Il profanatore di biblioteche proibite di Davide Mosca

Convinta di iniziare tutt’altro tipo di lettura, con Il profanatore di biblioteche proibite (Newton Compton, 2013) di Davide Mosca mi sono casualmente imbattuta nella narrazione a tinte gialle degli albori della città dove vivo, Roma.

Un’antichissima confraternita ingaggia un personaggio ambiguo e misterioso, che si fa chiamare il Colonnello, per cercare uno dei massimi esperti della storia della fondazione di Roma, il professor Lazzari.
Costui, ormai abbandonata la vita accademica, conduce vita ritirata e gestisce una piccola enoteca. Sembra abbia scelto, di proposito, di nascondersi alla ricerca e alla notorietà.

«Sì. Ho ammainato le vele e sono ritornato in porto, come si suol dire.
Ci deve pure essere qualcuno che rimane a riva per raccogliere i racconti dei marinai...».

Ma chi ha deciso di servirsi di lui non ama un rifiuto e comincia a creargli una serie di problemi che non gli lasciano altra via di uscita che accettare di cercare, per loro, i segreti della fondazione di Roma. Questa la breve sintesi del romanzo di Davide Mosca, Il profanatore di biblioteche proibite, prologo di una serie di avventure con lo stesso protagonista.
L’iniziale reticenza del professore è bilanciata dalla brama di scoprire il vero nome di Roma e il bastone con cui Romolo la fondò, chiamato il Lituo.

«Niente che può essere trovato è degno di essere cercato. Nulla che può essere catturato è degno di essere cacciato. Saggio è colui che cerca l’introvabile e insegue l’inafferrabile».

La narrazione è certamente piacevole e scorrevole, senza particolari emozioni, senza particolari guizzi. Ne emerge, senz’altro la conoscenza approfondita dello stesso autore, laureato in Storia antica e con una tesi proprio sulla fondazione di Roma.
Curiosa coincidenza però che la mia lettura sia terminata il giorno di Pasqua di un libro che ribadisce a più riprese la storica analogia tra la fondazione di Roma e la Pasqua.