Storie ribelli
- Autore: Luis Sepúlveda
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Guanda
- Anno di pubblicazione: 2018
Lentamente, si avvicina la conclusione di questo difficile anno, il 2020, che ci ha sottratto (tra le innumerevoli vittime) un grande scrittore contemporaneo: Luis Sepúlveda Calfucura. Per mitigare la nostalgia della sua penna e non dimenticare il suo esemplare impegno etico nonché civile, non c’è lettura migliore di Storie ribelli (Guanda, 2018, nella traduzione di Ilide Carmignani), che la casa editrice ha deciso di ripubblicare in una nuova edizione tascabile a pochi mesi dalla scomparsa dello scrittore.
Il libro sembra nascere dal desiderio di Sepúlveda di voler realizzare una raccolta di testi come fosse un compendio di memorie di quello che fu (ed è ancora oggi) “l’infame storia dell’infamia”. Con quest’ultime parole lo scrittore era solito definire il prezzo pagato dal popolo cileno sia durante la dittatura di Pinochet (1973-1998) che in seguito dagli apolidi e dalle generazioni successive.
"Personalmente mi sento a mio agio sul lato sinistro del muro, fra la mia gente, fra quelli che sognano ancora un mondo più giusto, fra quanti conservano il meraviglioso fiore della memoria e non lo lasciano appassire. Fra quanti condividono il più prezioso degli obblighi morali ed etici, quello che recita “Non si dimentica né si perdona! Processo a Pinochet e a tutti i responsabili di crimini contro l’umanità!”".
In questo caso, possiamo affermare di avere tra le mani – concedetemi il termine – “il testamento” di Sepúlveda; qui, ripercorre non solo quarant’anni della sua storia personale, ma anche quella più grande che è la storia del Cile.
Lo scrittore, con una buona dose di animosità e sensibilità, rievoca con passione il ricordo del suo attivismo giovanile, richiamando dal mondo dei morti i suoi amici, gli stessi compagni con cui aveva condiviso l’impegno politico per realizzare il sogno del Compagno Presidente (Salvador Allende). Ma tra le pagine di questo libro affiorano anche momenti bui, come la storia dei “desaparecidos” e delle sevizie subite dallo scrittore e da tanti altri compagni e compagne a Villa Grimaldi.
Di racconto in racconto, mentre si alternano gli episodi più difficili della storia della dittatura cilena, hanno particolare rilevanza alcuni ricordi felici, come quelli che riguardano l’amicizia con Horago Cepeda Marincovic, Osvaldo Soriano e José Saramago e ancora, quelli che inneggiano all’importanza della letteratura, in particolar modo, al coraggio che può trasmettere la poesia negli animi impegnati nella lotta civile e alla capacità del verso poetico di saper nutrire l’uomo con il pane della magnanimità.
"Per me è particolarmente difficile immaginare una letteratura priva di conflitto fra l’uomo e ciò che gli impedisce di essere felice.
Non potrei mai affrontare la letteratura, la scrittura, senza la consapevolezza di essere la memoria del mio paese, di tutta l’umanità".
Dunque, possiamo definire a tutti gli effetti Storie ribelli come il compendio delle memorie e dei pensieri che si fanno testamento di uno scrittore che ha dato voce con la sua penna e con la sua stessa esistenza alla lotta per l’uguaglianza dei diritti umani e alla difesa della giustizia terrena dalla corruzione dell’omertà e dalle ingiustizie.
Tutto ciò viene confermato ulteriormente dall’ennesima scelta compositiva del libro; infatti, in apertura (nella prefazione) troviamo l’episodio che riguarda la restituzione della cittadinanza cilena allo scrittore (1989) e in chiusura della raccolta, abbiamo l’amara riflessione di Sepúlveda all’apprendere la notizia della morte di Pinochet (2006): il dittatore, pur essendo stato processato come il “responsabile di crimini contro l’umanità”, esce di scena senza aver mai scontato la condanna.
Apparentemente, il lettore può interpretare questa scelta come un messaggio caustico: gli sconfitti saranno sempre coloro perseguiranno la strada della giustizia e della verità; in realtà, è un messaggio di speranza e di incoraggiamento nel non arrendersi mai e di lottare, lottare e lottare, perché quella stessa condanna è stata la prima battaglia vinta dal popolo cileno e da tutti coloro che hanno pagato col sangue il desiderio di vivere in un mondo più equo e giusto.
Allora, sull’esempio dello scrittore e dei suoi compagni, proseguiamo la loro lotta contro le ingiustizie e l’iniquità, nella speranza di vedere, nel domani, un mondo migliore.
Una curiosità: dopo il grande successo riscontrato in Italia con il romanzo Il vecchio che leggeva romanzi d’amore, Luis Sepúlveda prese la particolare abitudine di pubblicare ogni nuovo libro prima in italiano e poi in spagnolo. Probabilmente, questa predilezione dell’autore verso i lettori italiani trova la sua giustificazione anche nella scelta di voler omaggiare le origini livornesi, dunque italiane, dell’affezionata nonna paterna (Angela Manzoni).
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