Inverni e primavere
- Autore: Alida Airaghi
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2016
Diciassette racconti scritti nel periodo che va dal 1977 al 1993 costituiscono “Inverni e primavere”, l’antologia con cui Alida Airaghi, scrittrice e poetessa, si fa conoscere ed apprezzare da chi s’avvicina a questa lettura. Il libro è diviso in due parti, in cui la prima ha carattere prettamente autobiografico e le sue pagine tanto ci parlano di un tempo passato in cui i sentimenti si respiravano, si palpavano assai intensamente. Le “primavere” corrispondono all’infanzia e alla giovinezza dell’autrice che di esse racconta con la trepidazione e il candore di chi si affaccia alla vita: ecco la piccola Alida, assai legata alla propria famiglia, sempre tesa a catturare l’affetto di mamma anche attraverso un gesto, un saluto, e come tante figlie femmine innamorata di papà, che oltretutto ricopriva nel lavoro una carica importante: quella del “dirigente”.
“Quando a scuola la maestra aveva chiesto, a tutte, il mestiere del padre, tra tante che avevano risposto impiegato, dottore, tecnico, colonnello, io sola avevo potuto vantarmi “dirigente”. Come dire, uno che dirige, più che direttore, insomma il più importante. Infatti tutte si erano voltate a guardarmi. Così io aggiungevo che era quasi come presidente, e la rima bastava a persuaderle”
Un’infanzia dorata, quella dell’autrice? Rispetto ad altre forse sì, ma quel che spicca dalle narrazioni è il candore di una bambina che, come tante, si pone mille domande, sobbalza e trema quando a scuola la suora scandisce il suo cognome per richiamarne l’attenzione, si dà un nome maschile per i più svariati motivi, di certo infantili ma anche frutto d’una mente già fervida e tanto sensibile.
La seconda parte del libro è introdotta dall’illustre penna di Alessandro Fo, nipote del più famoso Dario, nonché studioso di letteratura e titolare di cattedra all’Università degli Studi di Siena. Fo dedica all’autrice alcune pagine e dei suoi scritti mette in rilievo le peculiarità. Tutti i racconti che fanno parte degli “inverni” sono ambientati a Natale o nei giorni vicini alla festività. Sono tutte situazioni differenti e i personaggi sono accomunati solo dal periodo che è sinonimo di festa, di serenità, di unione familiare. Non è sempre così, però. In fondo anche a Natale, traendo spunto da una delle più famose poesie di Salvatore Quasimodo, “Ognuno sta solo sul cuore della terra”.
L’immagine d’una festa lieta si vela perché si mesce alla realtà d’ogni giorno; il destino, buono o infelice esso sia, non guarda il calendario e le festività. Il 25 dicembre per ognuno è diverso e per molti non è felice. In uno dei racconti più toccanti dal titolo Ottavo piano, ematologia la protagonista, accanto alla madre in gravi condizioni, cita alcuni versi di Giorgio Caproni
“«Com’è alto il dolore» scrive un poeta che amo. Dolore, amore. In ospedale non si soffre soltanto, non si muore soltanto. Nascono bambini, iniziano nuove amicizie, si torna a vivere”.
Ecco i principali fili conduttori dei racconti: la ciclicità di gioia e dolore e la malinconia, il rimpianto del tempo che passa e si porta via tanti piccoli ma importanti momenti di quella felicità che è così breve e lieve che non la si assapora se non quando è passata.
“Due anni fa, un secolo: ero felice senza saperlo, come accade quasi a tutti”
Queste sono le parole dell’autrice stessa che racconta di sé e dell’ultimo Natale che lei trascorre a Zurigo la città in cui aveva vissuto con l’uomo amato, città che meglio di chiunque di lei ci parla
“Si amano i posti che ci assomigliano. E Zurigo è una città che si sorveglia, come me, ha paura di abbandonarsi: che qualcuno le dica che le vuole bene, magari che è bella.
È capace solo di una malinconia accorata, senza ribellione. Sembra rassegnata a convivere con il suo lato grigio, calmo e profondo”.
Lasciamo allora che chi legge esprima all’autrice, così composta, che le sue storie catturano davvero: dalla vicenda di Marco, alla giovane che fugge dal Natale e come una lepre alpina va in montagna per cercare una festa diversa, lontana dagli altri e che amaramente paga quella fuga inaspettata, alla storia del piccolo che aspetta Babbo Natale ma, al posto del vecchio dalla barba bianca, vede papà con un bel regalo e al contempo è testimone della fine dell’amore fra i genitori e poi tante altre storie, tutte coinvolgenti perché, nonostante qualunque evento della vita, è Natale per tutti, tristi o allegri, cristiani o di altro credo, sani e malati, piccoli e grandi, buoni e cattivi e anche per quelli che da atei e comunisti lo rinnegano dicendo di coloro che vanno in Chiesa nella Notte Santa “Me, non mi avranno mai” ma, chissà perché, ricordano con tenerezza il presepe di tanti anni prima.
“Inverni e primavere” è un’antologia corale in cui ogni lettore può ritrovare un po’ se stesso, può ripensare ai propri attimi di felicità, magari con malinconia o forse con tenerezza, grazie alle intense pagine scritte da Alida Airaghi.
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