessuto di metafore e similitudini, non passa certo in secondo piano l’attenzione che Tennessee riserva ai nomi dei suoi personaggi: Blanche come bianco, puro; Stella come splendore, abbaglio.
Il desiderio è il tema portante dell’opera, ma anche un tram simbolico su cui i personaggi viaggiano per tutto il tempo. Ciascuno è trascinato, nel suo percorso, da questa spinta irriducibile.
L’opera di Williams è connotata da un duro realismo che sfocia in tragedia, ed è il ritratto più lucido, cupo, tormentato dell’America divisa del secondo dopoguerra che assisteva al lento declino del mondo agiato della vecchia borghesia sudista.
Il drammaturgo americano fu il primo a portare sulla scena la fragilità psicologica e il dramma della memoria che può rendere la persona ostaggio di un ricordo.
La pièce teatrale fu portata sul grande schermo nel 1951 dal regista Elia Kazan nell’omonimo adattamento cinematografico con Marlon Brando e Vivien Leigh. Il film vinse quattro premi Oscar, di cui uno a Vivien Leigh come miglior attrice protagonista.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Un tram che si chiama Desiderio: il dramma immortale di Tennessee Williams
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