Il mondo alla fine del mondo
- Autore: Luis Sepúlveda
- Genere: Avventura
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: TEA
Nella prima parte di “Il mondo alla fine del mondo” il protagonista è un ragazzo sedicenne cileno che, affascinato dalle pagine di “Moby Dick”, incomincia a fare il marinaio. La passione per la navigazione e il mare, la sete di conoscenza e l’aiuto del mitico Zio Pepe rendono possibile l’avventuroso viaggio verso i mari del Sud:
“Il primo migliaio di chilometri incontro al mondo alla fine del mondo lo feci in treno”.
Ma a Puerto Montt i binari della ferrovia non proseguono oltre, i fiordi, i fiumi, le selve impenetrabili e i ghiacci eterni, impediscono all’uomo di tracciare strade. Il viaggio del ragazzo prosegue via mare, col ruolo di sguattero e, mentre lavora alacremente e senza risparmio, ne approfitta per imparare tanto più possibile della vita di bordo. Isola del Condor, Isola di Parker, Maledizione di Drake, Porto Misericordia, Isola della Desolazione, Isola della Provvidenza, Punta dell’Impiccato, sono luoghi che già conosce perché fanno parte di quel mondo avventuroso che la letteratura gli ha già mostrato e che ora può vedere dal vivo.
Luis Sepúlveda si immedesima nel ragazzo che, adulto ed esule dalla sua patria, è diventato un giornalista impegnato che fonda ad Amburgo, con altri tre soci, un’olandese e due tedeschi:
“un’agenzia giornalistica alternativa, che si occupasse soprattutto dei problemi ecologici che affliggono l’ambiente, e che ribattesse alle bugie usate dalle nazioni ricche per giustificare il saccheggio dei paesi poveri. Saccheggio non solo di materie prime, ma del futuro stesso. (….) Quando una nazione ricca installa una discarica di rifiuti chimici o nucleari in un paese povero sta saccheggiando il futuro di quell’agglomerato umano”.
Il 16 giugno del 1988 arriva in agenzia un fax inviato dall’unica corrispondente dell’agenzia, la cilena Sarita Diaz:
“Puerto Montt, 15 giugno 1988, ore 17,45. Con l’ausilio di alcuni rimorchiatori della Marina Militare cilena è giunta in questo porto australe la nave officina Nishin Maru, che batte bandiera giapponese. Il capitano Toshiro Tanifuii ha riportato la perdita di diciotto membri dell’equipaggio in acque magellaniche. Un numero imprecisato di marinai feriti è ricoverato all’ospedale militare. Le autorità cilene hanno decretato al riguardo la censura informativa. È urgente mettersi in contatto con organizzazioni ecologiste. Fine”.
Il tema ecologista, il richiamo della terra d’origine, muove l’esule cileno a tornare nella sua patria e il Cile, “Il mondo alla fine del mondo” diventa l’ambiente in cui si svolge la storia. La nave officina dovrebbe occuparsi dell’uccisione delle balene, ma di come siano andate le cose è testimone solo un marinaio che ha visto con i propri occhi cosa può fare la natura contro il nemico. Il tema centrale del libro è la natura e, in particolare, quello dell’estinzione delle balene e del male che l’uomo provoca alle specie marine e lo sfondo è il paesaggio estremo e lontano dei mari del Sud con le sue acque gelide e i fiordi dove si rifugiano le balene. L’imbarcazione Nishin Maru è una nave fantasma in quanto, mentre saccheggia i mari del Sud, in atti documentali risulta demolita avendo perso le caratteristiche per navigare. Lo Stretto di Magellano e il suo paesaggio terribile e affascinante arricchiscono la storia che diventa intensa e ricca di suspense.
Il mondo alla fine del mondo
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