I figli dell’imperatore di Claire Messud

I narratori americani sono straordinari, le scrittrici poi sembrano avere una marcia in più: Claire Messud riesce in questo lungo e denso romanzo a darci uno spaccato della vita di un gruppo di intellettuali newyorchesi alla vigilia della tragedia del crollo delle Twin Tower a tratti straordinario.

Il romanzo ha forse il difetto di essere troppo lungo, alcuni personaggi sono forse osservati e descritti con eccessiva cura analitica nelle loro ripetute e assurde nevrosi. Tuttavia, il quadro socio-culturale che emerge, il ritmo drammatico della narrazione che ci tiene legati a molte pagine del libro ben scritte con ottimi dialoghi, come solo gli scrittori americani sembrano saper fare, la particolarità di alcuni dei personaggi costruiti dall’autrice, stravaganti ma realistici, le numerose citazioni letterarie, sempre appropriate, rendono questo libro avvincente e intenso. Originale anche l’idea di scegliere un periodo storico così vicino a noi, così apparentemente noto e raccontato nelle immagini traumatiche che tutti abbiamo negli occhi, ma in questo caso visto con altri e diversi punti di osservazione.

Davvero eccellente la descrizione di alcuni ambienti di New York, soprattutto vista nei lussuosi interni di Manhattan, estremamente ricchi e pieni di glamour, ma anche tragicamente poveri, come solo nel terzo mondo avviene di incontrare.

Tutte le contraddizioni dell’occidente opulento però infelice sembrano concentrarsi nella trama del libro.

"I figli dell’imperatore", edito da Mondadori nel 2007, è consigliato, specie ai lettori appassionati di Tolstoj, Dostoevskij e Faulkner. Ah, l’imperatore del titolo suggerisce una metafora di Napoleone Bonaparte, ovviamente... L’occhio degli scrittori americano è quasi sempre rivolto all’Europa, vituperata ed amata.