La belva di Luigi Guicciardi

Uno spietato serial-killer. Modena, inizio dell’estate, un’estate incandescente, e non solo per il caldo afoso, tipico della terra dei motori, questa l’ambientazione di La belva di Luigi Guicciardi.
In questo caso l’aggettivo si riferisce alla scia di delitti che sta imbrattando la città della Ghirlandina.

Il primo cadavere rinvenuto sarà quello di una prostituta. Una notizia di per sé non così eclatante, tanto si sa che vita fanno quelle lì, come direbbe la gente. Gente dotata di poca sensibilità, ovviamente… Stuprata, seviziata e uccisa. Da una mano ignobile. Il secondo cadavere? Una professoressa dell’Istituto Tasso, il liceo più rinomato della zona. Ecco, a questo punto le voci cominciano a sollevarsi, chiedendo (anzi, esigendo) una minima spiegazione.

Poi toccherà di nuovo a una prostituta. Poche ore e un’altra professoressa subirà la medesima sorte. E, in tutto questo, una studentessa svanirà nel nulla.
Calma, calma, tutto sta andando troppo in fretta, il timido fiocco di neve rischia sul serio di divenire una valanga inarrestabile. Ok, paragone sbagliato, considerando che siamo nel bel mezzo di una torrida estate, ma era giusto per dare un’idea della situazione.

Il commissario Cataldo dovrà indagare tra la Modena bene e le sue rigide regole, le sue ombre e le sue (pochissime) luci. E ciò che apparirà pian piano dinanzi ai suoi occhi lo farà rabbrividire, poichè Luigi Guicciardi porta la ferocia tra le pagine e lo fa con il suo solito, impeccabile stile.
Sangue e battiti mancati, misteri che si sveleranno lentamente, lasciandoci intravedere l’orizzonte in tutta la sua chiarezza. E la sua drammaticità…
Una storia da divorare, come se fossimo una belva…