Brucia Troia
- Autore: Sandro Veronesi
- Casa editrice: Bompiani
D’un tratto su quella tranquilla città di provincia si scatenò un fortunale di rivelazioni e di scandali che la trascinò per qualche tempo sulle prime pagine nei giornali: ma alla gente interessava soltanto rabbrividire (...) e quando ebbe avuto il suo brivido il clamore e l’interesse si spensero.
La storia ruota attorno a il Cantiere, un triangolo di terreno su cui è sorta una specie di città per conto suo: qui abitano ladri, prostitute, papponi; i bambini sono mezzo abbandonati e gli adulti non sono da meno. E’ un piccolo popolo che vive di espedienti e alla mercé di istinti rozzi, ma all’interno del quale, tra tutti i reati che si commettono, non si è mai visto un omicidio. E’ proprio questa situazione di marginalità grigia che segna il loro destino: l’anonimato.
La Storia si dimenticherà di loro, di Salvatore fuggito dal brefotrofio, del piccolo Pampa, di un predicatore mezzo santo e dei suoi tubi al neon per glorificare la Madonna; e si dimenticherà anche delle sevizie da parte delle suore e dei bruciamenti delle fabbriche appiccati dai poveracci su commissione dei proprietari minacciati dal fallimento. La Storia (o Dio, se si vuol guardare al richiamo dantesco che Veronesi pone all’inizio del libro) li tratta male, ma non li considera poi così importanti da dedicar loro una scia di memoria:
La vita dei protagonisti continuò per molto tempo ancora, seppellita nell’anonimato.
E’ come se il fuoco che anima i grandi e i piccoli di questo romanzo, e che li brucia dall’interno e li circonda all’esterno, passasse alla fine su tutti gli abitanti della terra: e tutti si ritroveranno ad aver
vissuto molto più di quanto verranno ricordati.
Nonostante i colpi di scena e il tono avventuroso, la visione che ne esce è quanto mai amara.
Brucia Troia
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