La paura del desiderio
- Autore: Claire Messud
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Bollati Boringhieri
- Anno di pubblicazione: 2016
Inquietante, misterioso, ambiguo, paranoico... i primi aggettivi che riesco a trovare per raccontare “La paura del desiderio”, questo romanzo breve dell’americana Claire Messud, molto apprezzata dalla critica statunitense e nota anche da noi per i suoi romanzi, soprattutto “La donna del piano di sopra” e il bellissimo “I figli dell’imperatore”.
Paragonata ad Henry James per la sua capacità di comunicare al lettore una suspense tutta di natura psicologica che nasce da piccoli dettagli senza apparente importanza, e che inchioda il lettore alla storia in attesa di un finale che è più che imprevedibile, la scrittrice racconta qui di un insegnante americano, proveniente da un college minore, che trascorrerà un’estate a Londra, per lavorare alla British Library per la stesura di un libro sul tema della morte in alcuni scrittori del passato.
Non si dice il sesso del narratore, ma solo che l’estate londinese sarà vissuta in solitudine, dopo la fine di un rapporto amoroso, in un appartamento nel quartiere periferico di Kilburn, triste, vagamente minaccioso, con pochi squallidi negozi e rari pub mal frequentati. L’appartamento preso in affitto è, però, al suo interno insolitamente gradevole, recentemente rimodernato, con un grande tavolo accogliente su cui il narratore lavora, scrive, mangia, in perfetta solitudine se non per le poche uscite per la spesa da Mark&Spencer, oltre al quotidiano tran tran in biblioteca. Questa forzata solitudine viene interrotta improvvisamente una sera dalla scampanellata della vicina del piano di sotto, Ridley Wandor, una donna di età indefinibile, più di quaranta certamente, capelli unti, mani paffute, tuta sintetica di colori sgargianti, aspetto sgradevole,
“spandeva il tanfo plumbeo della sofferenza e un odore muschiato di minaccia. Ah, dimenticavo, e di bisogno. Acido, marrone. Lo sento ancora adesso, come il ricordo di un bruciore delle mucose: la particolare fragranza di Ridley Iris Wandor”.
Una intrusione nella sua privacy da parte di una invadente sconosciuta che non viene apprezzata: la donna infatti si presenta come una assistente di anziani infermi, che muoiono tutti presto malgrado le sua cure, convivente con la sua anziana e forse malata madre, mentre nel loro giardino le due donne allevano tanti conigli, i cacciatori, come li chiama la figlia, che finalmente si allontana dopo aver dichiarato che i conigli più che cacciatori sono prede; tale si sente il narratore, dopo la sgradita visita, che gli lascia la sensazione di essere stato catturato, preda, a sua volta, di questa strana vicina,
“scaltra, subdola, ostinata ma passiva, sempre passiva, avrebbe – lo avevo capito dal risolino – affondato le fauci nella mia piccola vita... con tutto il vigore di una iena sopra una carogna”.
“La paura del desiderio” non può essere raccontato più di così. Va letto in ogni sua pagina, in ogni riga dove aggettivi, sostantivi, intere costruzioni sintattiche alludono, suggeriscono una forma di sottile paura, di ansia dovuta a sospetti innominabili, nell’attesa che avvenga qualcosa di temuto ma non ben identificato. L’ambiguità di genere, la visita inattesa dell’amico professore dichiaratamente omosessuale, la ripresa di una nuova storia amorosa nella seconda parte del racconto fanno di tutto il romanzo
“un libro di perfezione quasi miracolosa”
come recita la fascetta tratta da un articolo del New York Times.
Un odore di morte, una sensazione di paura, permeano tutto il testo alla cui conclusione noi lettori restiamo incerti, quasi sgomenti, convinti forse che tutto ciò che abbiamo letto era il frutto
“dell’invenzione di una mente pigra durante un’estate mesta e solitaria, un’estate che a sua volta aveva quasi cessato di esistere...”.
Titolo originale del lungo racconto: The Hunters, che spiega molto!
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La paura del desiderio
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