Gioventù
- Autore: Tove Ditlevsen
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2022
Fazi Editore pubblica nella Collana “Le strade”, Gioventù (2022, titolo originale Ungdom, traduzione di Alessandro Storti) della celebre poetessa e scrittrice danese Tove Irma Margit Ditlevsen (Copenaghen 4 dicembre 1917 - 7 marzo 1976). Si tratta del secondo volume della trilogia di memorie di Copenaghen (Infanzia - Fazi 2022, Gioventù e Dipendenza), pubblicato per la prima volta nel 1967.
“Nel mio primo lavoro sono durata un solo giorno”.
Danimarca, Copenaghen fine Anni Venti del Novecento.
A 14 anni l’adolescente Tove è costretta a lavorare, abbandonando la scuola e la speranza di poter ottenere un futuro migliore di quello dei suoi genitori. Partita da casa alle 7,30 per essere sicura di non tardare, perché “agli inizi ci vuole più zelo”, come le ha ricordato la madre, sempre aspra e crudele con la figlia. Tove si è sono messa il vestito confezionatole dalla zia Rosalia per l’indomani della cresima. Un vestito azzurrino, di lana, con il petto a piegoline per farla sembrare meno piatta. Sotto i sottili e pungenti raggi del sole la ragazzina si è incamminata lungo Vesterbrogade, e a Tove è parso che tutti i passanti avessero un’aria libera e felice. Forse perché non andavano a fare la cameriera in una casa aliena come era costretta lei, con una lista di cose da fare, una più noiosa e umiliante dell’altra. Ma questo lavoro di cameriera dura lo spazio di un solo giorno: adesso Tove lavora in una pensioncina di Vesterbrogade, nei pressi dell’Obelisco della Libertà. Ogni mattina comincia alle otto e lavora per dodici ore in una cucina fuligginosa e unta, dove non c’è mai un attimo di requie. La sera, quando Tove arriva a casa, è troppo stanca per fare qualunque cosa se non mettersi a letto. Questo posto deve conservarselo, è questo il parere dei suoi genitori, invece la loro figlia non pensa ad altro che a escogitare un modo per sottrarsi a questa esistenza sconsolata. Tove ha smesso di comporre versi, perché naturalmente nella sua quotidianità non c’è nulla che la ispiri a farlo. Basta pensare che non va neppure in biblioteca. In questo modo la giovane sprofonda in un persistente stato di torpore che la priva di ogni spirito d’iniziativa, perché non si può vivere una vita di soli doveri soprattutto quando non si hanno neanche diciotto anni.
“Mi sono già scottata una volta e non oso espormi ad altre delusioni”.
Riscoperta letteraria internazionale dell’anno scorso, un grande caso editoriale, tra i 100 migliori libri del 2021 per “Time”, accolto favorevolmente dalla stampa internazionale, il libro, in prima persona, racconta con spietata lucidità un’esperienza di vita fatta da quattro matrimoni e da quattro divorzi, costellata da problemi di dipendenza da alcol e droghe e culminata con il suicidio. Prosegue in queste intense pagine il racconto del percorso di resilienza dell’esistenza dell’autrice, i cui avvenimenti sono un colpo al cuore per il lettore, commosso dal desiderio di realizzazione personale di Tove Ditlevsen.
“… vorrei tanto avere un posto dove esercitarmi a comporre poesie vere. Mi piacerebbe una stanza con quattro mura e una porta chiusa”.
Trilogia di Copenaghen: Infanzia-Gioventù-Dipendenza
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