Dipendenza
- Autore: Tove Ditlevsen
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2023
Fazi Editore pubblica nella Collana “Le strade”, Dipendenza (2023, titolo originale Gift, traduzione di Alessandro Storti) della celebre poetessa e scrittrice danese Tove Irma Margit Ditlevsen (Copenaghen 4 dicembre 1917 - 7 marzo 1976).
Terzo volume della trilogia di memorie di Copenaghen, dopo Infanzia e Gioventù, esce Dipendenza (Fazi, 2023), pubblicato per la prima volta nel 1971.
Ogni mattina mi sveglio alle cinque e mi siedo sul bordo del letto a scrivere, arricciando le dita dei piedi per il freddo, perché siamo a metà maggio e i riscaldamenti sono spenti”.
Si conclude il racconto doloroso in prima persona dell’accidentato percorso esistenziale di una donna complessa, dalle molteplici potenzialità, rovinata dalla dipendenza in tutte le sue ambigue forme, non solo da quella dell’alcol e delle droghe. Dopo un’infanzia drammatica e una prima giovinezza in cerca della realizzazione personale, perché Tove sa di possedere un talento innato per la scrittura, la giovane ora sta cercando di scrivere il suo primo romanzo a mano su carta protocollo gialla. Tove vive con Viggo Frederik Møller (24.4.1887-24.3.1955), editore della rivista Vild Hvede, dove la ragazza, appena ventenne ha già pubblicato la sua prima poesia, Til mit døde barn.
La loro non si può certo considerare un’unione felice, ma del resto, Tove, quando è mai stata veramente felice e sorridente nella vita, così come appare nella foto in bianco e nero della copertina di un libro che colpisce l’anima di chi lo legge? Viggo, ultra cinquantenne molto più grande di Tove, è anche un po’ tirchio, e ha l’assurda pretesa che sua moglie pulisca l’abitazione, giusto per risparmiare sullo stipendio alla donna di servizio. È dunque vero che sorgono una serie di minuzie e incomprensioni che sgretolano poco alla volta, giorno dopo giorno, il matrimonio. Ecco perché Tove, ad appena vent’anni, avverte distintamente che al di fuori di quelle verdi stanze l’esistenza delle altre persone procede a ritmo di timpani e tamburi, mentre su di lei i giorni ricadono inavvertibili come polvere, l’uno identico all’altro.
Solo scrivere trasporta Tove in un’altra dimensione, la giovane autrice si sente serena, in pace, dunque felice, dimenticando ogni cosa intorno a lei, fino all’ora in cui deve prendere la sua borsetta marrone e andare a far compere. Quello è il momento in cui Tove viene nuovamente ghermita dalla cupa mestizia del mattino, perché in strada non vede altro che coppiette innamorate, che si tengono per mano e si guardano nel profondo degli occhi.
Questo spettacolo mi risulta quasi intollerabile. Mi rendo conto di non essermi mai innamorata…
Certo, in quei momenti di malinconia, Tove non può neanche lontanamente immaginare la piega che avrebbe preso la sua esistenza, suicidatasi nel 1976 all’età di 58 anni dopo aver sofferto per molti anni di depressione.
È come se ci fossimo detti tutto quello che avevamo da dirci prima di sposarci e in un baleno avessimo consumato tutte le parole che dovevano bastarci per i successivi venticinque anni.
Precisa come un bisturi, la prosa di Tove Ditlevsen, evocativa e priva di fronzoli, passa in rassegna la propria vita travagliata, quattro matrimoni e altrettanti divorzi, senza fare sconti a nessuno, soprattutto a se stessa.
Una tra le scrittrici più celebri e controverse della Danimarca, Tove Ditlevsen ha ricevuto attenzione internazionale solo dopo la sue morte, con la traduzione in inglese delle sue opere autobiografiche, finalmente anche nel nostro Paese.
Opere che, per alcuni critici, anticipano di molti anni l’autofiction, ecco perché gli scritti di Ditlevsen appaiono senza tempo, eterni, come se fossero stati redatti solo ieri.
Per me, la scrittura è un po’ come nell’infanzia: una cosa segreta e proibita, piena di vergogna, da fare di nascosto in un angolino, quando nessuno vede.
Trilogia di Copenaghen: Infanzia-Gioventù-Dipendenza
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