L’ultimo mago
- Autore: Francesca Diotallevi
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2024
Francesca Diotallevi torna in libreria con un romanzo ricco di fascino intrinseco e di magia, intitolato L’ultimo mago, edito da Neri Pozza. Confesso che sono rimasta totalmente affascinata dalla lettura di un romanzo del genere, conquistata dal suo narrare e dalla magia stessa di cui si fa portavoce.
Chi è l’ultimo mago? Per chi abita a Torino penso sia una domanda semplice semplice. L’ultimo mago è Gustavo Adolfo Rol. Un signore che ha lasciato una profonda impronta nei circoli bene e non di Torino. Una figura leggendaria, mitica, che ancora oggi a trent’anni dalla sua scomparsa, fa discutere e parlare. Mago, affabulatore, delatore, imbroglione, visionario, prestigiatore? Chissà. Quello che è certo è che un tale personaggio ha delineato un profondo solco in una città italiana profondamente diversa, sempre al confine di quella magia bianca e nera, di cui molto parlano le cronache di ieri e di oggi.
Qui l’autrice compie un’operazione letteraria che lascia a bocca aperta. E’ particolarmente abile “nel rendere l’essenza di personaggi storici attraverso la lente romanzesca” e lo fa in modo tale di essere lei stessa e la sua scrittura qualcosa di profondamente magico.
Siamo a Torino nell’inverno del 1960, quando:
Fuori aleggiava una nebbia bassa, caliginosa. Si avviò verso il parco del Valentino mentre iniziava ad imbrunire, camminando senza una meta. L’aria era fredda, umida, ssi infilava sotto i vestiti e mordeva la carne. Si ritrovò a costeggiare il fiume, in direzione della Grande Madre. La fiacca corrente si rompeva contro le barche legate lungo le sponde, gli scafi si urtavano con lievi tonfi. Torino non sembrava cambiata, era la stessa cittadina austera ed oscura dei suoi ricordi giovanili, con quell’aria d’altri tempi e i mostruosi volti in pietra che si affacciavano da sotto i cornicioni, i diavoli in bronzo a protezione dei portoni e i piccoli occhi a fessura che da terra, spiavano in superficie.
Nino Giacosa torna a Torino da Roma, ed è un uomo dal passato difficile e con tante ombre nere. È in fuga, dai debiti di gioco, dagli usurai, da un amore del passato, mai stato colto fino in fondo eppure sempre presente, con il suo carico di sofferenza e di incompiuto.
Vuole scrivere una storia, ma non sa da dove incominciare. È un uomo ombroso, cinico, fallito:
L’uomo riflesso nel vetro aveva l’aria di un condannato a morte.
Non più un uomo dalla sua partenza in guerra, catturato e portato in un campo di concentramento inglese, non è più stato lo stesso.
Spesso si confonde con l’alcool, o con una vita da giocatore che nulla gli porta:
Spettro in una città di spettri.
Vive l’inferno intimo e intimistico, ogni giorno:
Un fantasma tornato dall’oltretomba per tormentare i vivi. Un triste individuo capace solo di ingannare chi gli stava accanto e se stesso.
Non trova altro di meglio da fare se non chiedere l’ospitalità di due vecchi amici: Giorgio, avvocato, e Miriam, sua moglie. Anche se ciò che trova tra i due è qualcosa di indefinito, che mai più credeva:
Quel matrimonio gli sembrava più fragile del vetro, ma non altrettanto trasparente.
Così resta molto stupito quando Miriam gli prega di partecipare a una delle serate in casa di un suo amico, tale Gustavo Rol. Chi è mai costui? E cosa fa di così tanto eclatante, da meritarsi l’ammirazione sconfinata di Miriam? E non solo.
Inizia a compiere una piccola indagine su di lui, e quello che scopre di quest’uomo è qualcosa di altrettanto sconcertante. Chi è veramente Rol? Cosa succederà all’incontro tra i due?
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Intervista a Francesca Diotallevi, in libreria con “L’ultimo mago”: “La scrittura è una forma di magia”
La lettura di questo libro mi ha letteralmente conquistata. La narrazione è precisa e minuziosa. L’autrice dimostra di conoscere bene sia la città in cui il libro è ambientato, la cui raffigurazione è resa con parole talmente veritiere, che, chi conosce i luoghi, non può che apprezzare. Non solo: il libro dimostra di essere frutto di una precisa e ricca ricerca sul personaggio di cui si va romanzando.
Di Rol si parla delle sue serate, delle sue caratteristiche, dei suoi esperimenti, del suo definirsi una “grondaia di Dio”:
La verità è che io faccio poco o niente: non sono che un tramite. (…) io sono un po’ come … una grondaia. Che convoglia l’acqua che cade dal cielo, tamburellando sul tetto. La raccolgo e la incanalo, nulla di più, poiché io non possiedo ciò che dono.
Non solo: tanti gli episodi descritti, dell’incontro nefasto con il Duce, dell’incontro francese, del suo amore per Napoleone, per il colore verde, e per il numero 5…
Il tutto viene narrato con una precisione di linguaggio e di descrizione perfetta, e ricca di una magia interna.
Così, narrando dell’uomo avvolto nel mistero, diventa la narrazione stessa un mistero senza fine, da cui il lettore è preso per mano e condotto in un’avventura che si vorrebbe non finisse mai. Tra razionalità, stupore, cinismo, immaginazione e magia, un romanzo per chi ha amato la città Torino e il personaggio enigmatico di Rol. Una vera perla. Per chi ancora non conosce questo personaggio una bellissima e ricercatissima scoperta.
L'ultimo mago
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Un libro perfetto per...
Adatto a chi ama il personaggio Rol, le storie ricche di magia e di mistero.
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’ultimo mago
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