Il segreto di Osiride
- Autore: Clive Cussler
- Genere: Avventura
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Longanesi
- Anno di pubblicazione: 2017
È nella librerie da febbraio il nuovo titolo delle avventure della NUMA, “Il segreto di Osiride” (Longanesi, pp. 384, euro 16,40), a firma di Clive Cussler e Graham Brown. Quando si parla di libri d’azione, c’è sempre Clive Cussler, fateci caso. È uno scrittore americano ottantaseienne, dritto come un fuso, che coniuga un’alluvionale vena narrativa con una vita professionale che gli ha consentito di sperimentare qualche situazione e tecnologia raccontata.
Tantissimi i suoi romanzi d’avventura, alcuni collegati in serie di grande successo con protagonisti fissi, dall’ingegnere navale Dirk Pitt a Juan Cabrillo, comandante della supertecnologica nave Oregon, dall’investigatore Isaac Bell ai coniugi Fargo e all’ex agente CIA Kurt Austin, capo delle missioni speciali della National Underwater & Marine Agency. Acronimo: NUMA.
Nato in Illinois nel luglio 1931, da madre americana e padre tedesco, cresciuto in California, Clive Cussler si è arruolato giovanissimo in aviazione (congedo negli anni Sessanta, guerra di Corea compresa). Il matrimonio nel 1955 con Barbara, durato quasi cinquant’anni, gli ha dato tre figli, Teri, Dana e Dirk (come il suo personaggio più noto, Dirk Pitt).
Dopo una parentesi di ben oltre un decennio come creativo in un’importante agenzie pubblicitaria, ha fondato nel 1978 la NUMA, no profit specializzata nel recupero di relitti marini storici, che ha preso il nome dall’agenzia governativa inventata nei libri. Il debutto narrativo è del 1973, ma scriveva dal 1965. Il titolo che lo ha rivelato al mondo è “Recuperate il Titanic!”, del 1976 (Longanesi lo ha riproposto nel 2012, a cento anni dall’affondamento).
Un breve cenno anche a Graham Brown: avvocato e pilota, vive in Arizona ed è uno degli autori con cui il patriarca americano scrive a quattro mani. Gli altri sono il figlio Dirk, Craig Dirgo, Paul Kemprecos, Jack du Brul e Justin Scott, tra i partner più assidui.
Come ogni Cussler’s story, l’episodio ha un prologo, stavolta nell’Egitto del 1335 a. C.. Un corteo di uomini e donne coperti da cappucci e ampi mantelli si avvicina al Tempio di Osiride, nella Città dei Morti di Abidos, accompagnando i corpi dei bambini periti in una misteriosa epidemia, traportati da una fila di schiavi. Il faraone Akhenaton, che ha sostituito al culto politeistico delle tante divinità quello di Aton, il dio del sole, ha vietato gli antichi riti, ma le famiglie in lutto vogliono invocare la protezione degli dei. Succede qualcosa, che avrà a che fare col futuro.
Una battaglia navale, ecco un tema sempre congeniale al "vecchio" Clive. Mediterraneo orientale, Baia di Abukir, foce del Nilo, 1 agosto 1798: la flotta inglese di Nelson ha sorpreso in rada quella francese e sta cannoneggiando con successo il grosso delle unità nemiche. Il contrammiraglio Villeneuve, al comando della retroguardia, si allontana senza combattere e porta con sé un grosso baule sottratto ad uno degli scienziati incaricati da Napoleone di ricerche archeologiche nel deserto. Per un mese, un gruppo aveva prelevato tutto ciò che si poteva di trasportare: papiri, tavolette di pietra e incisioni di ogni tipo. E anche qualcosa di molto più misterioso. Il capo delegazione, D’Campion, se la prende con se stesso:
“Gli egiziani mi avevano avvertito di non portare via pietre dalla Città dei Morti o una maledizione si sarebbe abbattuta su di noi…”
Non c’è dubbio che la Nebbia Oscura abbia un legame con questi due precedenti storici. Cosa sia la Nebbia Oscura, si apprende immediatamente. Se non altro, che cosa provochi: morte!
È qualcosa contenuta all’interno di una bottiglia con uno strano simbolo sul lato, conservata a temperatura criogenica in azoto liquido. La motonave Torino, che senza saperlo la trasportava da Malta a Lampedusa, è intercettata in mare da criminali non meglio precisati e il pur micidiale agente che ha in custodia la strana bottiglia, decide di far esplodere il battello pur di non farla cadere in quelle mani. In qualche modo, invoca Osiride, poi provoca una fuoriuscita di propano e l’incendia.
Giunta a un banco di scogli a mezzo miglio dall’isola italiana, la nave esplode, lasciando sopra di sé una nube di nebbia scura che si spostai lentamente, sospesa come una pioggia che non scende a terra. I gabbiani prendono a cadere in acqua o sulla sabbia. Gli uomini e donne accorsi ad osservare lo spettacolo corrono al riparo, ma la nebbia li raggiunge e cominciano ad accasciarsi all’improvviso. Sospinta dal vento, la Nebbia Nera si dirige ad ovest, lasciando solo silenzio e corpi inanimati.
Kurt Austin (90 chili, 1 metro e 85, occhi azzurri) e l’inseparabile Joe Zavala sono per la NUMA ad una ventina di miglia a sud est di Lampedusa, sul relitto di una trireme romana da scandagliare in profondità.
Un messaggio da un battello appoggio li avverte che dall’isola una dottoressa italiana ha chiesto aiuto via radio in maniera concitata.
“Siamo stati attaccati... Ora siamo intrappolati nell’ospedale... bisogno urgentissimo di assistenza... Ci siamo chiusi dentro e l’ossigeno si sta esaurendo.
Per favore… rispondete”.
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