Allucinazioni
- Autore: Oliver Sacks
- Genere: Scienza
- Casa editrice: Adelphi
- Anno di pubblicazione: 2013
Gregor Samsa si sveglia una mattina e scopre di essere diventato scarafaggio (Kafka). In “Le Horla” (Maupassant) il protagonista deve vedersela col suo doppio autoscopico (e malevolo) che lo sospinge alla pazzia; più o meno come accade a William Wilson in un racconto di Poe. E non è che la letteratura medica sia immune da esperienze insolite scambiate per epifanie soprannaturali: luci in fondo al tunnel nei casi di pre-morte, viaggi extra-corporei sul letto d’ospedale, illusioni uditive e/o olfattive, agonizzanti visitati da folle di persone venute a traghettarli nell’aldilà. Le allucinazioni sarebbero - insomma - tutt’altro che prerogativa del decorso schizofrenico punto e basta.
Da quanto si desume dall’ultimo lavoro del neurologo Oliver Sacks (“Allucinazioni”, Adelphi, 2013) - due individui su tre, nel corso della vita, hanno fatto o faranno (più o meno consapevolmente) esperienza di visioni. Si tratti di abbagli dovuti a malattie neurodegenerative, assunzione di droghe, farmaci, proiezioni ipnagogiche, infezioni, epilessia, casi di stress post-traumatici, emicranie, il discorso è sempre quello e non cambia: proiezioni adulterate del cervello. I più le temono, altri le assecondano o finiscono molto semplicemente con l’abituarvisi, col tempo.
Com’è nello stile tipico di Sacks, anche questo libro non lesina resoconti di prima mano sull’argomento: pazienti (anche celebri) che hanno dovuto vedersela con stati di alterazioni progressiva di coscienza (ricordate il bel film di Ken Russell?), al punto da indurre l’autore a scrivere che
“le allucinazioni hanno sempre avuto un ruolo importante nella nostra vita mentale e nella nostra cultura. In effetti, dovremmo chiederci in quale misura l’arte, il folclore e perfino la religione abbiano avuto origine da esperienze allucinatorie”.
Una tesi non priva di fondamento: e se tutta la progenie mitologica di gnomi, fate & folletti discendesse da più “pragmatiche” allucinazioni lillipuziane? E se l’atavica credenza in demoni e/o streghe, invece da uno strato di costrizione derivato dagli incubi notturni? E se gli stati estatici di mistici e eremiti da crisi epilettiche? Per tornare - in ultima sintesi - al libro, va detto ancora che conferma il talento scientifico-narrativo del neurologo-scrittore, peraltro capace di mettersi in gioco in prima persona, come quando racconta il proprio faccia a faccia con gli stati alterati di percezione ai tempi in cui era un giovane ricercatore beat. Un Sacks che giganteggia pagina dopo pagina, acuto e accattivante, davvero al suo meglio.
Allucinazioni
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