Comandante
- Autore: Sandro Veronesi
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2023
Ringrazio innanzitutto gli autori di questo libro, Edoardo De Angelis e Sandro Veronesi: hanno raccontato in chiave letteraria molto efficace, una storia dimenticata, rimossa, come le tante che hanno coinvolto durante la Seconda guerra mondiale gli uomini di mare.
E hanno posto come esergo al libro una frase di Platone:
“Ci sono tre tipi di uomini: i vivi, i morti, e quelli che vanno per mare”.
Riconosco di essere di parte e di aver letto la storia con enorme commozione; sono figlia di un ufficiale di Marina, la regia Marina che ha combattuto quella guerra, e ho conosciuto molti degli uomini, eroi sconosciuti, che l’hanno combattuta non perdendo la loro umanità.
Il caso di Salvatore Todaro, protagonista di Comandante (Bompiani, 2023) è certamente eccezionale, ma gli uomini che erano con lui a bordo del sommergibile Cappellini, salpato per una missione segreta, “Agguato”, da La Spezia il 28 settembre 1940 e diretto in Atlantico, dopo aver superato Gibilterra, impresa quasi impossibile, non erano da meno.
Salvatore Todaro in una precedente impresa aveva avuto la schiena spezzata, e sopravviveva solo grazie a un busto di ferro che lo teneva dritto massacrandolo di dolori. Il suo carisma presso gli uomini dell’equipaggio del piccolo sommergibile era indiscusso: l’uomo che non dormiva mai, che era detto “Il Mago”, avrebbe potuto chiedere qualunque cosa agli uomini che gli erano affidati. Provenienti da ogni parte d’Italia, ognuno col suo dialetto, sardo, napoletano, triestino, veneziano, erano uomini semplici, che condividevano il pochissimo spazio, la puzza dei loro corpi poco lavati, la paura che non li abbandonava mai, lo scarso cibo, la consapevolezza che solo la paratia metallica della nave, così precaria, li separava dall’abisso dell’oceano.
Difficile riassumere il clima che si respirava a bordo, fatto di attesa, ignorando il vero obiettivo verso cui erano diretti, consapevoli del rischio di essere intercettati dagli inglesi. Dopo aver perso un uomo, il coraggioso “corallaro” di Torre del Greco che riesce a rompere la rete metallica per aprire un varco al Cappelini violando così la inespugnabile base inglese di Gibilterra, eccoli in Atlantico; dopo una scaramuccia con alcuni caccia dell’Air Force, Todaro si trova di fronte a un mercantile che naviga al buio, senza bandiera in vista.
Come prescrive il loro ingaggio, gli italiani fanno fuoco e affondano la nave; si tratta di un mercantile belga, dunque neutrale, anche se, come sarà accertato, trasporta materiale bellico del nemico. Molti uomini sono in mare, aggrappati a scialuppe precarie. Di fronte alla perplessità dei suoi, ufficiali e semplici marinai, che sanno che la legge di guerra prescrive che quegli uomini vengano abbandonati, Todaro fa una scelta diversa. Accoglie quei naufraghi, che per lui tali sono, e dopo diverse drammatiche peripezie li accompagnerà fino al porto più vicino, nelle isole Azzorre, dopo una lunga navigazione consentita da una nave inglese che li intercetta.
Nel prologo del libro Sandro Veronesi dichiara la ragione di questo romanzo. L’estate del 2018, molti sbarchi di migranti in fuga dai lager libici sulle nostre coste, avevano prodotto un’ondata di xenofobia cavalcata da una parte politica ben nota.
Gli uomini della Guardia costiera, invece, avevano fatto altre scelte, anzi l’Ammiraglio Pettorino, aveva dichiarato che “salvare le vite in mare è obbligo di legge e morale”.
Grande attualità quindi la storia dimenticata di Salvatore Todaro e dei suoi uomini, a cui in attesa dell’attacco al nemico fa cantare “L’inno dei sommergibilisti” per vincere la paura, o fa cucinare dal cuoco di bordo degli squisiti gnocchi al sugo di pomodoro, per risarcirli dei forzati pasti a base di carne in scatola preparati per risparmiare energia.
Niente di cinematografico nel racconto della vita di bordo, solo fatica, sudore, noia, attesa, paura.
Un racconto emozionante, commovente, per chi ha conosciuto la vita e i sacrifici degli uomini di mare, le famiglie rimaste a casa, i figli che non hanno conosciuto il padre, morto e sepolto nelle acque dell’oceano.
“Dei centoquarantacinque sommergibili impiegati durante la seconda guerra mondiale dalla Regia Marina Militare, ne sopravvissero soltanto trentasei. Tutti gli altri riposano sul fondo del mare, coperti di croci di corallo”.
Comandante
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