Eredità
- Autore: Lilli Gruber
- Casa editrice: Rizzoli
- Anno di pubblicazione: 2012
“È di voce in voce che sopravvive la memoria del mondo”.
La scrittura del volume Eredità (Rizzoli, 2012) ha richiesto oltre due anni di lavoro di documentazione da parte della giornalista de La7. Gli eventi storici raccontati, protagonista il Sȕdtirol, sono realmente accaduti e i personaggi sono esistiti. “Una storia della mia famiglia tra l’Impero e il fascismo” è il sottotitolo del volume arricchito da una galleria di ritratti di famiglia che sintetizza perfettamente il senso di questo racconto storico e romanzo autobiografico nel quale s’intreccia pubblico e privato.
Basandosi rigorosamente sulle informazioni famigliari, sulle lettere, su alcune testimonianze scritte, su libri di storia locale e documenti narrativi l’autrice ha ricostruito “alcune circostanze in modo narrativo”, sullo sfondo le rivendicazioni di una regione di cultura e tradizione tedesca, la quale dopo il crollo dell’Impero asburgico si trovò molto restia all’annessione all’Italia. La famiglia di Lilli Gruber viene quindi usata come lente attraverso cui guardare le cruciali vicende europee che vanno dall’inizio del Novecento fino alle soglie della II Guerra Mondiale. “Sono arrivati i giorni più turbolenti della guerra”.
Partendo dalle pagine del diario della bisnonna Rosa Tiefenthaler Rizzolli (il diario si apre nel 1902 e si interrompe nel Natale del 1939) ritrovato nella grande casa avita di Pinzol “minuscolo villaggio del Sudtirolo” situato sulle alture che dominano l’Adige, l’autrice compie un viaggio nel passato per gettare una nuova luce su avvenimenti nodali e importanti. La Gruber non ha mai conosciuto la nonna “dal viso aperto e generoso, illuminato dagli occhi azzurri”, ricca possidente terriera, donna colta, una figura leggendaria all’interno del clan famigliare. Dietlinde, soprannominata Lilli, dalla sua ava ha certamente ereditato la passione per la scrittura, la tenacia e una grande curiosità intellettuale, qualità fondamentale per chi fa il giornalista. Nelle prime pagine del libro Rosa seduta allo scrittoio apre il diario rivestito di pelle marrone al quale confida i suoi pensieri più intimi. La donna prende una penna la intinge nell’inchiostro nero e con la sua bella calligrafia scrive nel suo antico corsivo tedesco contemplando gli alberi che ricoprono di un verde intenso i fianchi della montagna dove ha ancorato la sua vita. “Novembre 1918”. Il mondo di Rosa è crollato e niente sarà mai più come prima. “Si è concordato l’armistizio con l’esercito italiano” e dal 3 novembre del 1918 gli abitanti del Sȕdtirol, sudditi fedeli dell’ex Impero Austro – Ungarico, sono diventati sudditi del Regno d’Italia. Uomini e donne come Rosa, la cui terra è l’Heimat, vivono tutto ciò come un’occupazione straniera e la divisione del Tirolo è vista come un’amputazione e il distacco dall’Austria come un’ingiusta separazione dall’amata madrepatria. La popolazione non solo parla il tedesco ma è legata da sempre all’impero asburgico da secoli di storia e di cultura condivisa precisa la Gruber. Il simbolo di questa lacerazione è la garitta, una barriera di legno che viene eretta, nei giorni che seguono l’arrivo degli italiani al Brennero, attraverso la strada principale, tra l’Italia e l’Austria.
Nel “libro di memoria e di recupero di un’eredità familiare che mi appartiene” che l’autrice dedica “alla mia famiglia di donne splendide e uomini speciali”, Lilli Gruber confessa di aver sentito di dover dar voce alla storia di Rosa (nata austriaca, vissuta come suddita italiana e scomparsa all’ombra del Reich) quindi per guidarla in questo percorso la bisnonna ha teso la mano alla nipote “e io l’ho afferrata”. Per narrare “la storia tempestosa” della regione nella quale è cresciuta la giornalista, è tornata nei luoghi descritti nel volume anche per cercare di comprendere le scelte dei suoi antenati lì nel cuore dell’Europa in una terra bellissima, di frontiera, le cui vicende sono state ingiustamente dimenticate. Quando domandano alla Gruber se si senta più italiana o tedesca, la giornalista, cresciuta all’insegna della diversità perché proveniente da una minoranza etnica linguistica, risponde semplicemente:
“Sono e mi sento cittadina d’Europa”. Merito questo anche dei genitori dell’autrice che hanno sempre insistito affinché i loro tre figli conoscessero le proprie radici come base di partenza “per incontrare popoli diversi, abbattere i confini”.
Lilli Gruber presenta il libro durante la trasmissione di Fabio Fazio Che tempo che fa
Eredità. Una storia della mia famiglia tra l'Impero e il fascismo
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Ho appena finito di leggere l’ultima pagina .Bellissimo. Vorrei ringraziare la Gruber per queste splendide pagine . Ho acquistato il libro per curiosita perchè parlava di Castelluccio Inferiore , ma è stata una vera sorpresa . Adora Rosa ed il padre di Rosa. Bei valori di vita. Grazie LIlli.
Ringrazio la Sig.ra Gruber per aver scritto questo libro, vivo in provincia di RE ma vado spesso in Val di Fiemme , la storia di Rosa rende giustizia ad una comunità che nella storia ci hanno sempre presentato come ostile alle leggi e tradizioni Italiane. Si comprende il legame secolare con la cultura Asburgica , l’evoluzione storica della Grande Guerra e l’ aggressione al popolo Sudtirolese, arrivando qui ogni volta da oggi il pensiero andrà, passando per Montan, a Rosa , come immagine di tutta una comunita’ che ha sofferto.
Luciano
In un’epoca, per alcuni di noi lontana, si snodano le vicende di una famiglia prima facente parte dell’impero Austriaco, successivamente costretta al cambiamento e sradicamento dalle loro terre che divennero poi annesse all’Italia.
In questo libro l’autrice riproduce in mode fedele, avvincente e realista, come un diario, le lettere che la nonna scrisse in quegli anni.
Si evince il disagio di una nuova appartenenza e sembra di toccare con mano la quotidianità della presenza nelle loro vita delle guerre mondiali.
Scorrevole, realista, molto piacevole.