Creatura di creature
- Autore: Danilo Dolci
- Categoria: Poesia
- Casa editrice: Feltrinelli
Poesia pedagogica e civile quella di Danilo Dolci. Raccogliendo esperienze fatte in prima persona a contatto con modi di pensare collettivi, egli dà una ricca testimonianza sull’emarginazione. Sono variegati i suoi argomenti, la sua poesia è coscienza che s’apre alla partecipazione per ostacolare l’avanzare del caos e rendere il mondo più abitabile:
“...non abbiamo altra arma che svegliarci / trasformando miliardi di minuti sprecati e lagne / in forza organizzata / dal nostro angolo del mondo / siamo immersi in una guerra integrale / che ogni giorno rischiamo di perdere”.
Sono versi presenti nell’opera “Creatura di creature” (Feltrinelli, Milano 1979), che raccoglie componimenti scritti dal 1949 al 1978. L’editore Fiore l’ha ristampata nel 1983. Nella prefazione Mario Luzi ha scritto:
“A pagina 144 del volume citato Danilo usa a proposito della poesia la parola ‘creazione’: credo che la usi non solo per quel che la poesia aggiunga alla vita e alla conoscenza ma anche per come riconduce e immette nel processo della creazione energie bloccate dall’inerzia e dalla soggezione, cristallizzate nella lettera e nella forma”.
Il poeta punta dunque al senso della creazione come slancio vitale, a dirla con Bergson, nonché alla condivisione della poesia come sostegno al non arrendersi. L’esistente è una “creatura”, se non una creazione, ed è tale con potenzialità e deficienze, mai privo di forza generativa in un moto infinito di risarcimento. Questo a me pare, in sintesi, il senso dell’intervento di Andrea Zanzotto nel quarto di copertina. Fulminea e succosa la conclusione:
“Questa creatura si dà quindi in tutte le sue loquele che sono anche bioritmi, nelle modificazioni di situazioni reali che sono omologhe e concarnali al loro aprirsi nel ‘detto’, in ‘poesia’, appunto. Poesia, prassi e ‘natura’ ritornano ad essere una sola cosa: anche se forse tale reincontro (o mai avvenuta divisione) oggi può non rischiare il sospetto di riguardare più ombre che corpi. Ma Dolci spiazza continuamente proprio questo sospetto”.
Bisogna osservare il volo degli uccelli, i gridi di invisibili allodole, l’aprirsi dei fiori per scrivere poesie sulla tutela del paesaggio come luogo della psiche e bisogna saper coniugare il dato fisico con quello dell’animo. Raffinati questi versi come se dipingessero un sentiero o un campo:
“Anche agli spini torti nella polvere / sotto la scorza che s’intenerisce / ansia preme / di aprirsi a respirare umida luce / quando ritorna il sole a intiepidire / su questa rosa terra / pur l’ortica s’imbianca”.
Da rispettare lo scorrere dell’acqua, evanescente liquido che placa la sete:
“Ognuno è acqua / e ognuno sete”.
La coscienza dei nessi e dei rapporti è già negli elementi naturali: l’aria con la terra, con il fuoco. Nasce dalla tutela ambientale il bisogno di un’economia non guidata dal massimo sfruttamento delle risorse, o dalla massima rapina possibile:
“Vivere costa: / ma troppo costa sprecarsi, troppo iniettare veleno inquinando / pure il latte materno, troppo / condensare l’astio in ordigni / per fessurare il mondo. // Economia è imparare / a costruire la città terrestre”.
È operante in Danilo Dolci il senso poetico del generare:
“...Anche le stelle biancoazzurre di notte da lontano / si animano di fuoco / Sto nascendo da sempre / mentre muoio”.
L’autentica filiazione sta nel diventare altro, nel mutarsi arricchente:
“...se ti miro, ti sento, forse rimani tu / o, se mi senti, altra divieni / ma in me penetri: / forse senza peso / senza misura fecondi / o contrasti / e altro divengo, diverso- / o un io più scavato / o lo sviluppo / di me e di te”.
Poesia della metamorfosi e dell’assimilazione: un io rimpicciolito, l’io della solitudine e dell’alienazione si rimodella di continuo, realizzandosi soltanto se si fa anello della catena infinita.
Creatura di creature. Poesie 1948-1978
Amazon.it: 13,30 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Creatura di creature
Lascia il tuo commento