Prigionieri dell’Islam
- Autore: Lilli Gruber
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Rizzoli
- Anno di pubblicazione: 2016
“Prigionieri dell’Islam” inizia con l’attentato a Parigi raccontato quasi come in cronaca in diretta dove per la prima volta viene colpito il cuore dell’Europa. Elementi nuovi si manifestano in questo evento stragista, tecniche di guerriglia anomale dove non si fa uso di zaini come a Londra ma di cinture e Kamikaze. Alcuni poi insinuano addirittura complicità, interazioni destabilizzatrici da parte degli Stati Uniti, ritenuti per assurdo responsabili dietro le quinte. La limitatezza di un efficace intervento americano trova la sua più fondata motivazione nella circostanza di non volere compromettere la prossima campagna elettorale presidenziale.
Nell’incipit dell’intrigante volume, scritto da Lilli Gruber con stile scorrevole e coinvolgente viene descritto un rito di conversione all’Islam. Si svela l’immagine di una donna che non manifesta apertamente lo stato di malessere provato per essere separata e segregata in un mondo che le vieta di portare l’auto e di andare financo in bicicletta.
“Terrorismo, migrazioni, integrazione: il triangolo che cambia la nostra vita”
così recita il sottotitolo di copertina ma vari sono i temi trattati dalla Gruber che prendono spunto dall’attualità degli avvenimenti e che ripercorrono all’insieme le diverse motivazioni che stanno alla base degli ultimi episodi di violenza che hanno fondamento in eventi e paesi vicini e lontani.
Uno di questi è la Libia di Gheddafi, individuo corrotto e insieme corruttore che finanziò la campagna elettorale di Nicolas Sarkozy e che aveva, quindi, sufficienti armi di pressione: era in possesso di prove materiali, nastri registrati che vedevano coinvolti molti che dovevano, per questo, eliminarlo dopo averlo sostenuto finanziariamente ed esserne stati, al contempo, sostenuti.
Un ruolo chiave nella dinamica degli avvenimenti lo svolge, però, il piccolo ma influente stato del Qàtar. Le influenze del vicino Oriente si riscontrano in Sicilia dove peraltro l’integrazione, come in tutto il meridione d’Italia, è avvenuta più facilmente e dove sono presenti moschee tra le più grandi e frequentate d’Europa.
Viene analizzato il ruolo chiave della Turchia che tiene in pugno Bruxelles perché non le consente l’ingresso nella Comunità Europea e, come arma di ricatto, minaccia di aprire le sue frontiere agli emigrati.
Con dovizia di particolari vengono anche presi in esame gli altri difficili e perigliosi intrecci con paesi e capi di governo che nel tempo hanno assunto posizioni diverse e spesso ambigue come il già citato Qatar e l’Arabia Saudita, formalmente alleato dell’Occidente.
Sono considerati i continui naufragi e il nutrito stuolo di persone che vengono poi ridotte in schiavitù e, ancora, il traffico di armi e di prostitute assoldate poi in Occidente. I terroristi, però, non vengono certo con le zattere in quanto queste sono un investimento che non può essere messo a rischio; a Parigi avevano peraltro documenti falsi al fine di depistare le ricerche sulle loro reali origini. In Germania, da anni risiedono più di tre milioni di turchi di religione musulmana, ma non sono tedeschi e non lo diventeranno mai: sono meno che cittadini sono “Gastarbeiter” ospiti lavoratori da Gast (ospite) e Arbeiter (lavoratore) che all’apparenza sembra un termine gentile ma che sottintende invece uno status di inferiorità e di estraneità.
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