Donna Fortuna e i suoi amori
- Autore: Simonetta Tassinari
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Casa editrice: Corbaccio
- Anno di pubblicazione: 2022
Donna Fortuna e i suoi amori (Corbaccio 2022) è il nuovo romanzo della scrittrice Simonetta Tassinari, già autrice dei volumi La casa di tutte le guerre (Corbaccio 2015) e Le donne dei Calabri di Montebello (Corbaccio 2021), finalista al premio di narrativa storica Forum Traiani.
La scrittrice nata a Cattolica e cresciuta tra la costa romagnola e Rocca San Casciano, sull’Appennino, vive da molti anni a Campobasso, in Molise, dove insegna Storia e Filosofia in un liceo scientifico. Molto attiva nella divulgazione filosofica, tiene conferenze e incontri in tutta Italia.
“Siete vedova, libera e padrona di voi stessa.”
Forlì, giugno 1914. Pochi giorni prima che il nazionalista serbo-bosniaco Gavrilo Princip assassinasse a Sarajevo l’erede al trono dell’Impero austro-ungarico Francesco Ferdinando insieme alla moglie Sofia, scintilla fatale per lo scoppio della I Guerra Mondiale e pochi giorni dopo la “Settimana rossa”, insurrezione popolare sviluppatasi ad Ancona e propagatasi dalle Marche alla Romagna, alla Toscana e ad altre parti d’Italia, tra il 7 e il 14 giugno 1914, come reazione all’eccidio di tre manifestanti avvenuto ad Ancona ad opera della forza pubblica, il corso della vita di Fortuna Cavina era cambiato per sempre.
Suo marito, il calzolaio Ateo Assirini, “anarchico dinamitardo”, era stato la diciottesima vittima di quel serpente indiavolato anarchico-socialista che dalle Marche era risalito all’Emilia Romagna. Ateo, anarchico come la sua famiglia e quella di sua moglie, lasciava alla vedova una civile abitazione e una bottega di ciabattino. Non solo, la diciottenne Fortuna Cavina, portava dentro di sé il figlio di Ateo.
“Solo che lui non c’era più.”
Fortuna, sostenuta da Don Luigi parroco del paese di Ponterotto, si era rimboccata le maniche facendo la lavandaia e seguendo la crescita di suo figlio Libero. Terminata la Grande Guerra, con il suo carico di lutti e di dolore, in paese si era presentato Giuseppe Guidi, un boscaiolo quasi trentenne che aveva preso in affitto la bottega di Fortuna, che poi, colpito dalla bellezza bizantina e tipicamente romagnola della donna, nonché dalla sua fierezza, coraggio, semplicità e indipendenza aveva chiesto in moglie Fortuna.
Sposando Giuseppe per Fortuna e suo figlio si prospettava un futuro migliore, quantomeno un minimo di benessere borghese e di conseguenza il tanto agognato riscatto sociale. A Giuseppe era stato offerto un buon lavoro, lontano, ma molto conveniente, nella Bassa Italia, nel Lazio, non lontano da Roma. A Nemi il regime fascista aveva deciso di sponsorizzare un’impresa archeologica eccezionale, un’impresa non da poco.
Si trattava di recuperare due leggendarie navi di epoca romana appoggiate da millenni sul fondo del lago.
Fra i sostenitori di questa impresa c’era il conte Filiberto Orsatti, ingegnere idraulico reduce di guerra, ritiratosi a vivere nella magnifica villa di famiglia, Villa Giulia, sulle sponde del lago.
“Prosciugare il lago!”
Una figura di donna dalla grande forza di carattere, “vera figlia del Novecento”, che si staglia dapprima nella Romagna aspra e contadina, poi in un luogo di incomparabile e selvaggia bellezza, il lago di Nemi, uno dei luoghi più misteriosi e affascinanti d’Italia e nella Roma dei primi decenni del XX Secolo.
Ancora una volta la brava autrice, Simonetta Tassinari, regala ai suoi affezionati lettori un romanzo storico che mischia abilmente realtà e fantasia, dove brilla lo sguardo fiero di Fortuna Cavina, della quale si innamorano tre uomini tanto diversi l’uno dall’altro.
“C’era qualcosa di impietoso nel tempo passato, e non perché fosse passato: piuttosto, perché non si poteva cambiare...”.
Donna Fortuna e i suoi amori
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