Breve storia amorosa dei vasi comunicanti
- Autore: Davide Mosca
- Genere: Romanzi d’amore
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2019
Breve storia amorosa dei vasi comunicanti di Davide Mosca (Einaudi, 2019) è sì una storia romantica tra due persone, come ci si può facilmente immaginare dal titolo, ma è anche il racconto del ritrovato amore per se stessi.
Remo ha ventiquattro anni ed è intrappolato in un corpo che non riconosce più. La sua vita fa fatica a ingranare e l’unica ancora di salvezza è il cibo, anche se Remo sa benissimo che ogni chilo che guadagna lo fa precipitare sempre di più in quell’abisso di cui non riesce a vedere il fondo. E laggiù la sua fidanzata non è disposta ad accompagnarlo. Chiuso in casa da solo, divoratore di tutto ciò su cui riesce a mettere le mani, Remo viene a sua volta divorato dal quel pozzo oscuro. Più il suo corpo diventa ingombrante e più, paradossalmente, lui si sente scomparire. La forza di lottare per la sopravvivenza viene meno e l’unica cosa in cui è ancora possibile sperare è un miracolo. Dopo essere stato lasciato, una sera, mentre è al bar con vecchi amici, Remo conosce Margherita, una liceale che sembra riflettere esattamente il suo contrario. Margherita infatti ha un corpo fragile, la pelle tesa sulle ossa appuntite, un taccuino sempre a portata di mano su cui segnare le calorie delle poche pietanze che smangiucchia di tanto in tanto. Remo ancora non lo sa, ma quella ragazzina che pian piano si sta consumando sarà proprio quel miracolo in cui alla fine non credeva neanche più.
Quella sera i due scoprono di avere innumerevoli argomenti da condividere e continueranno a farlo per i mesi successivi. Il loro rapporto è tenero, mai invadente, a tenerli legati sono forse soprattutto quei due corpi così diversi eppure così simili nell’essere lo specchio di un caos interiore che non sa essere placato, se non trovando sfogo nei modi più dannosi.
E, come se fossero dei vasi comunicanti, i loro corpi ritrovano pian piano l’equilibrio, quasi che le calorie che non vengono più assunte da una parte scivolassero dall’altra, riportando vigore. La bilancia su cui salgono la notte di Capodanno è la loro testimone e a quel punto niente ha più importanza, se non il fatto che si sono salvati e che un futuro è ancora possibile. Forse non necessariamente insieme, ma sicuramente più liberi e leggeri e allo stesso tempo più solidi, senza paura di andare in pezzi.
“Essere in strada è quanto ci basta: si tratta poi di mettere un piede davanti all’altro senza pensare ad alcun traguardo.
Come si riprende in mano la propria vita? Come si fa a raccogliere i cocci? Non si raccolgono. In fondo, ciò che è andato in frantumi è lo specchio, il nostro riflesso, l’idea che ci eravamo fatti di noi. Non avevo alcuna voglia di incollare i frantumi, E poi per cosa? Per ritrovarmi un’immagine deformata? Avevo voglia di una nuova visione di me, di un nuovo sogno.”
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