Quentin Tarantino
- Autore: Alberto Morsiani
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Gremese
- Anno di pubblicazione: 2018
Se i film di Quentin Tarantino fossero un dolce sarebbero un babà napoletano. Sapete di quelli che grondano panna, rum e colesterolo al primo morso? Una cosa di queste, farcito alla suspense però. Il parallelo da succulenza pasticcera rinvia al “tanto”- di eco, di thriller-noir, di cinema-cinema, di machismi-violenza-parolacce - compreso nel cinema di Tarantino, parto ipertrofico di inprinting disparati in relazione dialettica tra loro: western e b-movie, film d’autore e dialoghi di taglio pop-rock di cui non cambieresti una virgola. Uno che dichiara senza battere ciglio:
Io rubo da ogni film mai fatto. Se alla gente questo non piace, allora che sia coerente e non venga a vedere i miei film (…) I grandi artisti rubano, non fanno omaggi. (pag. 26)
O è affetto da delirio di onnipotenza oppure la dice lunga e senza girarci attorno sulla sua idea di cinema, e non soltanto. La mitologia tarantiniana poggia, del resto, su non poche ragioni, e il fatto che è ben lungi dal recedere, ne rinforza allure e peso specifico. Come annota Alberto Morsiani nel suo saggio mainstream sul regista (“Quentin Tarantino”, Gremese 2018)
Per Tarantino (…) non esiste una sostanziale differenza tra film di genere e film d’autore. È questa una delle sue grandi forze. Per lui, ogni film è in qualche modo di genere. Un film di Eric Romher è un film di genere: appartiene al genere film di Eric Romher. E’ un genere in sé, non diversamente da un noir o da un crime movie. Le due cose si confondono. Di qui la sua rivalutazione, ad esempio, del filone pulp, generalmente associato a qualcosa di leggero e privo di importanza, una letteratura usa e getta, dozzinali storie di crimine e mistero. E, ancor più, la sua rivalutazione, da cinefilo onnivoro, del cinema commerciale e dei B-movie.
Di qui - parafrasando - la feconda trasversalità dello specifico "alla Tarantino": attinge (anzi ruba) dall’alto e dal basso della cultura di massa e la trascende in taglio e impronta propri. Il nutrito tomo di Alberto Morsiani rende l’idea per filo e per segno, indagando su filmografia, come su spunti biografici, passioni/riflessioni/derive/approdi/affermazioni del regista. E tutte le anticipazioni sui progetti in corso. Primo fra tutti il nuovo film dedicato a Manson e alla sua “factory” in nero di cui si vocifera tanto e da un po’. Il “Quentin Tarantino” restituito da Alberto Morsiani si presenta insomma con ogni requisito al posto giusto per rinfoltire (in direzione qualitativa) la bibliografia sul filmaker: non un’agiografia patinata quanto piuttosto un acuto (cinematografico) alternarsi di panoramiche e inquadrature strettissime sulla "poetica" enfia, sbilenca, ultra-pop di un regista politically uncorrect di successo. Planetario.
Quentin Tarantino. Pulp fiction
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