Consacrazione dell’istante
- Autore: Alida Airaghi
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2022
Non è facile per me scrivere di Alida Airaghi, perché la conosco e perché ho letto altri libri di poesia, e le sue argute recensioni ad altri poeti e ad altri romanzieri. L’ho intervistata: lei ha risposto con cura alle mie domande, sempre generosa ma riservata. Tuttora chi scrive sa solo essere riconoscente per essere stato scelto per scrivere qualcosa del suo ultimo libro di poesie, dal titolo quasi "religioso" La consacrazione dell’istante (AnimaMundi, 2022).
Spero di non fare cosa sgradita ad Alida, se ricordo brevemente la scomparsa di una grande poeta (lo preferiva a poetessa e come darle torto?) come Patrizia Cavalli, una vita dedicata alla poesia, con una felice incursione nella narrativa e nelle traduzioni, soprattutto di Shakespeare. Patrizia Cavalli viveva a Roma ed era intima amica di Elsa Morante, che vedeva quotidianamente. Così iniziò a scrivere, e il primo libro di poesie che pubblicò per Einaudi lo dedicò proprio a Morante, donna e scrittrice umorale e "faticosa" nelle amicizie, su cui voleva un arbitrario diritto di "amica privilegiata".
E non posso che ricordare, in una stagione di lutti, anche la scomparsa di un’altra donna che si esprimeva in versi: Biancamaria Frabotta.
Tornando alla nostra cara Alida, a me ricorda in alcuni tratti la scrittrice Anna Maria Ortese, per la sua gentilezza per gli ultimi: due gattini abbandonati e ritrovati, la gioia di averli con sé, la pazienza e l’incanto delle stagioni che corrono veloci, sopportare la nostra corporeità che non rimane intatta per malattie vecchie e nuovissime.
Le poesie di Airaghi sono splendide — e non solo per il mio balbettante parere di dilettante a vita. Nella postfazione di Dino Villatico, critico letterario di grande spessore, specializzato anche in versi, l’autore si rivela anche lui ammirato da tanta saggezza e sorpreso dalla volontà di Alida di volare basso, quasi una volontà di nascondersi tra le piccole cose. Scrive Airaghi:
“Più delle cose
amo le quasi cose,
le quasi verità:
quello che non è mai
troppo sicuro di sé
e non si impone.
Affetto e non passione,
le stagioni a metà.
E la carezza e la gentilezza;
camminare e non correre;
Scarlatti, Palestrina.
Ogni voce bambina.”
Queste poche strofe, che hanno colpito anche me, sono citate da Dino Villatico, che va assolutamente letto alla fine, anche per capire meglio le intenzioni poetiche di Alida, soprattutto nel suo bisogno "laico" di dare senso al mondo con un atteggiamento non altezzoso verso la religiosità che pervade l’essere umano, anche in coloro che la scartano perché non verificabile.
La verità è forse che la poesia va prima studiata e poi scritta, tra mille tentativi, fino ad asciugare gli eccessi e arrivare all’essenziale. Essere guidati solo da un’ispirazione di maniera, andando a capo continuamente senza nemmeno sapere il perché, non significa creare versi, ma confusione. Sembra che Alida Airaghi quest’ultima considerazione la conosca da un pezzo.
Consacrazione dell'istante
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