Il rumore della nebbia
- Autore: Mauro Macario
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2023
Mauro Macario sembra aver dato tutto alla poesia; dall’anarchia di certi libri lontani, che in realtà non è stata abbandonata, a sentimenti più privati, umbratili che danno, però, il senso di una vita vissuta pienamente. Ecco nato il libro Il rumore della nebbia (puntoacapo Editrice, 2023. Prefazione di Marco Ercolani).
In Mauro Macario lo stile diventa un alibi per accogliere dei contenuti densi di Senso e spesso strazianti, ma sempre con distacco, ironia, senso della misura.
Scrive Marco Ercolani, che ha scritto la prefazione:
Mantiene una sua trasparenza narrativa lontana da esasperate ricerche linguistiche; segue un movimento affettivo interno, un andante con moto tra prosa e poesia, che vuole restituirci uno sguardo etico, da testimone poeta, sulla condizione del nostro tempo, straziata oltre i confini dello strazio.
Ma questo non porta a poesie che declamano una impossibilità di vivere in questo tempo, Mauro Macario scrive da troppo tempo per non sapere che la difficoltà di vivere si stempera nel motteggio, nella presa in giro, nelle sciarade di parole accostate con perizia.
Dove c’è poco da scherzare sul sentimento del tempo che passa, che ci lascia nell’attesa dell’addio, ma chi ha vissuto e visto e sperimentato, la condizione di lasciare questo mondo non è un Urlo alla Munch, ma un silenzio composto alla bell’e meglio.
In una poesia dal titolo Esilio c’è la condizione del poeta ora:
Né angelo né demone / vivo in una terra di mezzo / un monolocale del deserto / aperto ai venti / cercando un’identità sabbiosa/ che cambia come le dune / e guardo il mio tempo / cieco a dirigere un traffico / che non esiste.
In realtà quanti di noi vivono nella terra di mezzo? Parecchi, perché essere un demone è faticoso, devi volere il male degli altri e della terra in cui vivi in modo costante, senza distrazioni. È faticoso, ma tanto, come in un romanzo noir pieno di delitti. Essere un angelo, poi, non è proprio possibile, specie nel mondo occidentale; non si è mai visto un angelo con la pancia piena.
Il nostro poeta ha trovato una soluzione tra santo e bandito? Nella poesia dal titolo Slalom scrive:
Nascere santo / morire bandito / la vita ti cambia / dalle sevizie subite / alle ferite inferte / non è giusto all’inizio / non è giusto alla fine. / Ugualmente valido / nei termini rovesciati / nascere bandito / morire santo / la vita ti cambia / da una natura maligna / a una uscita redenta / non è giusto all’inizio / non è giusto alla fine / tra questi poli / l’inferno.
Anche se nella prefazione, Ercolani, sostiene che più dello sberleffo, nelle poesie di Mauro Macario vibra “una commozione etica”. Chi scrive, invece, forse sbagliando, sente in questo poesie che spesso sono cantilene melodiose, il tempo che è stato e che non c’è più, come rivela scritto poetico Le cotte:
Gli amori adolescenti / ci guardano come allora / non possiamo farne a meno / la mano tesa a sfiorarli / adesso trema e s’affloscia / in un anelito affranto / quasi un lamento / su di un cuore malfermo / tra le rovine dell’età adulta / che impietosa brutalizza / e replica in tono minore / l’anima grandiosa / di quella purezza indifesa / rinvenuta in senile nostalgia / con un sorriso dolente / che piega labbra e ginocchia / erano di innocente malizia / quegli occhi / di innocente dolore / il pianto / che nessuna vedeva / tra mare e collina / si scappava da tutti / per soffrire appartati / poi sembrare tranquilli / come i grandi di casa / che chiamavano cotte / con sprezzo ridente / i malumori sospetti / all’ora di cena / in quello scenario / di tragedie inventate / di scoperte incompiute / l’estrema giovinezza / dava di sé / i primi e ultimi / sogni / la sua breve estate.
In effetti, le cotte adolescenziali lasciano più i ricordi degli adulti che ne ridevano e degli sfoghi con le persone della nostra età; tutto quelle tragedie, mentre il viso della ragazza, del ragazzo non si ricorda più, nemmeno se è rimasta una foto dell’epoca. Insomma, la vita è una fregatura allora come adesso. Le cose belle passano in fretta e poi si resta per anni bloccati in un’attività che si ripete costante che si chiama “lavoro”, e poi la restante terza età dove la memoria inizia a fare i dispetti e si parla di malattie e di chi non c’è più.
Questa ultima silloge di Mauro Macario ci ricorda che siamo sabbia spostata dalle onde su una battigia e ci dovremmo sbrigare a lasciare la spiaggia deserta.
Il rumore della nebbia
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