Il tiranno di Valerio Massimo Manfredi

La storia è quella di Dionisio, tiranno di Siracusa nel IV secolo A.C., e parte dalla giovinezza del personaggio principale e dall’incontro con l’amore della sua vita: Arete.

La Sicilia è una terra ricca e prosperosa, divisa però in molte città, non sempre in buoni rapporti tra di loro.
I Cartaginesi minacciano di sfruttare questa divisione per attaccare e prendere le città una ad una. Di fronte a questa minaccia, diventa centrale il problema della forma di governo: può la democrazia garantire la sicurezza e l’indipendenza della Sicilia?
Dionisio pensa di no e su questo pensiero organizza il suo colpo di stato che lo porterà a guadagnare potere ma, inesorabilmente, a perdere ogni affetto umano, scoprendo come il potere logori e richieda spesso dei sacrifici.

Dionisio è una figura eroica, imponente, capace di scelte dure e radicali: difficile non ammirarlo, nonostante le sue scelte lo portino chiaramente verso un inferno personale fatto di solitudine e misantropia.

Il libro, pubblicato nel 2005, si mantiene ai livelli di eccellenza di "Lo scudo di Talos" (1998) e "L’armata perduta" (2007), che ho avuto modo di leggere in precedenza, confermando la bravura dello scrittore che nel corso degli anni ha saputo mantenere il suo stile, seppur con originalità. Un libro decisamente avvincente non solo per la trama e per le battaglie, ma anche e soprattutto per la descrizione dei luoghi, a partire da Siracusa, che porta chi legge ad immaginare un’Italia pura e vergine, fatta di vegetazione e roccia: selvaggiamente bella.

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