L’invasione degli ultracorpi di Don Siegel
- Autore: Alberto Morsiani
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Gremese
- Anno di pubblicazione: 2020
La fantascienza è un genere profetico, lo è per accezione: quando non il futuro, anticipa spesso ansie e/o fobie sociali. In pieno maccartismo (primi anni Cinquanta del secolo scorso), le pellicole di fantascienza americana pullulavano di invasori alieni, proiezioni spaziali di un fantomatico “pericolo rosso”: L’invasione degli ultracorpi di Don Siegel, può inserirsi a sua volta come emblematico della paura del contagio comunista. Il film è del 1954 e il comunismo è il peggiore dei babau istillati capillarmente nella testa dell’americano medio. Vai a letto tranquillo, ti svegli, e non sei più tu. Tranne che nelle sembianze esteriori, sei stato surrogato da un sosia generato da baccelloni extraterrestri. È quanto succede nottetempo agli abitanti di Santa Mira, canonica cittadina californiana anni Cinquanta tutta quieto vivere e perbenismo; e se gli zombi posteriori di George Romero (quelli del ‘78, vagolanti dentro e fuori l’ipermercato cinto d’assedio) rappresentano un’umanità reificata a rango esclusivo di consumatrice (persino post-mortem), gli ultracorpi di Siegel sono proto-campione di un’umanità esposta al virus della dittatura. Automi votati a nient’altro che alla causa e al proselitismo. A prescindere dalla lettura politica che vi ho passato, L’invasione degli ultracorpi si segnala anche oggi come caposaldo della fantascienza cinematografica.
Suggestionato dalle letture analitiche che ne dà Alberto Morsiani nel saggio omonimo che gli dedica per la collana “I migliori film della nostra vita” di Gremese (2020), sono andato a riguardarmi il DVD e vi giuro che è stato come la prima volta: piacere estetico e brividi in un solo film. Nel saggio di Morsiani trova peraltro rinforzo la mia idea di inquadrare il film in senso politico, estendendone i meta-significati fra l’altro alla dittatura fascista:
“Fu Hiroshima […] a rendere davvero attuale la fantascienza. La bomba atomica sul Giappone e le orribili conseguenze delle radiazioni produssero modifiche profonde nei vecchi temi fantastici delle mutazioni, dei trapianti, dei mostri, dei viaggi spaziali e della distruzione totale. I mostri del Sol levante come Godzilla, Gamera, Gaos nascono direttamente dalle radiazioni atomiche. Negli Stati Uniti la paranoia dell’atomica si coniuga negli anni ’50 con quella del ‘pericolo rosso’ producendo un decennio di insuperata creatività nel genere fantascientifico. Come si è detto, è del 1951 l’ammonimento ‘Attenti al cielo!’. L’antico dio alato della morte, il Grendel di Beowulf, e l’annichilimento della bomba atomica sono il preludio della fine del mondo causata da un Dio, da un mostro o da un UFO. Curiosamente, il mostro della Cosa da un altro mondo, che si nutre di sangue come i vampiri della tradizione mitteleuropea, è una ‘super-carota’, un vegetale, proprio come i baccelli del film di Siegel […] una fantasia spaventosa di lavaggi del cervello e di trapianti umani in cui gli uomini stessi vengono sostituiti dagli alieni, perfettamente adattata a un pubblico terrorizzato dall’ipotesi di un subdolo indottrinamento comunista o fascista (… come vedremo la lettura dell’Invasione degli ultracorpi potrebbe essere ideologicamente più complicata e sofisticata)”. (p. 19)
Buona parte della disamina della pellicola è spesa a rintracciarne i contenuti sottotraccia, riprova di come L’invasione degli ultracorpi esuli dallo stretto genere fantascientifico (contiene sfumature dell’horror e del noir). Anche le parole del regista (p. 38) sembrerebbero indirizzare in tal senso:
“La maggioranza delle persone, nel mondo, sono purtroppo dei baccelli, esistono senza ispirazione intellettuale e incapaci di amare […]. All’inizio né io né lo sceneggiatore ci pensavamo (al sotteso messaggio antifascista, ndr). Ciò che volevamo attaccare era piuttosto un generale stato della mente che si può trovare nella vita di tutti i giorni. Mi sembrava più eccitante, anziché vedere la storia come un intreccio fascista, mostrare come uno stato mentale molto ordinario possa trasformarsi in una tranquillissima smail town e spargersi nell’intera nazione. Ma è certamente possibile accettare l’interpretazione suggerita. Non ho obiezioni. Penso che sorga naturalmente perché lo scopo del fascismo è che la gente sotto il suo dominio debba essere così, senza emozioni e personalità, vegetali”.
L’invasione degli ultracorpi si propone dunque, lato sensu, come un attacco al conformismo borghese, una convenzionalità esistenziale che spesso sfocia nella paura del diverso e dell’ignoto. Senza contare che, attualizzando, L’invasione degli ultracorpi potrebbe introdurre anche al primo e più subdolo fra i pericoli indotti dalla globalizzazione: in un mondo omologato sulle coordinate del consumo, il pericolo della perdita di identità individuale.
In linea con la collana che lo ospita, il saggio di Alberto Morsiani, ci racconta insomma tutto questo, e altro ancora, e lo fa in maniera esemplare. Attraverso il vaglio minuzioso dei contenuti impliciti ed espliciti del film, corredando il testo con immagini estratte dalla pellicola. Concludono l’excursus, utili “Materiali” di stampa e bibliografici.
L'invasione degli ultracorpi di Don Siegel
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