Il flauto invisibile
- Autore: Federigo Tozzi
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2024
Dal 1° febbraio 2024 è disponibile in libreria un piccolo gioiello dello scrittore senese Federigo Tozzi (1883-1920). Infatti La Noce d’Oro pubblica insieme per la prima volta sotto il titolo Il flauto invisibile tre raccolte di aforismi e frammenti, che videro la luce nel loro insieme soltanto postumi per Vallecchi nel 1981: Barche capovolte, Cose, Persone.
Il “flauto” del titolo è lo strumento di cui solo l’anima dello scrittore percepisce il suono, insistente e melodioso, fonte di una gioia effimera perché nella sua interiorità polarizzata tra euforia e disperazione, gli stati di coscienza variano di continuo.
Tutto sta nel trovare la bocca che possa parlarci dolcemente. Per me esiste nella vita un flauto invisibile, che soltanto la mia anima ode. E quando io riesco ad approssimarmi a questo strumento, è come se le mie vene si mettessero a cantare e a danzare.
Di primo acchito il perimetro netto, razionale, impersonale che l’aforisma porta nel nome stona con la sensibilità impetuosa dell’autore che però definì tali i testi della prima raccolta.
Non a caso sono una manciata gli aforismi in senso stretto, quelli in cui la dimensione intima cede il passo all’incisività di una massima universale e sembrano i meno partecipati.
Talvolta le cose morte agiscono contro la nostra volontà; e noi collochiamo la vita in una strada che è fuori dalle nostre forze.
Le più grandi leggi sono indefinibili; si intravedono soltanto come orizzonti di quiete, come una promessa lontana di felicità.
Vogliamo essere indifferenti al bene che riceviamo da alcuno. Anzi accettiamo i suoi doni con un’ironia crescente, che dissimuliamo molto bene. L’assiduità del donatore ci attedia, e non gli perdoniamo quando egli si dimentica di noi.
Bando a inutili etichette, Il flauto invisibile si trova nella Collana tebaide che accoglie libri insofferenti alle definizioni, opere minori di grandi autori.
E Federigo Tozzi, pur tardivamente, è stato annoverato tra i grandi del Novecento.
La vicenda editoriale di Barche capovolte non sorprende alla luce della sua indole umbratile e scostante. Nel 1911 iniziò e si interruppe per motivi a noi ignoti la sua collaborazione con “L’Eroica”- periodico di Futurismo arte e letteratura teso a valorizzare giovani talenti italiani e stranieri - , che avrebbe dovuto pubblicare a puntate i testi della raccolta.
All’epoca, giovane e promettente lo è: alle spalle alcune novelle, l’abbozzo di un romanzo e una raccolta poetica. Eppure il sodalizio editoriale si esaurisce dopo un paio di pubblicazioni.
Cose e Persone, composte rispettivamente da 167 e 70 frammenti, sono il prosieguo incompiuto della poetica sperimentata in Bestie, enigmatica raccolta di aforismi in cui compare sempre un animale dal valore simbolico. Però Il flauto invisibile ne contiene solo un florilegio adeso all’afflato psicologico di Barche capovolte.
Tra le “cose” che modellano lo stato d’animo in base alla percezione incontriamo nubi, colori, l’anello lasciato sul pozzo da una contadina. O un crocifisso ligneo stretto in pugno che fa “sentire” Cristo per la prima volta a dimostrazione di quanto in Tozzi la fede si presenti sottoforma di oggetti e simboli. Le “persone” sono figure incontrate, osservate in strada, conosciute nei racconti altrui che fanno scattare una collana di interrogativi.
Queste due raccolte tradiscono la suggestione della psicologia sperimentale di William James. Quante rispondenze nascoste rimbalzano tra oggetti e persone?
In bilico tra prosa lirica, dimensione diaristica, riflessione, la maggioranza dei testi ha un’impronta soggettiva. Il dettato scaturisce dall’io. Procede franto per rivelazioni improvvise, atti misteriosi, analogie, a impreziosirlo echi mitologici, biblici e termini desueti (“fastigio”, “abbarbagliare”, “conscienza”, “briaco”).
Un uso patologico del punto e virgola isola schegge di pensiero in periodi già brevi e ogni tensione realistica appare inibita.
Allora il bordo tra interno ed esterno, tra l’io e il mondo si smaglia e timbri espressionisti deformano una realtà priva di senso. Il mondo è un mistero e come tale va rappresentato. Ora l’animo tormentato di Tozzi accarezza il velo del simbolo o si avvita sulla memoria. È Il passato il più feroce avversario per un’indole come la sua in ostaggio del rimpianto e di sofferte antinomie.
Io mi inebrio dei miei ricordi, e torno con essi/ I miei ricordi mi nauseano come un vomito / Qualche volta mi viene da piangere ricordando il tempo che è passato / Tutto il mio sforzo è dimenticare il passato
Le mie giornate sono pezzi di ghiaccio che non si sciolgono più / Vi sono giorni allungati dalla mia anima che poi si corrispondono in dolcezze di sentimenti.
Che dire dell’alienazione dal mondo, perché Tozzi è un apolide dell’esistenza?
La mia casa è dovunque sto.
C’è una festa che non conoscevo, io non andrò mai a vederla.
Il rimpianto comporta la paralisi della volontà e un orizzonte schiacciato sull’attesa di ciò che sarà e, per questo, non sarà mai.
Talvolta io sento la mia anima piena di occhi chiusi / La mia anima è piena di isole feconde.
La rinuncia all’atto di vedere traduce la condizione di blocco interiore (velleitario o adolescenziale che sia), l’isola sembra un riparo propositivo, ma non esente dall’indecifrabilità. In questo senso svolge una funzione analoga al sogno, chiamato in causa come porta di accesso all’inconscio e rifugio di un’anima turbata.
Una felice scelta editoriale incastona Barche capovolte, Cose, Persone tra i passi di un carteggio con la futura moglie Emma Palagi risalente al primo Novecento e un articolo a firma Corrado Alvaro apparso sul “Mondo” il 28 marzo 1924 in occasione del quarto anniversario della sua morte.
Nelle epistole non troverete frasi galanti consone a un corteggiamento d’altri tempi, ma i moti interiori che un diciottenne rivela a una ragazza mai incontrata.
Certo io sono anormale e la mia anima è come un turbine che passa devastando e uccidendo la mia giovinezza.
In chiusura l’autore di Gente in Aspromonte, immortala con acume il loro unico incontro nella capitale:
Federico Tozzi, una ruvidezza che mette soggezione (…) più che un uomo era uno stato d’animo e un paesaggio. Non ricordo tutto quello che mi disse, ma ricordo che le parole erano come pause di quel continuo soliloquio che era dentro di lui.
È questo il soliloquio che Il flauto invisibile regala ai lettori.
Il flauto invisibile
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Un libro perfetto per...
A chi, poco interessato a letture mainstream, è alla ricerca di chicchere editoriali. E naturalmente agli amanti della narrativa tozziana, del frammentismo e della cifra diaristica asistematica. Un regalo per lettori esigenti.
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il flauto invisibile
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