I selvaggi della Papuasia
- Autore: Emilio Salgari
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2022
Un quasi naufragio contro le rocce nelle isole del Pacifico sudorientale. Un assalto degli indigeni papuasi all’equipaggio poco numeroso di un brigantino olandese, salpato da Mindanao verso la Nuova Zelanda nel 1864. Un combattimento feroce e disperato a bordo. Perfino atti di cannibalismo. Le pagine sono poche, ma l’efficacia di Emilio Salgari straordinario scrittore d’avventura c’è già tutta, nel primissimo racconto pubblicato nel 1883 dall’allora ventenne veronese. Il breve testo d’esordio letterario, I selvaggi della Papuasia, è stato riedito nel 160° anniversario della nascita da Oligo Editore, marchio de Il Rio di Mantova (aprile 2022, 56 pagine), a cura di Claudio Gallo e Giuseppe Bonomi, con il sostegno del Comune di Verona.
Un esordio brillante. Non avrebbe potuto essere migliore: una prosa aspra, eccitante, matura, accompagna in quei mari del Sud nei quali Melville, London e Stevenson hanno ambientato i loro romanzi e nei quali avevano viaggiato, a differenza dell’autore italiano.
Nato a Verona nel 1862 (morirà suicida a Torino nel 1911), Salgari crebbe in Valpolicella, a Negrar, per poi frequentare dal 1878 il Regio Istituto Tecnico e Nautico "Paolo Sarpi" a Venezia. Tuttavia, non si diplomò mai capitano di lungo corso, abbandonando gli studi al secondo corso, nel 1881. Eppure, tornato a Verona sul finire del 1882, vantava di avere esercitato il comando in mare e navigato anche negli oceani. Ma sappiamo che non aveva nessun brevetto e probabilmente l’unica esperienza di cabotaggio si era limitata alla rotta Venezia-Brindisi. Non c’è prova che si sia spinto verso Oriente sull’itinerario della Valigia delle Indie, da Londra a Bombay, con imbarco proprio dal porto pugliese. Né da semplice viaggiatore, né tanto meno da uomo di mare.
Scartati altri mestieri condotti senza passione — una biblioteca circolante, una rivendita di bicicli e velocipedi — tentò la strada del giornalismo, cronista e redattore per la Nuova Arena, prima che fortunato scrittore di narrativa d’appendice. Nel 1883, collaborò alla stesura del romanzo storico Angiolina del suo docente d’italiano, l’abate Pietro Caliari. A quanto pare, al giovane dotato toccò dovuto riscriverlo in gran parte.
Contro la diffusa convinzione che il racconto lungo “Tay-See” abbia segnato l’esordio narrativo nelle appendici della Nuova Arena, prima di quel settembre 1883, Salgari aveva già pubblicato I selvaggi della Papuasia, in quattro puntate a luglio-agosto 1883, sulla rivista illustrata La Valigia, dell’editore Ferdinando Garbini di Milano. Oltre ad articoli di moda per un pubblico femminile, ospitava scritti di Dumas e resoconti avventurosi di viaggi, con l’obiettivo di fare concorrenza ai due grandi editori del tempo: Sonzogno e Treves.
Salgari la ritenne una testata perfetta per uno scrittore esordiente e in una lettera si presentò all’editore come un giovanotto del tutto sconosciuto a Milano, ma di qualche nome a Verona, “antico cadetto della marina mercantile che ha viaggiato il mondo, assai studiato e assai provato”. Allegò lo scritto, chiedendo all’editore di pubblicarlo, “ove lo ritenesse degno”, un naufragio sulle coste della Nuova Guinea, “commoventi episodi abilmente descritti per quanto compete a un uomo di mare”.
A fine giugno 1864, il brigantino olandese Haarlem, bella nave varata appena da un anno a Batavia, salpa dal porto di Selangau per la Nuova Zelanda, con un carico di farina di segù, alimento estratto da un albero diffuso in tutta la Malesia orientale. Trecento tonnellate, sedici marinai coraggiosi, che amano il loro mestiere e la nave, al comando del capitano Wan Nordhom e del secondo Asten. Sono due galantuomini sotto la quarantina, con più viaggi che capelli e che conoscevano l’esperienza di un naufragio, ne avevano superati tre, scampando alle onde e più di tutto “al dente dei cannibali”.
In una pausa per festeggiare con abbondanti libagioni e bevute l’onomastico del capitano, il vento levatosi al cader del sole prende a soffiare con violenza a mezzanotte, agitando pericolosamente le vele, mentre il mare si solleva sbattendo con forza il brigantino. Nemmeno il tempo di superare le avversità meteomarine, arenati e con enormi danni, che si affacciano sei piroghe cariche di una sessantina di indigeni nudi, armati di lance e parang, temibili spade di rame...
È già impressionante la dimestichezza del giovane autore con i termini nautici, ma insoliti per i lettori. Fa specie, semmai, tanto più per un ex studente tecnico marinaro, l’insistenza sull’uso esclusivo dei francesismi babordo e tribordo, tanto cari a chi non sa nulla di mare, dal momento che nella marineria italiana si è sempre usato esclusivamente dritta e sinistra.
Gallo è tra i massimi studiosi dell’opera di Salgari. Già bibliotecario, docente di storia del fumetto nell’Università di Verona e nell’Istituto di Design Palladio di Verona, dirige “Ilcorsaronero”, rivista salgariana di letteratura popolare. Per Oligo ha curato saggi su Robert Louis Stevenson (2020) e sulla critica cinematografica (2021).
Anche Bonomi, di origine istriana, ha pubblicato e curato numerosi saggi, oltre ad articoli e interventi su riviste, giornali e bollettini.
Gallo e Bonomi hanno firmato insieme anche la monumentale biografia Emilio Salgari. Scrittore di avventure (Oligo, 2022).
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