Se domani ti arrivano dei fiori
- Autore: Alida Airaghi
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2021
Bisogna fare attenzione a maneggiare il romanzo di Alida Airaghi Se domani ti arrivano dei fiori (Giovane Holden edizioni, 2021), perché non è di quelli che passano veloci, ma rimane addosso come un grosso sasso. È spigoloso, benché la struttura sia anche semplice: due punti di vista sulla stessa storia, o meglio, sulla fine della storia d’amore tra Luigi e Beatrice. Non c’è segreto, è già tutto svelato: i due già all’inizio sono alla fine, pieni di fiele e disamore, come solo due separati sanno essere. Quelli bravi direbbero che questo è uno spaccato di una situazione piuttosto comune: due si amano, si sposano armati di ottime intenzioni e un po’ di leggerezza, si rendono conto che non bastano a nutrire un matrimonio lungo. Scoprono che nella relazione si infilano piccoli disaccordi, disarmonie, note storte. E alla lunga non c’è nulla se non quell’alga soffocante, non si vede quasi più acqua che non sia intorbidita, riempita di bile e recriminazioni. Quanti ne riconosciamo, vicino a noi, così? Quanto questo dolore è comune?
La postfazione ha ragione: Alida Airaghi non vuole dare risposte. Indaga, scruta, descrive le pieghe dolorose, meschine, le piccole crepe che si allargano, la fine di una relazione che, piano piano, diventa ineludibile. La parola a lui, invidioso in fondo e poi egocentrico, indelicato, incapace, ambizioso, e lei volatile, nobile ma viziata, eterea e poetica, ma anche incapace di determinare, di cambiare, di leggere le carte della sua stessa storia. Per questo è necessario questo libro: ci sono situazioni talmente normali, nella relazione, che a ogni pagina ci si può riconoscere. Ci sono situazioni talmente normali, che la normalità perde di senso, diventa un atto di accusa e difesa continuo.
Quest’è: siamo su un balcone e sotto di noi scorrono due persone che, piano piano, si odiano. La loro vita attraverso il filtro della fine è disarmante, disossata. Potrebbero fare qualcosa, ma il disamore è anche questo ad oggi: l’incapacità reale di coltivare un sentimento lungo, perché presi da altro, separati da altro, senza sapersi perdonare in fondo la diversità totale.
Di Alida Airaghi avevo letto e recensito le poesie e mi aveva trascinato in dolore e stupore. Qui no: l’autrice ci descrive la fine della relazione di nostra sorella, dei nostri genitori, di quel collega, le infelicità diffuse intorno a noi, che viene da chiedersi se, alla fine, almeno noi si è felici, almeno noi si può sperare. La fine è ineludibile? I due, Luigi e Beatrice, avrebbero potuto almeno sottrarsi, evitarla, continuare a essere felici insieme?
Luigi e Beatrice sembrano due nomi "parlanti": Luigi, il piccolo borghese che aspira solo a cambiare classe, Beatrice che lo conduce in paradiso, ma non è che un altro inferno mascherato, quello della fine della loro storia. E torniamo all’inizio: non ci sono risposte. Forse è questo il vero dramma delle isole che siamo, delle superficialità che respiriamo: non ci sono risposte, fino alla fine. Il romanzo non vuole sottrarci allo sguardo impietoso dei due: parlano di loro, ma stanno guardando qui, da me e da te, e chiedono continuamente se sia davvero felicità, o forse ce ne stiamo affannosamente convincendo, e se alla fine le isole siano destinate a rimanere lontane, senza la forza di certi ponti, certe delicatezze, certi piccoli gesti di amore che la fine di ogni relazione nega, dimentica, mistifica, contamina e spreca.
Se domani ti arrivano dei fiori
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