Infanzia
- Autore: Tove Ditlevsen
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2022
Nella collana “Le strade”, Fazi pubblica Infanzia (2022, titolo originale Barndom, traduzione di Alessandro Storti) della celebre poetessa e scrittrice danese Tove Irma Margit Ditlevsen (Copenaghen 4 dicembre 1917 - 7 marzo 1976). È il primo volume della trilogia di memorie di Copenaghen (Infanzia, Gioventù e Dipendenza), pubblicato per la prima volta nel 1967.
“Al mattino la speranza c’era”.
Danimarca, Copenaghen. Estate 1919. Le pagine del giornale parlavano dell’influenza spagnola e del Trattato di Versailles. Il padre di Tove era andato al lavoro e il fratello maggiore, Edvin, a scuola; la bambina di soli cinque anni si trovava in casa con la madre. Quest’ultima per la figlia era un’estranea misteriosa, e Tove si metteva in testa di essere stata scambiata in culla, di non essere affatto nata da lei. Una volta vestita, la madre di Tove si piazzava davanti allo specchio della camera da letto, sputava su un fazzolettino di carta rosa e se lo strofinava forte sulle guance. Allo stesso tempo, Tove portava le tazze in cucina, sempre in silenzio, infatti tra madre e figlia vi era una totale incomprensione. Incomunicabilità. Vicine con il corpo, ma mute.
Il padre di Tove e Edvin era un convinto socialista ed era per questo che non aveva un lavoro stabile. La loro abitazione, in un quartiere operaio di Copenaghen, era povera ma dignitosa e la famiglia d’inverno, quando fuori faceva un grande gelo, si ritrovava nel soggiorno, un’isola di luce e calore proveniente da una stufa di maiolica. Genitori e due figli, sempre racchiusi lì dentro, allo stesso modo in cui le figurine di carta appiccicate al muro erano racchiuse fra le colonne del teatrino costruito dal padre seguendo il modello trovato sulle pagine del “Familie Journalen”.
Tove presto sarebbe stata iscritta a scuola, perché la piccola sapeva già leggere e scrivere. La madre raccontava la bravura della figlia con fierezza a chiunque avesse avuto la pazienza di ascoltarla:
“Anche i figli dei poveri possono avere qualcosa nella zucca”.
Una bambina precoce la piccola Tove, dalla grande sensibilità, che si domandava:
“Dunque forse, nonostante tutto, mi vuole bene?”
Riscoperta letteraria internazionale dell’anno, un grande caso editoriale, tra i 100 migliori libri del 2021 per “Time”, accolto favorevolmente dalla stampa internazionale, il libro racconta con lucidità l’infanzia imperfetta di una bambina che aveva iniziato a scrivere poesie a dieci anni:
“Mi sembrava che i miei versi coprissero le crepe della mia infanzia, come pelle nuova e bella sotto una crosticina non ancora staccatasi dalla ferita”.
Colpisce lo sguardo acuto ed estremamente realistico di questa donna, dall’esistenza emblematica, dal viso angelico ma dall’animo tormentato, autrice di 29 libri tra cui racconti, romanzi e poesie, dove i temi dominanti sono la perdita dell’infanzia, la memoria del passato e l’identità femminile. Sposata e divorziata ben quattro volte, dipendente nella sua vita adulta da alcol e droghe, ricoverata più volte in un ospedale psichiatrico, l’autrice è morta suicida a causa di una overdose di sonniferi.
Trilogia di Copenaghen: Infanzia-Gioventù-Dipendenza
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