I gemelli di Caere
- Autore: Fabrizio Cordoano
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2014
Un romanzo storico-avventuroso e anche un po’ thriller, ambientato in epoca etrusca. Insolito, intrigante, capace di spalancare una finestra su quel mondo in gran parte ancora sconosciuto e, per questo, affascinante. Solo Fabrizio Cordoano poteva confezionarlo. Romano di nascita e pescarese di residenza tra poco sessantenne - investigatore privato, ma giallista rodato, con un paio di titoli all’attivo - ha dato alle stampe la trilogia Anime Etrusche, col primo di tre historical action, a partire dal 2014, I gemelli di Caere, , per la casa editrice chietina Solfanelli (seconda edizione nel 2015, 175 pagine, 13 euro).
Fin da bambino, Cordoano ha dimestichezza con quel popolo lontano, che popolava l’Italia centrale prima dello sviluppo della civiltà romana nella penisola. Nostri antenati, dunque. Aveva 12 anni quando è entrato per la prima volta in una tomba a camera, scoperta nel terreno del nonno, a pochi chilometri da Cerveteri, dove sono state ritrovate alcune tra le più importanti necropoli. Quella realtà misteriosa lo ha conquistato, spingendolo a fare proprie la cultura e le tradizioni etrusche, approfondendole sotto ogni aspetto.
Un mondo che ci sembra lontano, ma lo è meno di quanto non venga considerato. Ha incrociato l’età di Roma per qualche secolo, prima di diventare a sua volta Roma e confondersi nella nuova prepotente civiltà, senza lasciare apparentemente tracce, a parte lo straordinario patrimonio sepolcrale.
Sicché, quando Roma affrontava il periodo monarchico dopo la fondazione, gli Etruschi erano buoni o cattivi vicini, secondo le circostanze. Quindi, coevi. Una ricorrente avversaria, la città di Veio, era tra le dodici capitali della dodecapoli, in cui si divideva il territorio di quella popolazione e quel Porsenna che si incontra nelle confuse vicende dell’ultimo dei sette re, Tarquinio il Superbo, era in effetti lucumone di Chiusi, ossia principe regnante sulla città oggi toscana. Sostenne l’ultimo sovrano di Roma esiliato e mosse guerra alla città sui sette colli. Questo avveniva nel V secolo prima di Cristo: non un’epoca tanto remota, come si sarebbe portati a credere quando si parla superficialmente di Etruschi.
Sono spariti, perché inglobati da Roma e diventati tutt’uno col mondo romano a venire. La nuova civiltà ha assorbito il corredo di conoscenze culturali, artistiche e tecniche evolute, recato in eredità dai “vicini di casa”. I Romani hanno rielaborato i contributi ingegneristici, tecnologici e anche medico-scientifici. Cordoano non manca di citare in ogni occasione l’arco etrusco, poi alla base dell’architettura dell’Urbe: la chiave di volta, una pietra posta alla sommità della curvatura di un arco per reggere le spinte di contrasto di colonne o muri di mattoni ai lati. Il punto di equilibrio così fissato consente di lasciare al centro un ampio spazio vuoto, il fornice, che alleggerisce notevolmente la costruzione. A testimoniare l’efficacia della tecnica, sono ancora in piedi grandi porte delle mura (a Perugia e a Volterra, ad esempio) e resti degli spettacolari acquedotti ad arcate.
Fondendosi a quelli romani, gli usi e anche la lingua degli Etruschi ci sono arrivati solo attraverso le sepolture. Quel popolo assegnava una grandissima importanza all’inumazione dei defunti, perché credeva in una forma di sopravvivenza, in un aldilà caratterizzato da un mondo dei morti.
Ed è in una necropoli che ci porta il racconto di Cordoano, nel primo titolo della trilogia. Conosciamo così tre protagonisti della storia, attraverso il lavoro del padre di Laerthe, un giovane di Caere (l’odierna Cerveteri), innamorato della sedicenne Athe, unica figlia dell’uomo più ricco della città. Proprio il commerciante Matuna vuole farsi edificare la più importante tomba familiare della zona. Non un semplice per quanto ben fatto tumulo, ma un sepolcreto che deve scendere per diversi metri nella terra, nelle vicinanze del Tempio di Apollo, l’area più costosa e prestigiosa delle quattro necropoli caerensi. Il possidente non ha potuto che rivolgersi al padre di Laerthe, che detiene l’appalto di ogni lavoro legato al culto dei morti e per definire il progetto Maestro Turkal ha convocato il più bravo architetto di Tarquinia, Zatte, affidando la supervisione del cantiere sepolcrale proprio al figliolo.
Matuna riceve Laerthe e l’ancora giovane Zatte, buoni amici, impartendo chiare disposizioni: la camera degli sposi, la principale della grande tomba destinata a lui e alla moglie, deve riprodurre negli stucchi tutte le suppellettili, statue e oggetti cari presenti nell’imponente villa di Caere del commerciante. Per prendere visione dei materiali, incarica la figlia Athe di fare da guida, con grande batticuore dello spasimante, direttore dei lavori.
Motivati dall’impegno comune, i tre fanno gruppo e due fanno coppia, consumando l’unione in un momento di passione. Non è un grande problema, perché tra gli Etruschi le donne sono libere e stimate, ma lo diventa quando Athe viene scelta come vergine per un cerimoniale sacro, che prevede di giacere col sommo sacerdote, mascherato da dio Tinia.
Zatte e Laethe scoprono che il rito nasconde un inganno: chi possiede travisato le vergini è il lucumone, un depravato corruttore. Dopo, le vergini vengono eliminate.
I ragazzi non lasceranno nulla di intentato per salvare Athe e questo movimenta piacevolmente il romanzo. Saranno salvifiche le donne di Heramos, città segreta nel bosco dove una comunità matriarcale pratica il culto della dea Hera. E arriveranno anche i “nostri”, i Romani, che abitano una città ancora primitiva sul Tevere, ma nutrono grandi ambizioni.
I gemelli di Caere. Anime etrusche (Vol. 1)
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