Care memorie
- Autore: Marguerite Yourcenar
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Einaudi
Marguerite Yourcenar, prima donna eletta all’Accademia di Francia, nacque l’8 giugno da padre francese, Michel de Crayencour, (Yourcenar è l’anagramma) e madre belga, Fernande de Marchienne, seconda moglie di Michel, che morì di setticemia pochi giorni dopo averla data alla luce.
Care memorie è la storia dedicata al ramo materno della famiglia dell’autrice ed è il primo volume della trilogia del Labirinto del mondo. La Yourcenar terminò di scriverlo intorno ai settant’anni, negli anni della malattia della sua compagna, l’intellettuale americana Grace Frick, a Monut Desert, nella loro tenuta americana sulla costa del Maine. L’idea di voler conoscere la storia della famiglia di Fernande le era nata alcuni anni prima, dopo essersi recata sulla tomba della madre. Un viaggio nei frammenti di ricordi ricevuti da seconda o decima mano, o nelle cronache familiari e parzialmente autobiografiche, durato un decennio e narrato dal giorno della sua nascita andando indietro nel tempo, alle generazioni che avevano preceduto la sua famiglia, alla ricerca dei suoi antenati come nel caso di Octave Pirmer, suo zio, illustre saggista belga dell’Ottocento, poi della nonna Mathilde e della giovane madre. Una ricerca appassionata delle sue radici, di se stessa, e di lettere, taccuini, fogli sfuggiti ai cestini dei rifiuti o consultando municipi, musei e notai.
Tra verità e romanzo Marguerite, scrittrice riservatissima, ricostruisce le personalità dei familiari, dei viaggi intrapresi e delle dimore dove sono vissuti. Il suo io narrante si declina a volte alla terza persona (la neonata fu lavata … e messa nella bella culla di raso celeste sistemata nella stanza accanto) o assume nella narrazione altre identità (i nonni, il padre, la madre, lo zio, la cameriera, la governante), come se la scrittrice volesse essere distante dalla sua stessa biografia, essere impersonale, come se chi fosse stato interpellato nel racconto disponesse della facoltà del possesso delle parole, narrandone le vicende.
“L’essere che chiamo io venne al mondo un certo lunedì 8 giugno 1903, verso le otto del mattino, a Bruxelles, nasceva da un francese appartenente a una vecchia famiglia del dipartimento del Nord e da una belga i cui antenati avevano abitato a Liegi per qualche secolo … quel pezzetto di carne rosea piangente in una culla azzurra, mi costringe a pormi una serie di domande … che quella bambina sia io non posso dubitarne senza dubitare di tutto … sono costretta ad appigliarmi a schegge di ricordi di seconda o di decima mano … quelle schegge di fatti che credo di conoscere sono tuttavia fra quella bimba e me l’unica passerella transitabile e la sola boa che ci tiene a galla entrambe nel mare del tempo.“
Alla giovane madre Fernande, Marguerite dedica l’intera opera. La immagina attraverso i ricordi di chi l’ha vissuta e le foto recuperate, come quella nella quale indossava un costume, con fini ricami e da contadina napoletana, portato dall’Italia da uno dei suoi fratelli. Ne descrive dapprima l’infanzia con le sorelle e i fratelli, erano sette in tutto come nei racconti di Dickens; poi le giornate da adolescente trascorse tra l’impegno nello studio della religione, nella quale eccelleva, storia, francese, il ricamo, la musica suonata al pianoforte, fino agli anni del primo amore. Le sue illusioni, delusioni e infine la conoscenza di Michel, il giovane vedovo già padre di un figlio, l’uomo che l’avrebbe chiesta in moglie. Se fosse vissuta, come sarebbe stata la sua vita? Il legame con il marito l’avrebbe resa libera dalle melanconie di una signora del ‘900? Sono alcuni degli interrogativi che la grande scrittrice francese si pone narrando della breve vita della madre.
Un libro intenso, a tratti toccante è Care memorie, il cui titolo originale è Souvenirs pieux. Una scrittura importante, dotta, nello stile dell’autrice, che adopera il tempo ricorrendo ai ricordi personali della famiglia per risalire indietro nella loro storia. La continuità ricercata nel vuoto che il destino aveva deciso per lei, e che per lei non aveva rappresentato una condanna, io ritengo infondata l’asserzione che la perdita prematura di una madre sia sempre un disastro, l’aveva introdotta nel labirinto del mondo e nelle vite che si intrecciano, per farle vivere compiutamente l’impossibilità dell’esistenza e il misterioso senso della vita.
Care memorie
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