Il segreto del Voltone
- Autore: Diego Collaveri
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2016
Non potevo di certo perdermi “Il segreto del Voltone”, la nuova avventura del commissario Botteghi, affascinante personaggio in chiaroscuro nato dalla mano di Diego Collaveri.
Ogni volta che mi trovo tra le mani un libro di Collaveri mi aspetto sempre un fattore sorpresa/novità nel registro della storia, sempre caratterizzata dallo stile che ormai me lo fa apprezzare da anni. Anche questa volta le mie aspettative non sono state tradite.
Il volume è il secondo della serie del commissario Botteghi (dopo “L’odore salmastro dei fossi”), che l’autore ha dedicato alla sua città, Livorno, ambientando lì le vicende dei personaggi: ho quindi ritrovato tutti i protagonisti del precedente episodio, ben manovrati dal suo creatore, col suo solito modo asciutto e cinematografico di raccontare una storia.
Dove sta allora la novità? In questa nuova avventura Diego Collaveri non solo ci porta a percorrere di nuovo, tra luce e oscurità, le strade e gli angoli di Livorno (città che davvero a questo punto mi ripropongo di visitare e in cui sono sicura, dopo queste letture, mi sembrerà di esserci già stata), ma ci racconta anche molti fatti che fanno parte della sua storia attraverso un filo conduttore (la trama, appunto) che li congiunge assieme, facendoli davvero sembrare legati tra loro.
La storia comincia infatti nel 1947, durante un incontro segreto di alcuni ex partigiani che, si capisce tra le righe, stanno proteggendo qualcosa di misterioso da avide grinfie oscure e sono disposti a fare di tutto pur di rispettare questo loro patto. Un primo flash indietro nel tempo che in nemmeno cinque pagine ci lascia subito col fiato sospeso e la curiosità a mille, portandoci poi ai giorni nostri col commissario sulla scena del crimine.
È stato ripescato un cadavere nel canale che passa sotto la grande volta (appunto chiamata dai livornesi il Voltone) sopra la quale si estende una delle piazze principali della città. La vittima è un turista americano in crociera, così gli agenti attivano le pratiche per l’estradizione del corpo e si recano a bordo nella sua cabina per prelevarne gli effetti personali. Ed ecco qui che, ben nascosto, il commissario trova un vecchio diario scritto in tempo di guerra dall’artificiere Brennan, parente della vittima, di stanza proprio a Livorno. Tra quelle pagine il militare accenna a un accordo con un gruppo di livornesi per proteggere un mistero nascosto sotto la città, ed è qui che la storia parte, decisa quasi a risucchiarti.
L’alternanza tra il profumo di un libro simil storico e le sfaccettature puramente noir, affidate ai fantasmi interiori del commissario, rendono ancora più accattivante il testo, che già di per sé è coinvolgente in modo impressionante come ormai Diego Collaveri mi ha abituata. Staccarsi dalla storia è impossibile, la curiosità di sapere come va avanti è troppo forte ed è esattamente questo che ci si aspetta da un buon libro.
I personaggi di questa storia sono davvero caratterizzati in modo fantastico. Se devo essere sincera non ce n’è stato uno che non ho amato, in modo diverso, perché veramente mai nessuno è fuori posto o messo lì per caso e, quindi, trasparente. Se devo essere sincera ho provato una forte empatia per due in particolare. Subito all’inizio per Brennan, il turista americano che viene trovato morto nelle prime pagine; nonostante sia quello di cui si parla di meno nel libro, mi ha dato delle sensazioni immediate che mi hanno accompagnato per tutta la lettura, forse perché è il meno consapevole del pasticcio in cui s’è andato a infilare e, quindi, suscita quasi dispiacere per la fine che gli è toccata. Poi non si può non esser colpiti da Jenny Trevigiani, la responsabile storica della biblioteca. Attendevo a gloria una presenza femminile rilevante, anche perché leggendo la saga noir “Anime Assassine” di Diego Collaveri ho sempre apprezzato il suo modo visivo di dipingere le donne, poliedriche e mai scontate. Forse mi rendo conto solo adesso che era la cosa che un pochino mi era mancata nel precedente “L’odore salmastro dei fossi”, dove non c’era una vera e propria figura simile, dominante nel racconto. Il finale di “Il segreto del Voltone”, per niente scontato, e la morale sociale affidata alle ultime pagine, sono la ciliegina sulla torta di un romanzo davvero ottimo, che saprà davvero accontentare il palato di qualsiasi lettore.
Il segreto del Voltone: Il commissario Botteghi e una vecchia storia livornese
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